martedì 30 ottobre 2007

Ho venduto l'anima al diavolo. A tranci.


Domani notte sarà Halloween. Serata di zucche illuminate, travestimenti lugubri, dolcetti e scherzetti... guarda un po' il marketing cosa è riuscito ad importare nelle italiche terre dai paesi anglosassoni.


Ma nonostante il titolo possa essere anche abbastanza "a tema", non parlerò Halloween.


Parlerò poco, solo un poco, di me. Una volta tanto senza nascondendmi in un personaggio di un raccconto o dietro battute di spirito.


Perchè questo titolo? Un "bravo ragazzo" come me non vende l'anima al diavolo, non si fa, nonnonnò!


Eppure...


Lavoro in un settore legato alla pubblicità e al marketing, e fondamentalmente mi occupo di grafica (che mi appassiona fin da quando ero un cucciolotto) e programmazione (che invece non è una vera e propria passione... diciamo che per me ha lo stesso appeal di certe equazioni di matematica che facevo a scuola: mi da enorme soddisfazione quando le risolvo, ma non è che ci muoia hehe...).


Ora, cosa fa una agenzia pubblicitaria? Cerca di far vendere prodotti ai suoi clienti, giusto? E quindi si pensa ai target di riferimento, si elaborano strategie, si studia una linea grafica da seguire, si realizzano siti, spot e quant'altro serva al cliente per vendere la propria mercanzia.


E fin qui niente male. Se fai vendere cioccolatini.


Ma io abito a Mantova, e di fabbriche alla Willy Wonka non ce ne sono. Tolte le vaste campagne della bassa, il resto del mercato locale è dominato dall'industria.


E sapete, proprio sulla sponda di uno dei 3 laghi che circondano la mia bella cittadina, cosa c'è? Un bellissimo, lucidissimo e fumigante petrolchimico!


Attivo fino dagli anni 60, è forse la più grande realtà industriale di Mantova, con somma gioia degli investitori, e con un po' meno gioia dei pesci che abita(va)no il lago e dei residenti nelle zone limitrofe, dove il tasso di mortalità dovuto ai tumori è oltre 10 volte superiore alla media. Non male eh?


E un'altra realtà mantovana, che produce legno truciolare definito "ecologico" perchè realizzato con solo legno riciclato (e ciò non sarebbe affatto male, anzi!), immette allo stesso tempo nell'aria una vasta quantità di sostanze tossiche che hanno destato più di un sospetto in casi di (ma va?) tumori alle vie respiratorie di parecchie persone, aborti, allergie anomale e compagnia bella.


E indovinate un po'? Sono entrambi miei clienti.


Ogni giorno passo a fianco delle ciminienre del petrolchimico, e devo chiudere il riciclo dell'aria dell'auto per non restare intossicato.


E mentre torno a casa vedo tutte le auto ferme agli incroci emettere gas tossici a pochi metri dalle case dove magari neonati stanno dormendo nei loro lettini. Gas tossici emessi da motori che bruciano benzina e gasolio prodotti dal petrolchimico che, producendoli, ha inquinato a sua volta acqua e aria. Un circolo vizioso da incubo.


Dipingere d'oro la loro merda mi da a volte il voltastomaco, ci credete? Si, è vero, potrei decidere di piantare questi clienti da un momento all'altro. Con ogni probabilità fallirei, ma avrei la coscienza più a posto. Ma non basterebbe, non li fermerei, perchè di Derek loro ne trovano quanti ne vogliono.


Anche se solo marginalmente, mi sento loro "partner in crime", e la sensazione non è piacevole. Capite perchè sento a volte di aver venduto l'anima al diavolo?


Chris Rea cantava "Road to hell". Ecco, ora mi sento su quella strada...


--> Un link datato ma ugualmente interessante


domenica 28 ottobre 2007

All Hallows Eve, o Halloween :P

halloween


"Paura eh?" direbbe Lucarelli!
E di paure, grandi o piccole, ne proviamo tutti i giorni.
Quando eravamo piccoli avevamo paura del nostro armadio di notte (o di COSA vi si nascondeva), della maestra severa, del bullo della scuola (ah, bei tempi... quante legnate mi sono dato con i vari bulli hahaha!), paura che i nostri genitori scoprissero le nostre marachelle...

Ma anche ora di paure ne abbiamo parecchie, derivate dalla presa di coscienza del mondo che ci circonda, con le sue guerre, la fame, le malattie e i disastri ecologici.
Dalla consapevolezza dei nostri limiti di esseri umani fallibili (ma non per questo necessariamente falliti), dalla paura di non riuscire a realizzare i propri sogni, dalla paura di lanciarsi in imprese nuove perchè "chi lascia la strada vecchia per quella nuova..."
Paura di restare soli, così si finisce col prendere la prima persona che semplicemente non ci manda a cagare ogni volta che ci vede, e la sposiamo. Esagerazione? Naah, ne conosco di storie così...

Oppure paura di lasciarsi andare con una persona che si sta iniziando ad amare perchè ormai le storie d'amore sembranno avere una data di scadenza, oltre la quale si cestina tutto, e quindi perchè darsi da fare?
Paura di invecchiare, in questo mondo dove se non sei sempre al top della forma fisica, se non sei bello bello bello (e io, modestamente, lo sono haha) , diventi una persona di serie B.

E la paura ultima, quella della morte (e qui immaginatevi il rombo di un tuono e un cavallo che nitrisce in lontananza*).
Solo una piccola parentesi sulla morte. A me non fa paura. Fanno paura il dolore, la sofferenza, quasi più quella dei miei cari che la mia, ma non la morte. Sono in sintonia con Fabio Volo (un intelligente cazzone, secondo me), che in un'intervista ha detto che a lui non fa paura morire, ma che gli  DISPIACE morire.

"Affrontare le proprie paure"... una frase standard da strizzacervelli.

Ma mi torna in mente quando da piccolo, a casa da solo, sentivo dei rumori provenire dalla stanza della caldaia. Col cuore in gola e le gambe dure per la tensione, mi armavo del primo coltello che trovavo in cucina e a passi tremanti mi avvicinavo alla porta di quella stanza, pronto ad aprirla e a scoprire cosa vi si nascondeva dietro.

