lunedì 31 dicembre 2012

Ci vediamo dall'altra parte

Sono il maggiordomo del signorino Derek. Qui è tutto pronto per la festa, e lui è impegnato nel salone delle feste... quelle fotomodelle non lo lasciano respirare un attimo,sapete com'è. Ma mi ha detto di dirvi "Ci vediamo dall'altra parte", e di farvi i più sinceri auguri di buon anno.



Dire Straits - My parties - 1991  
Well this is my back yard - my back gate
I hate to start my parties late
here's the party cart - ain't that great?
that ain't the best part baby - just wait
that a genuine weathervane - it moves with the breeze
portable hammok baby - who needs trees
it's casual entertaining - we aim to please
at my parties

check out the shingles - it's brand new
excuse me while I mingle - hi, how are you
hey everybody - let me give you a toast
this one's for me - the host with the most

it's getting a trifle colder - step inside my home
that's a brass toilet tissue holder with its own telephone
that's a musical doorbell - it don't ring, I ain't kiddin'
it plays america the beautiful and tie a yellow ribbon

boy, this punch is a trip - it's o.k. in my book
here, take a sip - maybe a little heavy on the fruit
ah, here comes the dip - you may kiss the cook
let me show you honey - it's easy - look
you take a fork and spike 'em - say, did you try these?
so glad you like 'em - the secret's in the cheese
it's casual entertaining - we aim to please
at my parties

now don't talk to me about the polar bear
don't talk to me about the ozone layer
ain't much of anything these days, even the air
they're running out of rhinos - what do I care?
let's hear it for the dolphin - let's hear it for the trees
ain't running out of nothing in my deep freeze
it's casual entertaining - we aim to please
at my parties

domenica 23 dicembre 2012

Joys of christmas (1987)

Ben Nevis (Gaelic: Beinn Nibheis) - Scotland - Fort William

I ricordi, le sensazioni e le immagini che questa canzone riesce a far vibrare in me ogni volta che l'ascolto, vanno molto al di la del mero significato letterale del titolo... e ogni volta mi stupisco della potenza dell'effetto madeleine di una canzone, di un profumo, del colore della luce in certi momenti della giornata.

Joys of Christmas (northern style) - Chris Rea - 1987


I see all the tough guys still not 25
Dying on their feet
Coughing, honking, cadging cigarettes
And still out on the street
Well, they got no money, nowhere to go
Fathers of 2, 3 maybe 4, what are they gonna do
Jimmy got a busted mouth in a fight last night
He says he's OK
Going down to the workies club (that's a laugh)
To buy something strong and take the pain away

Joys of Christmas
Joys of Christmas
Northern style

Flashing Christmas light of police blue
Go spinning down the street
Women try to drag the men from pubs
Into the stores
And work hands in empty pockets deep
We stand outside the neon ice and wish ourselves the best
He says he's OK, out of work and fighting
Is all he's ever known
And laughs and says I worry too much anyway

Joys of Christmas
Joys of Christmas
Northern style
Let's drink to the likes of Jim
Before we all go insane
And please don't ask me why
It'll take too long to explain
Joys of Christmas

martedì 27 novembre 2012

Lezioni di grafica e Pastamatic

Io: "E con questo comando in pratica crei l'estrusione del profilo bidimensionale lungo un percorso definito."
Lei: "...estrusione del profilo..."
Io: "Esatto"
Lei: "........."
Io: "Hai presente il pastamatic? Ecco, funziona esattamente allo..."
Lei: "Non so cos'è"
Io: "Non sai cos'è il pastamatic"
Lei: "No"
Io: "Sai quello che in cucina si usa per..."
Lei: "Non ci vado in cucina. Io e il cibo non."
Io: "Ah... ok. Comunque, è un'estrusione. Alla prossima lezione ti spiego meglio, lasciami il tempo di trovare un pastamatic su Ebay"

(rido solo io)

p.s: come cazzo si fa a non sapere non dico usare, ma quantomeno dell'esistenza del Pastamatic?!?
Senza cultura, dove andremo a finire?

domenica 25 novembre 2012

Nebbia e baci

Due sconosciuti. Forse non avremmo dovuto farlo, o forse io non avrei dovuto farlo. Ma hai voluto sederti di fianco a me, hai voluto studiarmi, e non hai mollato l'osso fino a quando hai fatto cadere l'impalcatura della mia indifferenza artefatta.
Forse volevi solo giocare, o forse no e semplicemente non sapevi neppure tu fino a che punto avresti voluto spingerti. Eri già addosso a me, nella penombra di quella stanza. Anche li, continuavi a studiarmi. Piccoli bagliori di luce riflessa sui tuoi occhi, e il profumo della tua pelle. Ti ho sorriso e forse è stato questo a sciogliere gli ultimi residui di imbarazzo e di resistenza. Le tue mani tra i miei capelli e la tua bocca sulla mia, ti tengo stretta e ti accarezzo la pelle della schiena, che si inarca sotto la camicia. Cerchi la mia mano con la tua, intrecci le dita, stringi forte e ti abbandoni sul mio petto sospirando. Non abbiamo altro tempo, e lo sappiamo. Torni dalle tue amiche, io dai miei amici che mi chiedono dov'ero finito. Non si sono accorti di niente.

