domenica 24 aprile 2011

Feticismi

Stasera vorrei un film con le formiche giganti e l'esercito che spara coi carrarmati ma non riesce a fermarle, e uno scienziato alto non più giovane con la faccia seria che nessuno lo caga ma lui saprebbe come fare per liberare la città dagli insettoni, e che a un certo punto si mette in auto per andare a salvare la sua fidanzata che è bloccata in una stazione di servizio, che il caso ha voluto essere vicina alla tana dei formiconi.

Una film con un titolo tipo "It came from the desert", come quel videogioco uscito 20 anni fa e che si rifaceva ai film del periodo nucleare degli stati uniti.



p.s: Strani feticismi, lo so...

venerdì 22 aprile 2011

Folgorante (Il grande sonno)

"Il grande sonno - 1946"

Non so di cinema quanto vorrei, e ancor meno di letteratura, ma questo scambio di battute (quasi un 'a solo' del Generale, in realtà) mi ha letteralmente folgorato... perfetto, tagliente e più "profondo" di quanto uno si possa aspettare di trovare in un classico del genere hard-boiled, girato quasi settanta anni fa.

Merito di Chandler, sicuramente, e di un Faulkner scelto come sceneggiatore (Faulkner!!). E di un Humphrey Bogart favoloso, anche quando sta zitto.

Location: La serra privata di un vecchio generale in pensione, seduto su una sedia a rotelle. Caldo umido, soffocante.

"Norris, il maggiordomo: Il signor Marlowe, generale.

Philip Marlowe: Molto lieto.

Generale: Si sieda, prego. Brandy, Norris. (rivolto a Marlowe): Come lo vuole il suo brandy?

Marlowe: Nel bicchiere.

Generale:
Io lo prendevo con lo champagne, champagne freddo come il ghiaccio... con qualche dito di brandy.
(rivolto a Norris) Dagli una razione seria (si gira verso Marlowe) Mi piace veder bere la gente. Così va bene, Norris.
(vede Marlowe in difficoltà a causa del caldo) Può levarsi la giacca, se vuole.

Marlowe: La ringrazio.

Generale:
Fa troppo caldo qui per chiunque abbia sangue nelle vene. Ah, e può anche fumare. Mi godo ancora l'odore del tabacco.
Gran bell'affare quando uno è ridotto a godersi la vita per procura. Lei sta contemplando in me i miseri e malinconici resti di una vita spensierata.
Paralisi completa degli arti inferiori.
Non mangio quasi niente e il sonno è così vicino alla veglia che quasi si confondono.
Si può dire che vivo di calore, come un ragno appena nato.

(Si gira a guardare le orchidee alla sua sinistra)

Le orchidee sono una scusa per il caldo. (Torna a gurdare Marlowe) Ama le orchidee?

Marlowe: Non particoIarmente.

Generale: Sono orribili. La loro carne assomiglia troppo a quella umana, e il profumo ha la putrida dolcezza della corruzione."


Sono rimasto senza parole, e mi sono levato il cappello.

lunedì 18 aprile 2011

Aculei

Un'altra domenica,  un'altra giornata dove il lavoro non può assolvere a quell'unica altra funzione che riesce a rendermelo in qualche modo utile, oltre a quella di fornirmi lo stipendio. Ovvero distrarmi.

Distrarmi dal dolore provocato dagli aculei, che questa volta invece di fermarsi sulla pelle, si sono conficcati in profondità.
Pensavo di essermi abituato, pensavo di essere diventato bravo non solo a schivare i colpi, ma anche a non darle motivo di difendersi da me.
Ho tagli e cicatrici, e so che in parte me li sono cercati, ma questa volta è stato diverso, l'attacco è stato frontale e violento, come quello di un animale in trappola. Mi ha ferito, non solo il colpo sferzato, ma il sapere che in cuor mio ho fatto tutto il possibile perchè si fidasse di me,  per farle capire che non le avrei mai fatto del male,  che sotterrare una parte di cuore e una parte di me per poter comunque stare al suo fianco è stata una delle cose più difficili che abbia mai tentato di fare, e che forse, anzi sicuramente non era bastato.
E mi ha ferito scoprire che stava male per colpa mia. Mi chiedo cosa ho fatto... sarò stupido, sicuramente, ma non lo so, non lo so davvero.
Ed è primavera, stagione che per qualche motivo ho sempre associato a lei, e non gliel'ho mai neppure detto.
Di solito riesco a fingere di non sentire quelle fitte, ma non oggi. Oggi fanno male.



martedì 5 aprile 2011

Cadere dentro un'alba

"L'alba ha una sua misteriosa grandezza che si compone d'un residuo di sogno e d'un principio di pensiero." (V. Hugo)

Mi sveglio in auto, di soprassalto, in preda alla sensazione di cadere. Pochi secondi per riprendermi, e mettere a fuoco dove mi trovo. Mi osservo attraverso lo specchio retrovisore, non devo aver dormito benissimo, a giudicare dalla faccia.
Freddo, e muscoli indolenziti... esco per respirare una boccata d'aria e sgranchirmi un po'.
Dal bosco di pioppi alla mia destra arriva un profumo buono, che si mescola un po' a quello della strada, ancora deserta all'alba.

Devo fare colazione, più avanti troverò di sicuro un bar aperto.