E penso che a fronte di tutte queste paure quotidiane, l'unica cosa che possiamo fare per vivere la nostra vita appieno, è decidere di non aver paura. Non dico che sia facile, ma bisogna almeno provarci.

Quindi eccomi qui davanti a questa scalinata. Chissà se le due bimbe che ho qui di fianco sono le mie "amiche speciali" conosciute da poco.
Non so se hanno paura o meno, ma so che le terrò per mano e non lascerò che nessuno le faccia del male.

* chi scopre la citazione (facile per altro) ha un etto di "stima di Derek" in omaggio
 

giovedì 25 ottobre 2007

Questo odore mi piace!!

Allora, tutti ben conosciamo la potenza dei ricordi e sensazioni evocate da determinati profumi, che il nostro  bel cervello riesuma istantaneamente andado a pescare in chissà quali remoti recessi della memoria.
A volte si tratta di collegamenti banali, ad es. "mi piace il profumo della torta di mele perchè mi ricordo quando la faceva mia nonna"
Ma ci sono casi in cui, semplicemente, un odore ci piace in modo inspiegabile (mentre fa cagare praticamente al resto del mondo), o che ci riporta si a vecchie memorie, ma in modo più subdolo e sottile.

Ho deciso di elencare un po' quelli che sono tra gli "odori" che, a volte inspiegabilmente, a volte "spiegabilmentissimamente" più mi colpiscono.
Sono quelli che mi sono venuti in mente al volo, se me ne vengono in mente altri le scrivo.

Nota: Sono in ordine............................................... sparso! :P



  • Pennarelli indelebili Pentel

  • Colla vinavil

  • Colla coccoina

  • Fusto di dixan vuoto (questo è fantasticoo hahaha)

  • Benzina, gasolio e miscela mal bruciata

  • Crema per ceretta (quella che va scaldata sul fornello)

  • Tubo di scappamento di Renault 4 (questa la spiegherò, se mai vorrà,  e soprattutto se mai la troverò, solo alla donna della mia vita)

  • Dopobarba Denim

  • Fumo di sigaretta in garage (lo so che è assurdo)

  • Neve scaldata su ghisa calda (anche questa è da malati)

  • Odore di camino, specialmente in montagna

  • Sterpaglie bruciate

  • Olio refrigerante da officina metalmeccanica


Ok, adesso sapete che ho dei gusti nasali strani hahaha!
E voi come siete messi? 

martedì 23 ottobre 2007

Ma dico io...!!!

Premessa: di solito, tra amici, difficilmente mi metto a parlare di politica o economia. Si, ogni tanto capita, ma il più delle volte si parla:

1) di cazzate
2) di questioni di cuore
3) di lavoro
4) di famiglia
5) di altre cazzate
...
27) Politica ed economia


Ciò non significa tuttavia che non abbia coscienza politica o sociale. Quando in giro si sentono certi ABOMINI, beh faccio fatica a tacere.

Tre argomenti che negli ultimi giorni mi hanno letteralmente fatto girare le.. ok, ci sono signorine quindi eviterò scurrilità, ma avete capito cos'è che mi hanno fatto girare, sono questi.

1) Mastella che sposta i magistrati come gli tira, e nessuno che fiata.
2) Padoa Schioppa che da dei "bamboccioni" a quei ragazzi che stanno a casa coi genitori fino a 30 anni
3) La legge Levi per i diritti d'autore sulle pubblicazioni in rete

Prendo in esame velocemente i tre punti

Questione Mastella
Siamo alla negazione dei più elementari fondamenti di giustizia. Qui ognuno (se potente) fa il proprio comodo, perennemente impunito, lautamente pagato per stare in parlamento a blaterare a caso, e pure con pensioni milionarie per quando, dopo tante fatiche, si ritirerà. E'... inconcepibile, siamo ai livelli di certi stati africani governati da militari prezzolati e corrotti, nè più nè meno.
E nessuno o quasi dice niente. Napolitano dice "basta litigare". Macheccazzo, siamo all'asilo?! "Basta litigare"!?!??!?! Ma vaff...

Dal blog di Beppe Grillo - Appello per magistris

Questione Bamboccioni
Mi sono sentito chiamato in causa, decisamente.
Quasi tutte le persone che frequento hanno un lavoro. Chi come dipendente, chi come autonomo.
Il dipendente ha uno stipendio che va dai 900 ai 1200 euro al mese, non sempre con tredicesima o quattordicesima. Mutuo? Affitto? Non cambia molto, si va dai 350 ai 500 euro in entrambi i casi, spesso oltre. E per dei bilocali. 
E poi ci sono i mobili, l'auto che ogni 10 anni è meglio se la cambi, devi mangiare, devi vestirti. Da solo è impossibile farcela, è matematico.
Forse in 2 ce la si fa, ma chi è "singol" cosa fa?
Già 3 anni fa avevo capito che questo empasse andava superato.
E ho deciso di cambiare rotta. Prima ho iniziato a lavorare per conto mio, poi ho aperto una piccola società... nella speranza che lavorando 15 ore al giorno qualcosa in più in tasca potesse restare.

Ma poi ti trovi lo stato che ti tassa in modo allucinante, che devi pagare contributi per pensioni che forse non vedrai mai, che un mese lavori come un dannato e il mese dopo c'è calma piatta, e ti bruci tutto quello che avevi guadagnato prima!

Ma alla fine, in effetti, qualcosa in più riesci a ottenere, è vero. E fai anche un lavoro che ti piace (non l'avresti scelto altrimenti, no?). Quindi tutto a posto.

O no?

No perchè poi quando vai in banca ti chiedono che garanzie hai. Perchè un dipendente da garanzie, un autonomo o imprenditore (non quelli ricchi, quelli barboni come me), per assurdo molto meno.
E poi ti chiedono se i tuoi genitori hanno una casa.
E io penso: si che ce l'hanno, se la sono anche costruita, sudando ogni mattone e ogni piastrella, ma penso anche che al giorno d'oggi non riuscirebbero più a farlo. E comunque voi banche su quella casa non metterete mai le grinfie.