Fuori c'è la nebbia, una nebbia fittissima. Ha un buon profumo, che si mescola al profumo di lei ancora sui miei vestiti.

lunedì 15 ottobre 2012

Vento teso

Il tendone è gremito, non l'ho mai visto così pieno. Un mago gonfia palloncini, li annoda e li regala ai bambini che poi corrono via per le corsie, zizagando tra gli inservienti e gruppi di amici, fidanzati e famiglie alla ricerca di un posto libero. Il risotto è ottimo, e costa solo 5 euro al piatto. Vino e birra a due euro, liquore a un euro. Sorrido amaramente pensando che se questa sagra l'avesse organizzata la caritas, non avrebbe saputo fare un lavoro migliore.

Fuori l'aria è fresca, il vento teso odora di pioggia in arrivo. Mi fermo di fronte ad una casetta in legno dove vengono servite grappe aromatizzate e ne assaggio una. Mentre il mio amico mi parla, osservo gli stand davanti all'ingresso. Piccoli artigiani, un falegname, un salumificio, un negozio di dolci, un mercatino dell'usato. Allestimenti modesti, pochi clienti, e sorrisi un po' tirati e stanchi.

Ci muoviamo verso le giostre, una ragazza mezza zingara mi sorride distrattamente al di la del bancone del tiro a segno. Il calcinculo gira forte, mentre musica dozzinale viene sparata ad alto volume tra le luci intermittenti che sembrano venire da un'altra epoca. I seggiolini sono vuoti. Due ragazzi rumeni si sfidano al tirapugni, SBAM,  e le loro fidanzate ridono ad ogni colpo. Tute adidas e capelli rasati all'ultima moda, giacche scamosciate, dentature approssimative.

La bimba vuole andare sui tappeti elastici, il mio amico le sorride e acconsente. La separazione dalla moglie è stata un duro colpo, ma l'ha superata bene. E ama sua figlia alla follia. Il grassone nel box di lamiera rossa intasca cinque euro, toglie il sigaro di bocca e biascica "vale per dieci minuti" attraverso una nuvola di fumo puzzolente.
La bimba mi chiede se posso tenerle la scimmietta di peluche mentre si lancia sui tappeti.  I capelli biondo scuro ondeggiano mentre ride e saltella sotto una luce livida e volgare . Nessun bambino dovrebbe giocare sotto una luce come questa.

Ci salutiamo e raggiungo l'auto.

Passo davanti la stazione dei treni, gruppi di ragazzi ciondolano ubriachi da un kebab bar all'altro, e attraversano pericolosamente la strada senza neppure guardare. Auto scassate in doppia fila, schiamazzi. Un centro massaggi cinese ancora aperto di fianco a una pizza al taglio, gestita probabilmente dagli stessi titolari. "Massaggio, pompino e una malghelita signole, selvizio completo pel i nostli clienti!"
Penso a com'era una volta, a com'era tutto, e rabbia e tristezza spingono sull'acceleratore al posto mio per farmi andare via al più presto da li.
Fuori dalla città passo vicino ad alcune pompe di benzina. Una, due, tre auto in fila per il self service alle undici di sera, per risparmiare due euro a pieno. Anche solo due anni fa, sarebbe sembrata una scena surreale.

Pochi minuti ancora, e arrivo al mio paesino popolato da redneck, motociclisti e accaniti giocatori di carte. A un quarto d'ora dalla città, in aperta campagna, qui l'odore della decadenza non si sente... ancora, per ora, mi sento costretto ad aggiungere. Salgo le scale, entro a casa mia e mi chiudo la porta alle spalle. Sento i nervi tesi sciogliersi un po'.

Prendo un libro, vado in bagno e abbasso jeans e boxer mentre mi siedo sul wc.
L'occhio mi cade sull'etichetta all'interno dei pantaloni. W(34) Blake.
Va beh, saranno anche solo taglia e modello, ma vista la serata sempre meglio Blake che non so, Baudelaire.

The heavy - The lonesome road

sabato 22 settembre 2012

Avete mai sentito...

Avete mai sentito il profumo di un pioppeto di notte, o all'alba, prima che il sole inizi a scaldare le foglie? Dolce come una carezza.