Concludo solo riportando due esempi.

Esempio uno: Il mio socio ha comprato la casa nel 2000, prima dell'euro. L'ha pagata, allora,  l'equivalente di 115.000 euro. Dal 2000 ad oggi, sappiamo che gli stipendi non sono raddoppiati, valgono anzi poco più della metà di allora.
La sua casa invece adesso è valutata 240.000 euro perchè si sa il mercato immobiliare è così.
Uno si troverebbe a dover comprare una casa che vale il doppio con uno stipendio quasi della metà. Ci vuole Copperfield.

Esempio due: mia sorella.
La mia bella sorellina vive in Scozia da 2 anni. Fa un lavoro normalissimo in una multinazionale, con uno stipendio nella media. Riesce a vivere da sola, mantenersi, venire giù in italia 3 volte all'anno o più, andare in vacanza un paio di volte e stava pensando di acquistare (con sacrifici ovvio) una casetta la, anche solo come investimento.
In italia chi potrebbe anche solo pensare una cosa del genere? Io sono affezionato all'italia, ma sta diventando sempre più una "repubblica delle banane", e mi chiedo spesso "ma che ci sto affare?!?!"

Dal Blog di Beppe Grillo - Il Bamboccione

Questione Levi
Ma scherziamo? Questa proposta non può passare (spererei fosse già stata bocciata anche). Siamo a livelli di controllo senza senso e liberticidi, leggi da regime dittatoriale.
Non aggiungo altro.

Sempre da quel bel blog: La legge Levi-Prodi e la fine della Rete

sabato 20 ottobre 2007

Un animale selvaggio


Riporto il testo di una canzone dei Rammstein (si, quelli di Du Hast, colonna sonora di Matrix), dal titolo Amour.
Chissà di cosa parla eh? Ma visto che il come a volte è più importante del cosa, riporto i testi in italiano tradotti... per me non sfigurerebbe come manoscritto perduto di Goethe, ha secondo me un fortissimo feeling "Romantico" (nel senso Sturm und Drang del termine).


Rammstein - Amour
L'amore è un animale selvaggio
Ti respira ti cerca
Costruisce la sua tana nei cuori infranti
Va in caccia di baci e candele
Succhia forte sulle tue labbra
E scava tunnel attraverso le tue costole
Cade soffice come neve
Prima diventa caldo, poi freddo, e alla fine fa male


Amore amore
Tutti vogliono addomesticarti
Amore amore alla fine
Rimani stretto nella morsa dei suoi denti


L'amore è un animale selvaggio
Morsica e graffia e corre verso di me
Mi tiene stretto con mille braccia
E mi trascina nella sua tana
Mi divora dalla testa ai piedi
E mi vomita fuori dopo tanti anni
Cade soffice come neve
Prima diventa caldo, poi freddo, e alla fine fa male


Amore amore
Tutti vogliono addomesticarti
Amore amore alla fine
rimango stretto nella morsa dei tuoi denti


L'amore è un animale selvaggio
Cadi nella sua trappola
Ti fissa negli occhi
Rimani incantato quando il suo sguardo ti colpisce


Vi prego, datemi del veleno

venerdì 19 ottobre 2007

Una questione incresciosa..

Qualche giorno fa, all'interno di un post di una cara amica, è stata sollevata una questione che mi riguardava da vicino.
Ora, non voglio fare quello che se la prende... l'argomento è "toccante", e quindi capisco bene che Curlyz e Khira possano nutrire qualche riserva nei miei confronti, dato che conoscono solo la mia controfigura splinderiana e quindi solo una piccola parte di me.

E l'argomento in fondo è stato solo "sfiorato", ma la tensione era comunque "palpabile", ed è innegabile che in un certo qual modo un pensiero scomodo "strusciava", ops volevo dire strisciava, tra le righe di quel post.


Ammetto di essermi sentito in parte vilipeso dalle due signorine di cui sopra, dalla loro mancanza di fiducia nei miei confronti, soprattutto visto quanto io sia sensibilizzato dall'annosa questione in oggetto, e quanto nella mia vita abbia dato, lottando con le mie sole mani e forze,  per questa causa.

Ed è con un certo orgoglio che presento il manifesto della mia prossima campagna di sensibilizzazione.


mano_small


Sono certo che ora Curlyz e Khira potranno "tastare con mano" la bontà, la purezza e l'innocenza dei miei intenti e dei miei valori.


 

martedì 16 ottobre 2007

What it is...

Sono legato alla musica di Mark Knopfler da sempre, da quando precisamente a 12 anni ascoltai per la prima volta Sultans of swing. Allora non conoscevo l'inglese, ero attirato principalmente dai suoni e dalla voce del buon Mark, ma crescendo ho iniziato ad apprezzare anche i testi delle canzoni targate Dire Straits, o del Mark Knopfler solista.

Mi colpisce il feeling cinematografico che riesce ad infondere ne suoi brani... parla di sentimenti narrando storie, ed è quello che mi sono accorto di fare, con le dovutissime proporzioni, un po' pure io quando scribacchio i miei raccontini.

Questa è una canzone del 2001, tratta da Sailing to Philadelphia. Il titolo è "What it is".

The drinking dens are spilling out
There's staggering in the square
There's lads and lasses falling about
And a crackling in the air
Down around the dungeon doors
The shelters and the queues
Everybody's looking for
Somebody's arms to fall into
That's what it is
It's what it is now

There's frost on the graves and the monuments
But the taverns are warm in town
People curse the government
And shovel hot food down
Lights are out in the city hall
The castle and the keep
The moon shines down upon it all
The legless and asleep

And it's cold on the tollgate
With the wagons creeping through
Cold on the tollgate
God knows what I could do with you
That's what it is
It's what it is now

The garrison sleeps in the citadel
With the ghosts and the ancient stones

High up on the parapet
A Scottish piper stands alone
And high on the wind
The highland drums begin to roll
And something from the past just comes
And stares into my soul

And it's cold on the tollgate
Let the drums beat the tatoo
Cold on the tollgate
God knows what I could do with you
That's what it is
It's what it is now
What it is
It's what it is now

There's a chink of light, there's a burning wick
There's a lantern in the tower
Wee Willie Winkie with a candlestick
Still writing songs in the wee wee hours
On Charlotte Street I take
A walking stick from my hotel
The ghost of Dirty Dick
Is still in search of Little Nell
That's what it is
It's what it is now
It's what it is
What it is now

domenica 14 ottobre 2007

A perfect day - Un quasi racconto


Oggi ho riscoperto quanto ami svegliarmi presto la mattina, quando ancora c'è buio. Adoro il surreale silenzio che avvolge tutto, e quell'atmosfera carica di attese per il nuovo giorno che sta per accadere. Gli unici rumori sono quelli ovattati che giungono dalla statale lontana qualche chilometro da qui,e i primi timidi cinguettii degli uccellini più mattinieri


Ok, è ora di muoversi.