(Almost) nothing to talk about, as another summer dies

I profumi dell'estate stanno svanendo lentamente, fa fresco di notte, e la luce del sole si è fatta più dorata. Ascolto una canzone di Lanegan mentre scrivo. Malinconica, e splendidamente autunnale.

Instabilità emotiva, instabilità economica, timori, desideri folli, sorrisi inaspettati, sogni criptici e sogni dalla limpidezza quasi infantile,  distanze, silenzi.

Una sera decido di staccare da tutto, e cerco rifugio in un film e in qualche  bicchiere di buon whiskey.
E funziona, a meraviglia. Mi perdo tra i  fotogrammi (22 al secondo, anzichè 24) e le note della colonna sonora del favoloso film di Michel Hazanavicius, l'ormai famoso The Artist, del 2011.
Un film muto, in bianco e nero, il cui protagonista è proprio un divo del cinema muto spinto ai margini del business dall'avvento del sonoro.
Un omaggio continuo al cinema degli anni venti e trenta, a Douglas Fairbanks e Rodolfo Valentino, a Ginger Roger e Fred Astaire, alle musiche di Glenn Miller e Bernard Herrmann (e pure Bernstein direi), e tutto quanto ruotava attorno alla Hollywood allo stesso tempo pioneristica e dorata di quegli anni.

A metà strada tra "E' nata una stella" e  "Il viale del tramonto" di Billy Wilder, Hazanavicius ha realizzato un film che, complice forse la mia passione per il cinema d'altri tempi (grazie, mamma), e forse complice anche il terzo bicchiere di Laphroaig, ha meritato il mio applauso.

Bravissimo Jean Dujardin, incredibilmente bella Bérénice Bejo, sceneggiatura e tempi perfetti, musiche godibili e orchestrate magistralmente, ironia, classe, e un candore al quale non ero più abituato.... giù il cappello.

martedì 11 settembre 2012

Touch too much



It was one of those nights, when you turn off the lights
And everythin' comes into view
She was taking her time, I was losing my mind
There was nothin' that she wouldn't do
It wasn't the first, it wasn't the last
She knew we was, makin' love
I was so satisfied, deep down inside
Like a hand in a velvet glove

Seems like a touch
A touch too much
Seems like a touch
A touch too much
Too much for my body, too much for my brain
This damn woman's gonna drive me insane
She got a touch
A touch too much

She'd had the face of an angel, smilin' with sin
The body of Venus with arms
Dealin' with danger, strokin' my skin
Like a thunder and lightenin' storm
It wasn't the first, it wasn't the last
It wasn't that she didn't care
She wanted it hard, she wanted it fast
She liked it done medium rare

Seems like a touch
A touch too much
Seems like a touch
A touch too much
Too much for my body, too much for my brain
This damn woman's gonna drive me insane
She got a touch
A touch too much

Seems like a touch, touch too much
You know it's much too much, much too much
I really want to feel your touch too much
Girl you know you're getting me much too much
Seems like a touch
Just a dirty little touch
I really need your touch
Cause you're much too much too much

Ac/Dc - Touch too much - 1979

mercoledì 5 settembre 2012

8 Istantanee

Istantanea #1
Uccelli candidi  volano sullo sfondo di un cielo grigio come il piombo, gonfio di acqua. Si riflettono sul lago scuro, la superficie calma puntellata di fiori di loto. Quiete innaturale. Oltre le cime degli alberi, si intravedono gli alti camini del complesso petrolchimico. Brillano illuminati da alcuni raggi di sole, gli ultimi rimasti. Per una frazione di secondo penso che sembrano quasi belli.

Istantanea #2
Tre donne, sedute ad un tavolo al bar. Mamma, nonna, figlia. Abbronzate, truccate, con voluminose capigliature e voluminosa bigiotteria al collo, ai polsi, alle caviglie. Vestite con variazioni sul tema del medesimo tubino, colori sgargianti. Giallo, verde smeraldo, arancio. Occhi fissi sul tavolo, non si guardano, e quasi non parlano. Una moneta tra indice e pollice, e un plico di gratta-e-vinci alto come un bloc notes davanti ad ognuna di loro. I gioielli di plastica brillavano sulla loro pelle abbronzata e vecchia, anche quella della ragazza.

Istantanea #3
A.S.L., commissione patenti. Le poltrone della grande sala d'aspetto sono tutte occupate. Di fronte a me, tre personaggi appoggiati ad un muro. Mancano solo le linee orizzontali alle loro spalle e sembrerebbero gli indiziati in un confronto all'americana. Un culturista sui 45 anni, enorme,  vestito come un giocatore di basket. Posa da bodyguard. Al suo fianco, uno smilzo in nero, carnagione olivastra, faccia rovinata, piena di buchi, occhi neri come i capelli, tirati all'indietro e lucidi di brillantina. Sembra un mafioso da film anni sessanta. Il terzo è un prete. Sgrana un rosario lentamente e ogni tanto guarda la porta dell'ufficio, in apprensione. Quando arriverà il suo turno?