Rifaccio al volo il letto e poi mi butto sotto la doccia. A mille gradi come sempre. Ho già preparato i vestiti e alcuni CD, come d'abitudine accuratamente selezionati in base all'umore, ai vestiti che indosso, al clima e ad un'altra manciata di variabili. Sono malato, lo so.


Sono le 5... mentre mi vesto fuori dalla finestra il cielo inizia impercettibilmente a tingersi di viola, ma le stelle brillano ancora con forza


Esco di casa con i cd in una mano (non credevo di riuscire a tenerne tanti tutti un una mano!) e le chiavi nell'altra. Fa fresco, decisamente, e la giacca sportiva che ho deciso di mettere forse è un po' leggera per questa mattina di fine settembre. Ieri ho falciato il prato (adesso si che sta bene) e si sente il profumo umido dell'erba tagliata di fresco e di rugiada.


Premo il pulsante sul piccolo telecomando e le luci delle frecce mi avvertono che ora l'auto è aperta. Mi perdo un attimo a guardare le gocce d'umidità sulla carrozzeria, poi getto uno sguardo oltre la capote, al quartiere ancora addormentato in quell'aria immobile eppure vibrante. E penso quanti particolari spesso ci perdiamo trascinati giorno per giorno dalle nostre urgenze, vere o immaginarie che siano.


Salgo in auto e appoggio i CD sul sedile del passeggero. Non ho mai voluto un caricatore di CD, li cambio troppo di frequente. Accendo l'auto e subito il suono corposo, metallico e caldo dei 6 cilindri si riversa nelle mie orecchie. Penso che prima di accendere lo stereo mi gusterò un po' di quest'altra "musica".


Premo leggermente l'acceleratore e guido l'auto fuori dal vialetto. Passione sicuramente "frivola" quella per le auto, lo ammetto. Ereditata da mio padre con ogni probabilità. Ma deve essere una caratteristica di famiglia: fratello, zii e cugini... tutti amanti dei motori, chi delle 4 chi delle 2 ruote. Deve essere il fatto di essere nati nelle terre di Nuvolari hehe...


Credo che prima di partire mi berrò un bel caffè caldo.


Il bar centrale è nella piazza del paese, come nella più classica delle tradizioni. Parcheggio l'auto proprio davanti al bar. Ci sono un paio di camion in sosta, con le frecce accese. I due camionisti sono al bancone, bevono un cappuccio mentre discutono sorridendo.


Ho sempre provato simpatia per i camionisti. Il fatto che mio padre, mio nonno e mio bisnonno fossero camionisti dite che voglia dire qualcosa?


Saluto il barista e ordino il mio caffè. Un espresso, bello "carico" come lo fa lui (e come piace a me), niente amenità tipo "Ristretto macchiato freddo con tazza trasparente già zuccherato, grazie".


Prendo la tazzina e me la porto al tavolino, dove una gazzetta quasi calda di stampa mi aspetta.


Sbaglierò ma raramente leggo i quotidiani nazionali, per sentire bugie e banalità mi basta accendere la tv in qualsiasi momento. E lo faccio sempre più raramente. Preferisco restare in contatto con la realtà locale, del posto in cui vivo. Notizie che parlano di strade dissestate da sistemare, di premi consegnati a studenti modello, di sindaci indignati, di consiglieri volenterosi, di pesche eccezionali fatte sul Po, dei risultati della squadra locale di calcio o di rugby. E la pagina dei morti. Pure quella è una tradizione di famiglia, non chiedetemi perchè ma alla pagina dei morti una sbirciata la si da sempre.


Sono le 6:15, ho tutto il tempo che voglio. Sorseggio il caffè. Fuori albeggia ma c'è ancora abbastanza buio, e nelle vetrate l'interno del bar si rispecchia con le sue calde luci gialle.


Tra un paio d'ore circa una cara amica entrerà probabilmente a gustarsi la quotidiana dose di caffeina. Per quell'ora io sarò già abbastanza lontano. Mi spiace perdermi la colazione con lei.


Pago il caffè e mi compro un pacchetto di Fishermans, quelle classiche... le adoro! E le trovo solo in questo bar.


Fuori nella piazza inizia ad esserci un po' di fermento. Oggi è giorno di mercato, e stanno arrivando i primi furgoncini.


Raggiungo l'auto e salgo, mentre la luce di cortesia si accende lentamente. Prendo i CD dal sedile a fianco e inizio a "sofgliarli", decidendo quale si addice di più a questa mattina, fatta di sensazioni naturali e piacevoli che da tempo non gustavo.


Mentre ci penso, lo sguardo mi scivola sul sedile del passeggero, vuoto.


So di essere un solitario, e che in linea di massima basto a me stesso... o per lo meno il più delle volte riesco a convincermi della cosa. Ma non posso fare a meno di pensare che se su quel sedile ci fosse la mia dolce amica caffeinomane, beh... insomma, credo che con ogni probabilità ritratterei immediatamente sulla faccenda del "da soli è meglio" hehe.


Meglio che scelgo il CD, se resto qui a pensare ancora un po' fanno in tempo a costruirmi il mercato attorno!!


Ok: Chris Rea, Auberge. E' deciso.