Istantanea #4
Mattina, i raggi di un sole ancora basso all'orizzonte filtrano attraverso i rami dei tigli. Su un campo appena arato, vedo un trattore che attraversa in velocità la distesa bruna in diagonale, travolgendo così ogni regola, ogni consuetudine. Vivo da sempre in campagna, e non ho mai visto un trattore muoversi su linee che non fossero longitudinali o trasversali . Vedere questo trattore infrangere le regole - quasi divertito- scorrazzando su quel campo perfettamente arato, mi ha messo di buon umore.

Istantanea #5
Una frazione di secondo. Cielo azzurro e nuvole, il sole bagna la curva dolce di quel seno, intuisco il  capezzolo, immagino la mia mano che lo accarezza, i battiti del cuore aumentano e mi si stringe la gola, mi giro dall'altra parte per non fare figuracce. Con la coda dell'occhio mi illudo di aver visto un abbozzo di sorriso, ma non lo saprò mai.

Istantanea #6

L'autostrada, trafficata fino a pochi minuti prima, dentro quel tunnel sembra essersi  svuotata, e viaggio da solo nella corsia centrale. Mi avvicino in velocità alla grande bocca di uscita della galleria, rettangolare e incorniciata da enormi pannelli di metallo  color ruggine. Fuori dal tunnel la pioggia cade fitta, verticale, un muro d'acqua monolitico e scintillante, mi preparo al tuffo quasi trattenendo il fiato.

Istantanea #7
Cena con amici sul lago di Garda. Al tavolo di fronte stanno festeggiando un compleanno, ragazzi e ragazze giovani ridono e scherzano e bevono in onore del festeggiato. Un signore sulla cinquantina, indiano, se ne sta in piedi li vicino. Ha una borsa di plastica piena di rose e sorride anche lui assieme ai festeggiati. Ma nessuno lo vede, e io mi sento male, e butto giù tutto il liquore che ho nel bicchiere, nella speranza che il  calore in mezzo al petto mi impedisca di piangere anche una sola lacrima.

Istantanea #8
Sto camminando lungo un viale alberato, quando incrocio una ragazza che sta facendo jogging. Mi passa  vicino, e vengo inondato dalla fragranza del suo profumo. E' il profumo che usava mia nonna, quando ero piccolo. Un profumo buono, che non sentivo da almeno venticinque anni, che mi ha riportato alla vecchia casa, ai lego, al vestito di lana leggera di mia nonna, quello grigio col motivo di auto da corsa rosse stilizzate, alle bistecche di manzo cotte in acqua e olio, al tavolo di formica rosso, alla piccola cucina in smalto bianco.
Sono stato tentato di rincorrere la ragazza e chiederle che profumo fosse, ma era già lontana, aveva gli auricolari del lettore mp3, e il ricordo stava già svanendo.



Scrivere non è quasi mai semplice. Non per me, almeno. La prima parte del lavoro consiste nel lavorare il blocco marmoreo dell'idea per dargli un abbozzo di forma. Poi, una volta ottenuto il soggetto grezzo, si procede rifinendo per  limature, aggiunte, tagli netti e piccole incisioni. Lo sto facendo anche in questo momento, che credete? Un lavoro lungo, a volte mi dico anche esageratamente lungo rispetto alla lunghezza di quello che scrivo, ma non riesco ad evitarlo. Una sfiancante ricerca di "equilibrio", tra le cose dette e quelle solo suggerite, tra immagini e significato.

Ma per fare questo serve energia, e visto che ultimamente ne sono sprovvisto, in questo post mi sono limitato a fissare istantanee di momenti che ho vissuto e che in qualche modo avrei voluto immortalare, fosse stato possibile, con una macchina fotografica. Conoscessi la differenza tra lunghezza focale e apertura, sarebbero venute foto forse non degne della Magnum, ma credo belle foto...

sabato 18 agosto 2012

Alba

Io coricato, e tu sopra di me. Il busto eretto. I capelli -lunghi- scendono sulle spalle. Hai gli occhi chiusi, e ti mordi le labbra mentre accarezzo i tuoi seni, meravigliosi e pieni. Li stringo piano, e sfioro i tuoi capezzoli rosa. Dio, la tua bellezza mi travolge. Le mie mani scivolano sulla pelle chiara, le lascio scorrere sulla tua schiena, che si inarca lievemente mentre ti inchini verso di me. Sfiori le mie labbra con il capezzolo destro, lo mordo, ti sento rabbrividire. Cerco le tue labbra, la tua lingua, e finalmente ti bacio.

Ma non succederà mai.

Poi, mi sono svegliato. Era l'alba. E sono andato a farmi un caffè.

p.s: Ieri sera ho cenato con due pesche e una redbull, devo segnarmi la ricetta.

giovedì 26 luglio 2012

Gasmask Revival [Voivod - Traduzione]




Si, devi indossarla amico mio,
Dovrai scagliare di nuovo le pietre
Sbrigati, unisciti agli altri
Perchè è per ora, e per il futuro
Tratteni il respiro, controlla la tua paura
Ricordati del perchè sei qui
Tutto il resto andrà a puttane
A meno che questa cosa funzioni.

Solo ricordati

E' un bel giorno per tirare fuori quello che hai dentro
E' un bel giorno per scatenere l'inferno

E' così che mi sento anche io
Stiamo aspettando e non abbiamo ancora nessun indizio
Attraverso la staccionata loro ti osservano
E non c'è molto che tu possa fare
Diciamo basta con le bugie
I lacrimogeni non ci faranno piangere
Alzati in piedi e difendi i tuoi diritti figliolo
E non dimenticare quello che loro hanno fatto

No, non sono più un buon cittadino, e non lo sono mai stato

E' un bel giorno per tirare fuori quello che hai dentro
E' un bel giorno per scatenere l'inferno
Sono stato colpito da una pietra in testa
E ora, vedo, ROSSO.

Voivod - Gasmask Revival

[Testo originale]

Yeah! You'll have to wear this my friend
You'll have to throw rocks once again
Hurry up get yourselves together
Because it's for now and for the future
Hold your breath, control your fear
Remember why you're here
Everything else will go wrong
Unless this has settled down

Just keep it in mind


It's a good day to express yourself

It's a nice day to raise hell as well

That's the way I'm feeling too

You're waiting here and you don't have a clue
Beyond the fence they're watching you
And there is not much you can do
We are saying no more lies
Tear gas won't make us cry
Stand for your right and yell my son
And don't forget what they have done

No, I'm no more a good citizen and never was


It's a good day to express yourself

It's a nice day to raise hell as well
I got hit by a rock on the head
And now I'm seeing red

sabato 21 luglio 2012

Almost Blue [Chet Baker, Elvis Costello]


Dolcezza e malinconia. Fuori sta per piovere.



Almost doing things we used to do
There's a girl here and she's almost you
Almost all the things that your eyes once promised
I see in hers too
Now your eyes are red from crying
Almost blue
Flirting with this disaster became me
It named me as the fool who only aimed to be
Almost blue
It's almost touching it will almost do
There's a part of me that's always true...always
Not all good things come to an end now it is only a chosen few
I've seen such an unhappy couple
Almost me
Almost you
Almost blue

sabato 30 giugno 2012

Ricorda quando mi amavi [Green grass, Tom Waits]



Posa il capo dove una volta c'era il mio cuore
Fa che la terra non mi cada addosso
Coricati nell'erba verde
Ricorda quando mi amavi.

Vieni vicino, non essere timida
Fermati sotto questo cielo piovoso
La luna è già sopra l'orizzonte
Pensami quando un treno passerà.

Togli i cardi e i rovi
E fischia piano quella canzone
Ora sono solo un ricordo
Che galleggia dentro di te.

Resta nella mia ombra
Le cose ora sono fatte di me
La banderuola sul tetto dirà...
Che c'è profumo di pioggia oggi.

Dio ha preso le stelle e le ha scagliate nel cielo
E' impossibile distinguere gli uccelli dai fiori
Non ti libererai mai di me
Lui farà di me un albero.

Non dirmi addio
Descrivimi ancora il cielo
E se dovesse caderci addosso, segnati le mie parole
Andremo assieme a caccia di uccelli.

Posa il capo dove una volta c'era il mio cuore
Fa che la terra non mi cada addosso
Coricati nell'erba verde
Ricorda quando mi amavi.

Tom Waits - Green grass

Ho provato a tradurla al meglio, prendendomi solo qualche piccola licenza. Splendido il testo, magistrale l'interpretazione. Concentrandomi sulla traduzione, sono quasi riuscito a non commuovermi, stavolta...


Testo originale
Lay your head where my heart used to be
Hold the earth above me
Lay down in the green grass
Remember when you loved me

Come closer don't be shy
Stand beneath a rainy sky
The moon is over the rise
Think of me as a train goes by

Clear the thistles and brambles
Whistle 'Didn't He Ramble'
Now there's a bubble of me
And it's floating in thee

Stand in the shade of me
Things are now made of me
The weather vane will say...
It smells like rain today

God took the stars and he tossed 'em
Can't tell the birds from the blossoms
You'll never be free of me
He'll make a tree from me

Don't say good bye to me
Describe the sky to me
And if the sky falls, mark my words
We'll catch mocking birds

Lay your head where my heart used to be
Hold the earth above me
Lay down in the green grass
Remember when you loved me

sabato 23 giugno 2012

Con una rosa

Probabilmente è anche questione di gusti, come quasi tutto del resto.
E come per i vini, così per la poesia non sono di certo uno dei massimi esperti del settore... tuttavia quando ne assaggio uno particolarmente buono, o ne sento una che sa conficcarsi nel cuore in profondità e con stile, lo e la so riconoscere.