Sulle ritmate note della prima canzone lascio il paese alla sua mattinata fatta di urla di venditori, di casalinghe e vecchiette che si lamentano del prezzo del formaggio e della carne, di arzilli anziani, veterani del "bicchiere di vino bianco dalle 9 di mattina in poi", che animatamente discutono di calcio e politica, esponendo le loro teorie in quel dialetto tanto prodigo di bestemmie e imprecazioni caratteristico di questa zona.


Decido di prendere solo strade secondarie o al massimo statali, niente autostrada oggi, voglio godermi il viaggio. Il sole inizia ad illuminare la campagna attorno a me. La terra bruna e umida, arata di fresco, luccica sotto i primi timidi raggi di sole. Fa ancora fresco, ma decido di abbassare ugualmente i finestrini per respirare a pieni polmoni questa dolce aria di settembre.


Da dove abito le colline non sono molto distanti, e dopo solo una mezz'ora di viaggio mi trovo già sulla serpeggiante strada che porta verso il lago, distante ormai non più di una trentina di chilometri. Tra le fronde degli alberi scuri filtra la luce gialla e rosa dell'alba. Gli uccellini ora cantano a squarciagola, sono ansiosi anche loro di godersi questa giornata.


In viaggio, da solo e senza frette, cullato dal suono del motore e dalle note della chitarra "slide" di mr. Rea, ho tutto il tempo per pensare.


Penso a tante cose: a me stesso, alla mia famiglia, ai progetti per il mio futuro.. al mondo che mi sta attorno e a quanto spesso mi ci senta fuori luogo.


A quanto mi trovi a mio agio da solo, ma anche quante volte, allo stesso tempo, mi capiti di sentire il desiderio di avere al mio fianco qualcuno con cui condividere sogni, risate e carezze.


Mi viene in mente il testo di una canzone stupenda...



"Everybody's looking for
Somebody’s arms to fall into
And it's what it is"



E mentre penso a queste cose in lontananza scorgo il lago, bellissimo e quieto. Canzoni calde, dolci e malinconiche mi accompagnano verso quello specchio d'acqua incastonato tra le montagne. L'auto scivola veloce tra le curve.


Nel portaoggetti il telefono cellulare è spento, non so se lo accenderò oggi, probabilmente no.


Penso al lavoro e alla vita che tutto sommato mi sono scelto, indirizzandomi negli anni verso la direzione che sto percorrendo ora.


A volte ci penso, è bizzarro... amo tutto ciò che sa di storia, di antico, e anche i miei valori sono decisamente "old-style" (cosa della quale vado anche abbastanza fiero, considerati i "valori" che vanno in questi tempi), e mi trovo a lavorare in un settore che ha nella tecnologia, nel marketing e nella pubblicità la sua ragion d'essere.


O "core business", come la definirebbero i miei soci. E come talvolta la chiamo anche io, di fronte a qualche cliente che ho la necessità di impressionare. Sorridendo dentro di me.


Alla fine, tolti i paroloni, continuo a sentirmi un artigiano che realizza con cura i suoi prodotti. Solo che invece di usare sega e martello uso tastiera e mouse.


Non so se resterò in questo settore per sempre... qualcosa mi dice di no, vedremo.


Spero che un po' dello spirito imprenditoriale di mia nonna (che mi manca parecchio) scorra nelle mie vene. Se ce ne fosse anche solo una goccia, sarei salvo!


La strada scorre a pochi metri dalla riva. Le spiagge sassose, alla mia sinistra, sono ancora deserte, ma tra poco inizieranno ad arrivare i primi turisti, con le loro sdraio pieghevoli sotto braccio, le ciabatte e gli asciugamani.


Attraverso uno ad uno i paesi nati a ridosso della sponda del lago, con le loro aiuole curate alla perfezione da solerti giardinieri, le viuzze ciottolate, antiche e perfettamente mantenute, con le raffinate case dai muri in pietra e le palme nei giardini, i fiori che fanno bella mostra di se da ogni balcone e le vetrine dei caffè alla moda che danno direttamente sulla strada.


Penso che non mi dispiacerebbe vivere da queste parti. Che genio eh?


Cambio CD, ora metto su una raccolta dei Dire Straits.


Sultans of swing, semplicemente favolosa.... è una canzone che ha da sempre il potere di mettermi in pace con me stesso.


La strada si allontana dalle rive del lago per lanciarsi a capofitto in una piccola vallata tra le verdi colline ricoperte di pini.


Il luogo dove voglio andare non è molto distante, a questa andatura non dovrei metterci più di mezz'ora. Mi gusto ogni singola nota come ogni singola curva, e giunto a Romeo and Juliet intravedo già la meta del viaggetto.


Un piccolo specchio d'acqua, nulla a che vedere con l'immenso lago fiancheggiato prima. E un castello, posto su un isolotto a un centinaio di metri dalla riva e collegato alla terraferma da una angusta striscia di terra.


Quando lo vidi la prima volta, anni e anni fa, pensai di avere le traveggole. Avrò avuto si e no 10 anni, e tornavo da una vacanza coi miei genitori.


Il lago è così piccolo e così protetto dalla vegetazione che se non fai attenzione rischi di perdertelo. E infatti nè mia mamma nè mio padre videro nulla, e quando gli chiesi se avevano visto il "castello in mezzo al lago" probabilmente dovettero aver pensato che mi ero attaccato alla bottiglia di grappa ai frutti di bosco che avevamo preso al rifugio qualche ora prima.


Parcheggio l'auto in una piazzola a scendo ad ammirare il paesaggio. C'è silenzio, e si sente solo il leggero sciabordio delle onde del lago che si infrangono contro la riva. Il cancello in ferro battuto che da l'accesso al terrapieno che porta al castello è ancora chiuso.


Sotto le fronde degli alberi, a ridosso della riva, ci sono alcune panche in legno. Mi siedo e rimango a guardare quello spettacolo... le maestose montagne che racchiudono questa piccola valle, la luce del sole che si riflette sulle tranquille acque del lago, e il castello, con i rampicanti che ne adornano le antiche mura.


E' tutto molto romantico, e un po' mi spiace non aver qualcuno seduto su questa panca qui con me.


Ma è solo per un momento. In fondo sono un solitario, no? E questo è un giorno perfetto.


mercoledì 10 ottobre 2007

Quando la folla se ne è andata

"When the crowds are gone" non parla di storie d'amore impossibili  o di cuori spezzati, eppure è una tra le canzoni più struggenti che io conosca. 
E visto il periodo un po' malinconico che mio malgrado sto vivendo ho pensato di pubblicarne le lyrics qui.

E' una ballad rock, quindi se non siete amanti delle sonorità godetevi magari solo il testo... ma non sapete cosa vi perdete hehe!
Certe emozioni vanno urlate, e qui il buon Jon Oliva non si risparmia.

Buona lettura (e ascolto)  





When The Crowds Are Gone - testo Originale

I don' know where the years have gone
Memories can only last so long
Like faded photographs, forgotten songs
And the things I never knew
When the skin is thin, the heart shows through
Please believe me what I tell you is true

Where's the light, turn them on again
One more night to believe and then
Another note for my requiem
A memory to carry on
The story's over when the crowds are gone

All my friends have been crucified
They made life a long suicide true
Guess we never figured out the rules
But I'm still alive and my fingers feel
I'm gonna play on till the final reel's through
And read the credits from a different view

Where's the lights, turn them on again
One more night to believe and then
Another note for my requiem
A memory to carry on
The story¹s over when the crowds are gone

When the crowds are gone
And I'm all alone
Playing a final song
Now that the lights are gone
Turn them on again
One more time for me my friend
Turn them on again
I never wanted to know
Never wanted to see
I wasted my time till time wasted me
Never wanted to go
Always wanted to stay
Cause the person I am are the parts that I play
So I play and I plan
And hope and I scheme
To the lure of a night
Filled with unfinished dreams
And I'm holding on tight
To a world gone astray

As they charge me for years
I can no longer pay

And the lights
Turn them off my friend
And the ghosts
Well just let them in
Cause in the dark
It's easier to see


Quando la folla se s'é andata - Trad. italiano


Non so dove sono finiti gli anni
Solo i ricordi possono durare cosi a lungo
Come fotografie sbiadite, canzoni dimenticate
E le cose che non ho mai saputo
Quando la pelle é sottile il cuore traspare
Ti prego credimi quando ti dico ciò che é vero

Dov'é la luce? Accendila ancora
Ancora una notte per credere e poi
Un'altra nota per il mio requiem
Un ricordo da portarsi dietro
La storia della folla che se n'é andata

Tutti i miei amici sono stati crocifissi
Hanno fatto della vita un lungo suicidio
Penso che non capiremo mai le regole
Ma io sono vivo e le mia dita sono ancora sensibili
Suonerò fino all'ultimo giro
E leggerò i titoli di coda da una prospettiva diversa

Dov'é la luce? accendila ancora
Ancora una notte per credere e poi
Un'altra nota per il mio requiem
Un ricordo da portarsi dietro
La storia della folla che se n'é andata

Quando la folla se n'é andata
e resto solo
suonando l'ultima canzone
con le luci ormai spente
Accendile ancora
ancora una volta, per me amico mio
Accendile ancora
Non ho mai voluto sapere
Non ho mai voluto vedere
Spendo il mio tempo fino a quando ce n'é
Non ho mai voluto andare
Ho sempre voluto restare
Perché la persona che sono, sono le parti che recito
Cosi io suono e pianifico,
spero e tramo,
verso il richiamo di una notte
piena di sogni infiniti
Ed io resisto duramente
in un mondo che ha perso la strada
Mi hanno fatto pagare per anni
Ed io non potrò pagare ancora per molto

E le luci
si spengono amico mio
e i fantasmi
Li faremo entrare
perché nell'oscurità
é più facile vedere

p.s: La canzone è dei Savatage, l'abum è The Gutter Ballet (1989)


 

lunedì 8 ottobre 2007

Un po' a nudo


Ieri è stata davvero una giornata di quelle che buttano giù... e buttarmi giù non è facile, ve lo assicuro.


Ho riscoperto le mie paure... mi sono sentito vulnerabile e nudo.. odio sentirmi così. In ginocchio. Ma mi sono rialzato, mi rialzo sempre... trovo sempre la voglia di ridere e di far ridere.


La trovo dentro me, nei volti dei miei cari, nell'amore incondizionato della mia cagnolona (Sally, come quella del film con Harry...), nelle parole, anche scritte, scambiate con amici.


E adesso, sto sorridendo. Un po', almeno, ma è meglio di niente no?


Ho aperto la finestra, e i profumi dell'autunno hanno invaso la stanza, portando dentro ricordi di altri autunni, passati giocando con gli amici nel giardino di casa, ricoperto dalle foglie gialle e arancioni degli aceri. Mi godo il luccichio delle stelle in questo cielo d'ottobre, e il profumo di erba tagliata di fresco.


Finisco l'ultimo goccio di Jack Daniels, mentre penso che in fondo c'è sempre un motivo per sorridere.


venerdì 5 ottobre 2007

[Racconto] La fine

Credo che il mio equilibrio stia cominciando a vacillare...è tutto senza senso, non penso che riuscirò a reggere ancora molto a lungo.
Non senza acqua, per lo meno. E cibo.
Probabilmente in qualche modo potrei procurarmene, ma non ce la faccio, è troppo.
Mangiatele voi quelle cose.


Qui non ho fogli, ne matite... vorrei tanto poter scrivere, Dio quanto lo vorrei. Per raccontare.


Considerata la situazione, è un desiderio assolutamente senza senso. Chi potrebbe leggere quello che ho scritto? Forse quelle cose nere che mi spiano dalle finestre lontane e che talvolta vedo trascinarsi con quella loro andatura sghemba sulla spiaggia?


Mi chiedo se sono già impazzito... no, non può essere. Ricordo tutto, ogni istante, ogni dettaglio...


Era estate, Agosto... Rimini. Una di quelle notti che ti restano nel cuore per tutta la vita...
Deve essere passata una settimana da quel giorno, ma so che non può essere così.


Il giorno prima, durante una partitella a calcio con gli amici in spiaggia, mi ero preso una brutta stiratura. E così quel pomeriggio me ne stavo in disparte, coricato sulla sdraio bevendo una spremuta e ascoltando un po' di musica in cuffia.