Con una rosa hai detto
vienimi a cercare
tutta la sera io resterò da sola
ed io per te
muoio per te
con una rosa sono venuto a te

bianca come le nuvole di lontano
come la notte amara passata invano
come la schiuma che sopra il mare spuma
bianca non è la rosa che porto a te

gialla come la febbre che mi consuma
come il liquore che strega le parole
come il veleno che stilla dal tuo seno
gialla non è la rosa che porto a te

sospirano le rose nell'aria spirano
petalo a petalo mostrano il color
ma il fiore che da solo cresce nel rovo
bianco non è il dolore
rosso non è l'amore
il fiore solo è il dono che porto a te

rosa come un romanzo di poca cosa
come la resa che affiora sopra al viso
come l'attesa che sulle labbra pesa
rosa non è la rosa che porto a te

come la porpora che infiamma il mattino
come la lama che scalda il tuo cuscino
come la spina che al cuore si avvicina
rossa così è la rosa che porto a te

lacrime di cristallo l'hanno bagnata
lacrime e vino versate nel cammino
goccia su goccia, perdute nella pioggia
goccia su goccia le hanno asciugato il cuor

portami allora portami il più bel fiore
quello che duri più dell'amor per sé
il fiore che da solo non specchia il rovo
perfetto dal dolore
perfetto dal suo cuore
perfetto dal dono che fa di sè

Con una rosa hai detto
vienimi a cercare
tutta la sera io resterò da sola
ed io per te
muoio per te
con una rosa sono venuto a te

bianca come le nuvole di lontano
come la notte amara passata invano
come la schiuma che sopra il mare spuma
bianca non è la rosa che porto a te

gialla come la febbre che mi consuma
come il liquore che strega le parole
come il veleno che stilla dal tuo seno
gialla non è la rosa che porto a te

sospirano le rose nell'aria spirano
petalo a petalo mostrano il color
ma il fiore che da solo cresce nel rovo
bianco non è il dolore
rosso non è l'amore
il fiore solo è il dono che porto a te

rosa come un romanzo di poca cosa
come la resa che affiora sopra al viso
come l'attesa che sulle labbra pesa
rosa non è la rosa che porto a te

come la porpora che infiamma il mattino
come la lama che scalda il tuo cuscino
come la spina che al cuore si avvicina
rossa così è la rosa che porto a te

lacrime di cristallo l'hanno bagnata
lacrime e vino versate nel cammino
goccia su goccia, perdute nella pioggia
goccia su goccia le hanno asciugato il cuor

portami allora portami il più bel fiore
quello che duri più dell'amor per sé
il fiore che da solo non specchia il rovo
perfetto dal dolore
perfetto dal suo cuore
perfetto dal dono che fa di sè


Vinicio Capossela - Con una rosa

L'onironauta

Il casco che ho in mano è nero, ha una finitura satinata, la visiera scura. La moto è sportiva ma non esasperata nelle linee... è arancione, probabilmente giapponese, 4 cilindri, a occhio da 200 cc l'uno. Salgo, accendo il motore premendo un pulsante e avverto una pacata aggressività nascosta tra le pieghe di quel suono pastoso, baritonale e accomodante. Non riesco a ricordarmi quando ho preso la patente, non so neppure se quella moto è mia o meno, ma non importa. Scendo verso la strada, allontanandomi dal muro bianco di recinzione di una grande villa. Oltre quel muro, enormi alberi proiettano la loro ombra sull'asfalto. Il colore delle foglie e la forma dei rami suggerisce che potrebbero essere ulivi, ma sono altissimi e più slanciati. Fa caldo, ingrano la prima marcia e sento il vento caldo avvolgermi. Accelero, la strada è sgombra e l'asfalto è nero e liscio. Le curve sono docili, i pendii delle colline dolci e io assaporo ogni piega dosando la giusta quantità di gas, mai esagerando, godendomi lo spettacolo del cielo azzurro che filtra tra i rami degli alberi e il profumo delle foglie che si intrufola nel casco.