Fingevo di guadare i miei amici giocare, ma in realtà non avevo occhi che per quella ragazza che faceva tifo per la squadra dei bagnini. Doveva essere del posto.


Elisa. Non sapevo ancora il suo nome. Lo scoprii qualche minuto dopo, quando prendendo il coraggio a due mani mi avvicinai a lei per offrirle un gelato che avevo appena preso per lei al chiosco. Forse un fiore sarebbe stato più indicato ma di fioristi nei paraggi neanche l'ombra. Così ci conoscemmo.


Sorrido mentre penso alla scena. E' la prima volta da parecchi giorni.


Probabilmente fu perchè ero in vacanza, e si sa, in vacanza si è tutti un po' diversi, ma nonostante mi sudassero le mani e la voce fosse tuttaltro che sicura, decisi di invitarla a cena. Era visibilmente in imbarazzo, il più dolce imbarazzo che mi sia capitato di vedere.. ma accettò.

Cenammo in un ristorante che aveva una terrazza che dava sul mare. Parlammo di noi, delle nostre vite, dei nostri progetti per il futuro... e so che non è possibile, che niente può succedere così rapidamente, ma perso nei suoi occhi, nel suono della sua voce, nelle movenze delle sue mani, ugalmente mi innamorai di lei.


Quando uscimmo dal ristorante eravamo mano nella mano, imbarazzati ma contenti come ragazzini al primo appuntamento. Decidemmo di "prendere in prestito" (mi ricordo, disse esattamente così) uno dei pedalò che si trovavano sul bagnasciuga per farci un giretto nel mare calmo di quella sera. E poi eravamo nel periodo più romantico dell'estate, il cielo sarebbe stato uno spettacolo di stelle cadenti per tutta la notte, non potevamo non farlo!


Ci avventurammo in quelle acque nere, lasciandoci alle spalle le luci del lungomare e dei locali, il rombo delle auto che sfrecciavano sulla strada e le urla dei ragazzini provenienti dal luna-park. Quei suoni rieccheggiano ancora nelle mie orecchie.. inconsciamente qualcosa dentro me si aggrappa a loro come se fossero uno degli ultimi appigli prima di perdere la ragione. Definitivamente.


Mi ricordo che ci avvicinammo agli scogli, volevamo salire su quelle rocce per goderci lo spettacolo del mare aperto inondato dalla luce della luna. Ridendo come pazzi lottammo per riuscire a legare un capo della corda agli scogli e l'altro al gancio in plastica del pedalò. Dopo alcuni minuti e parecchi scivoloni ci riuscimmo, miracolosamente senza cadere in mare nemmeno una volta!


La vista di quella misteriosa e romantica distesa d'acqua era qualcosa di spettacolare, ed ero felice di avere lei al mio fianco per condividere quel momento.
Ci sedemmo, gli occhi al cielo per cercare quegli astri cadenti che hanno ispirato tanti poeti, cantautori e innamorati.


Eravamo lontani solo poche centinaia di metri dalla costa, ma i rumori della civiltà già si perdevano nel sommesso brontolio delle onde che si infrangevano contro gli scogli, e la sensazione di essere soli di fronte a questa natura così maestosa e apparentemente quieta era qualcosa di quasi tangibile.


Era al mio fianco, e guardava sorridendo l'orizzonte infinito di quel mare senza fine.


E anche se può sembrare assurdo, in qualche modo sentii che dovevo proteggerla da una cosa così grande, come per paura che potesse prenderla, schiacciarla... pensieri folli allora, ma pensandoci ora forse neanche troppo.


L'abbracciai, e in un momento le nostre labbra si sfiorarono, dolcemente... la sua pelle calda, il suo profumo, le sue mani che accarezzavano il mio viso... mi tolsi il maglione e lo adagiai dietro di lei per permetterle di coricarsi.


Mi ricordo che ridemmo della situazione bizzarra nella quale ci eravamo cacciati, due pazzi costretti ad amarsi su poco più di un metro quadrato di roccia fredda... fu una notte indimenticabile. Ci coricammo l'uno fianco all'altra, abbracciati per non sentire il freddo. So che ci addormentammo, e che l'ultima cosa che le sentii dire, col sorriso sulle labbra e la voce di chi è già quasi nel mondo dei sogni, fu "sai? credo di essermi innamorata..."


Mi svegliai di soprassalto. Infreddolito e con i muscoli delle gambe e delle braccia che quasi urlavano di dolore. Ancora frastornato, faticai a mettere a fuoco... dove mi trovavo, quanto avevo dormito... e perchè quel senso di nausea? La testa mi pulsava in modo impressionante. Gemendo per il dolore mi rizzai in piedi e iniziai a ricordare. Elisa. Doveva essersene andata. Guardai verso la costa...ma non vidi nulla. Solo una densa coltre di nebbia grigiastra che copriva tutto. Nessuno suono. Tranne quello delle onde.


Ai miei piedi vidi uno straccio che faticai a riconoscere come il mio maglione. Non poteva essere, l'avevo comprato la settimana prima in quel nuovo negozio in centro. Quello che avevo davanti a me sembrava vecchio di centinaia d'anni. Ma era lui, ed era nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato la notte prima, quando...


Dovevo andare a cercare Elisa, subito. Avevo un cattivo presentimento, e pensando a lei in pericolo mi venne una stretta allo stomaco talmente forte da farmi quasi cadere sulle ginocchia. Mi sentivo debole. Mi voltai a cercare il pedalò, ma non lo trovai. C'era un mozzicone di corda, o quella che secoli prima avrebbe dovuto essere una corda, attaccato ad una delle rocce. Alzai lo sguardo e a una ventina di metri davanti a me, prima della coltre di nebbia, vidi qualcosa spuntare dall'acqua. Riconobbi il relitto del pedalò, ricoperto in gran parte da strane e grasse alghe. Non aveva senso, alcun senso.


La costa non era molto distante, avrei fatto il tragitto a nuoto.


Mi avvicinai all'acqua pronto a tuffarmi ma subito mi ritrassi urlando, inorridito.
Aggrappata allo scoglio sotto di me con orribili tentacoli rosei, stava una creatura dall'aspetto disgustoso.