Diventa improvvisamente sera, cade addosso al sogno come un pesante drappo di velluto blu scuro, e mi trovo a bordo della mia auto. E' ancora nuova, come 10 anni fa, e sto guidando su una delle vie principali della città, semideserta. Cerco di andare piano, ma l'auto continua accellerare come un cavallo imbizzarrito, e io provo a controllarla giocando con lo sterzo e con il cambio, ma finisco ogni volta contro un muro. Gli schianti sono violenti, rumore di lamiere piegate, vetri infranti e schegge di muro che picchiettano sul parabrezza. Ogni volta prendo fiato, faccio una piccola retromarcia, e provo a rimettermi in strada, prestando la massima attenzione alla pressione del mio piede sul pedale.
L'illusione di governare finalmente l'auto dura solo pochi secondi: il motore sale ancora di giri, vertiginosamente, io provo a lasciare il pedale ma è tardi e di nuovo uno schianto, questa volta sul lato opposto della strada. E ancora, e ancora, prima a destra, poi a sinistra. Io non sono ferito, non sento dolore, ma il mix di frustrazione e rabbia e impotenza per non riuscire a tenere l'auto in strada è soverchiante.

La città finisce, e l'auto sembra tornata ad essere docile. Guido su una strada di campagna che ho percorso mille volte, ma i pioppeti ora sono mangrovie. La luna nel cielo è piena e illumina l'asfalto lucido, tanto che potrei quasi guidare a fari spenti. C'è un ponte che passa sopra un canale di irrigazione, una sorta di piccolo fiumiciattolo dove da piccolo andavo a pescare assieme al mio più grande amico. E' scomparso quando aveva solo 20 anni, e ogni volta che attraverso quel ponte penso a lui.
Di fianco al ponte, prima dell'inizio della foresta di mangrovie, c'è una bettola con un grande portico sul fronte, illuminato da insegne al neon colorate. Ceres, Bacardi, Corona, Marlboro, i colori vibrano nella notte. Grossi insetti svolazzano e si friggono dentro un'enorme trappola elettrica, emettendo scariche blu. Entro. Dietro il bancone un gigante di colore sta pulendo alcuni bicchieri. Cammino sulle assi di legno. Una ragazza mulatta è seduta su uno sgabello, il gomito appoggiato vicino ad un bicchiere. Mi invita a sedere accanto a lei. Dal bicchiere esce un vapore lattiginoso che mi ricorda da vicino le finte pozioni di Zio Tibia, effetti speciali da film di serie B. Le chiedo cos'è quell'intruglio, mi risponde che è Kleren. Ne ordina uno anche per me, lo bevo. Il sapore è buono, dolce e non troppo alcolico, ma la testa inizia a girare. Non tanto, solo un po'. Allunga la mano e la appoggia sul mio ginocchio. I jeans sono sporchi di sangue, forse è il mio. Forse non mi sono accorto che nell'incidente in auto in realtà...
La ragazza ha occhi verdi bellissimi, mi chiede se mi va di divertirmi. Appoggio la mia mano sulla sua e la ringrazio per l'offerta, ma ora devo andare. Dove vai, mi chiede, sta con me. Ma mi sono già alzato... pago l'intruglio con alcune monete enormi, sembrano dobloni, ed esco.
Salgo nell'auto, che ora sembra non aver mai avuto incidenti, lucida come appena uscita dalla concessionaria. Vi si riflettono sia la luna che le insegne del locale. Un enorme granchio, con un corpo del diametro di almeno trenta centimetri e zampe e chele lunghissime è aggrappato alla maniglia e si muove lento, con piccoli scatti tipici di quelle creature che ho sempre trovato vagamente aliene. E' rosso scuro sopra, biancastro sotto. L'idea di toccarlo con le mani per spostarlo da li mi da il voltastomaco, e sento il sapore di quel liquore voodoo risalire dalle viscere. Provo coi piedi ma non riesco, poi con un ramo strappato alla mangrovia più vicina. Ci si aggrappa, lo lancio a qualche metro di distanza. Che schifo. Finalmente salgo in auto.
Squilla il telefono, mi chiedo chi possa essere a quest'ora della notte. Quando lo prendo in mano, la chiamata è già stata accettata. E' una videochiamata, vedo il fondo di una stanza. L'inquadratura è dal basso. C'è una pianta sulla sinistra, e una abat-jour sul fondo diffonde una calda luce ambrata. La ragazza entra nell'obbiettivo, sembra stia sorridendo ma non ne sono sicuro... si sta spogliando, forse va a farsi un bagno o una doccia. Intravedo il seno, si accarezza piano. Poi lo stringe, con più forza, facendo scivolare le dita sui capezzoli. Non so se chiudere o meno la chiamata. La conosco? Credo di si. Anzi, decisamente si... Se non sta facendo apposta non è leale, dovrei forse avvertirla, chiudere subito la chiamata e... ma è bellissima.
Con la coda dell'occhio noto un movimento sotto il portico del locale. Appoggiato allo stipite della porta c'è l'enorme barista, le braccia muscolose incrociate sul petto. La parte inferiore del suo corpo è ancora umana, mentre quella superiore ora è.. un pesce. Mi osserva, o così mi pare, dai due enormi pozzi neri, inespressivi ma allo stesso tempo placidi, che sono i suoi occhi.
Esce anche la bella mulatta, sta fumando una sigaretta. Si appoggia all'altro stipite, un rapido cenno di intesa con l'uomo pesce, e poi si gira verso di me. Con la mano libera solleva un altro bicchiere di quell'intruglio, come a brindare alla mia salute, e mi fa l'occhiolino.  Il fumo del kleren le scende lungo il braccio, lo seguo con lo sguardo, si dissolve poco prima di toccare le logore assi del pavimento.
Sento una risata divertita, dal suono cristallino. Viene dal telefono. Riesco a vedere per una frazione di secondo la ragazza, ancora nuda, in ginocchio davanti alla telecamera. La sua mano si avvicina all'obbiettivo, clic, nero, è ora di svegliarsi.