Il corpo ricordava vagamente quello di una razza, ma gli occhi neri erano frontali, molto ravvicinati. Era dello stesso ripugnante colore rosa dei tentacoli, fatta eccezione per striature più scure che si facevano più evidenti nella zona della coda. Mi osservava. I tentacoli si muovevano lentamente, scivolando sulle rocce.


A poco a poco iniziai a tornare in me, e guardando meglio mi accorsi che l'essere non era solo. Nell'acqua vicina agli scogli altre creature simili si muovevano lentamente, scivolando appena sotto la superficie. Era una visione angosciante. Per uno strano cortocircuito il mio cervello volò a quelle tavole illustrate che guardavo da piccolo, che raffiguravano i mari preistorici e tutte quelle affascinanti creature dalle forme bizzarre. Adoravo quelle tavole.


Mi allontanai dal limitare degli scogli, ancora tremante, e iniziai a scrutare l'orizzonte grigio attorno a me. Urlai a squarciagola, in cerca di aiuto, con una voce che non sembrava quasi appartenermi, non più del vecchio maglione che giaceva ai miei piedi.
Naturalmente non ricevetti alcuna risposta. In questo dannato posto nessuno ti risponde. E quel poco di lucidità che mi è ora rimasta mi dice che forse è meglio così.


In ginocchio, con la testa tra le mani, implorai Dio che questo incubo finisse.


Poi, stremato dagli sforzi e dalla tensione, svenni. Quando ripresi i sensi mi accorsi che la nebbia era quasi sparita. Anche lo strano essere rosa era scomparso.


Rividi per la prima volta la costa.


Ogni cosa era al suo posto. Il chiosco, gli alberghi, la ruota del luna park... ma era tutto tremendamente morto, alterato, fatiscente, alieno. Le finestre dell'hotel stella (l'insegna era ancora parzialmente leggibile) mi fissavano indifferenti come orbite vuote. Il legno era marcito ed erano rimasti solo due scuri sghembi a ricordare che una volta quella facciata era bagnata dalla luce del sole.


Le piante, credo tigli, che fiancheggiavano la strada c'erano ancora, ma erano contorte, avvitate innaturalmente su loro stesse. Grigie. Anche i rami erano strani, ricordavano tanti serpenti dalla lunghezza e proporzioni abnormi.
La spiaggia era deserta. I resti delle sdraio e degli ombrelloni spuntavano dalla sabbia come dita scheletriche rivolte al cielo. Quel cielo plumbeo, perennemente coperto, che è impossibile non odiare.


Mi è parso di vedere qualche volta un'accenno di sole materializzarsi attraverso coltre di nuvole, ma non ne sono certo. Poteva trattarsi di un'allucinazione.


Mi sono detto più volte che anche tutto questo potrebbe essere una allucinazione, cercando di convincermene... Ma i morsi della sete e della fame, il dolore alle articolazioni, il freddo, la più di tutto la nausea dovuta all'aria putrida e salmastra che impesta questo luogo.. sono tutte sensazioni troppo reali.


Le cose nere non le notai subito. Forse arrivarono dopo, incuriosite dallo spettacolo dell'essere sbraitante e saltellante che stava sullo scoglio. Sulle prime le scambiai per esseri umani, urlai fino a perdere la voce, agitando le mani, correndo avanti e indietro su quell'accozzaglia di rocce brune.


Ma di umano non avevano nulla. Naturalmente. Le ho osservate con attenzione...alte forse quasi un paio di metri, si muovevano lentamente spostandosi sui 2 arti inferiori. Il corpo tozzo, ingobbito, ricordava vagamente quello di un grosso corvo con le ali racchiuse e la testa reclinata in avanti, ma senza becco
Quando mi accorsi di loro, ce n'erano due sulla spiaggia. Mi scrutavano, curiose, totalmente immobili. Poi se ne andarono, con quella loro camminata sbilenca e stanca.
Ne arrivarono altre, quasi sempre in coppia, talvolta sole, mai più di due alla volta comunque. Alcuni di esse mi osservavano dalle finestre dell'hotel, altre erano nascoste tra i cespugli di quello che una volta era i parco giochi dei bimbi. Una volta.


Gli assurdi esseri rosa vengono a visitarmi un paio di volte al giorno. Non sembrano pericolosi. Forse sono commestibili, è possibile, ma qualcosa nei recessi della mia mente mi impedisce anche solo di avvicinarmi da quelle creature abominevoli.
Quel loro sguardo nero, ottuso, e tuttavia indagatore, mi mette a disagio, e me ne rende quasi insopportabile la vista.
Poco lontano dagli scogli, verso la riva, ho visto esseri serpentiformi lunghi forse una decina di metri, dal colore biancastro, la bocca enorme rispetto alle proporzioni del corpo. Probabilmente predatori.
Non raggiungerei mai la riva. E se anche riuscissi a farcela, mi troverei poi faccia a faccia con le cose nere...


Giorni e notti si susseguono senza pietà. Dormo praticamente sempre, coricato su questa lastra di pietra gelida. Ad ogni risveglio la speranza che si sia trattato di un semplice incubo svanisce nella frazione di un secondo, riportandomi a quella disperazione che mi sta letteralmente sgretolando l'anima.


L'unica certezza che ho è che non potrò resistere a lungo.
Ho spesso rimuginato su come avrebbe potuto essere la fine dei miei giorni.


Ci credereste che non ho mai pensato che la mia vita potesse finire così?

martedì 2 ottobre 2007

[Racconto] La fine - Introduzione


Si tratta di un racconto breve (anche se più lungo del solito hehe), sicuramente debitore nei confronti di certe tematiche care a Lovecraft e King, ma riviste com'è giusto che sia dal mio punto di (appunto) vista.

Mentre lo scrivevo mi rendevo conto che il racconto ha anche una interessante chiave di lettura che poco o nulla ha a che vedere con le tematiche trattate.
Chi lo sa, magari è quella chiave che agitandosi nel mio subconscio mi ha portato a scrivere questo raccontino


Per chi leggerà, buon divertimento ed abbiate pietà!