lunedì 18 giugno 2012

Di puglia, di edera e di finestre su cortili


Vedete questa foto? Forse non è un gran che, ma ritrae un istante di assoluta perfezione... mi trovavo nella campagna pugliese a poche centinaia di metri dal mare, in una giornata splendida, respirando il profumo di quegli arbusti cotti dal sole e la brezza che arrivava dalla costa, sentendo sulla pelle ogni raggio sparato da quella enome palla di idrogeno infuocata che brucia a 150 milioni di km da noi, pronto ad intrufolarmi in un rudere pericolante per scattare foto in compagnia forse dell'unica persona sulla faccia della terra che avrei voluto con me in quel momento.

Un momento in cui mi sono sentito finalmente lontano da quella melanconia che mi marca stretto da tempo, e che di giorno riesco solitamente a tenere a bada... mentendo anche un po' a me stesso, ma chissenefrega, tanto è il mio subconscio che fa tutto.
Poi ritorna. Mi succede più spesso di mattina presto, quando mi trovo ancora tra il sonno e la veglia, oppure poco prima di andare a letto... i pensieri iniziano ad aggrovigliarsi ed ad arrampicarsi come edera su un muro che una volta era solido come la roccia, mentre adesso avverto pericolosamente in bilico.

Il tempo che scivola via troppo velocemente, i miei genitori che invecchiano tra mille preoccupazioni che non meritano, nuove rughe sul mio viso che sorride poco, l'incertezza del lavoro, l'assenza di alternative... è come se tutta la realtà di fronte a me stesse appassendo, ed io con lei. E quello che mi fa sorridere (amaramente) è che si tratta di cose assolutamente normali, capitano a tutti e a molti capita di molto peggio...di questi tempi poi. E allora perchè diamine mi faccio schiacciare da queste banalità?!

“Hai bisogno di una vacanza Ste.” Aveva ragione chi me lo diceva, e in cuor mio lo sapevo bene... ho temporeggiato giusto un paio d'anni poi ho ceduto. Eh ho i miei tempi, lo so, e se ci aggiungiamo che ultimamente è il portafoglio a dettare il ritmo degli svaghi... ci siamo capiti.

Ad ogni modo era vero, avevo bisogno di quella vacanza, e ho goduto di ogni singolo chilometro percorso su quelle strade dissestate, e di ogni respiro. Ho perfino resistito alla tentazione di eliminare fisicamente due o tre animatori del villaggio, quindi dovevo essere particolarmente rilassato, a livelli quasi tibetani.

Poi, una sera, un pittoresco figuro a metà strada tra un imbonitore televisivo, una macchietta di paese e un indovino da luna park, dopo avermi venduto una bottiglia di liquore artigianale niente male, inizia a parlare di economia, di vita, di sentimenti, di segni zodiacali (!), di come dovrebbero andare le cose, a fare domande... e ci sono cose che so bene, le ho imparate a memoria, le ho minuziosamente tatuate su ogni neurone, tuttavia quando le senti hanno ancora la stessa forza, e i pensieri ricominciano ad arrampicarsi sul muro assieme a tutto il resto.

Col tempo ho imparato a rialzarmi più velocemente e a continuare a far finta di nulla, ma certo la cosa funziona se chi ti sta di fianco non ti conosce come le sue tasche e percepisce le variazioni della forza in modo quasi sovrannaturale (questo si che non è leale, altrochè scattare foto "a tradimento", di nascosto come il tizio de La finestra sul cortile).
Mi auguro solo di essere stato “un dito ar culo” il più breve tempo possibile... in caso contrario, spero mi perdonerà.

La vacanza è finita, il rientro nel mondo reale è stato tutto sommato meno scioccante di quanto pensassi, e in questi giorni l'edera sembra non essere così ansiosa di arrampicarsi di nuovo sul mio muro, anche se credo si tratti solo di una tregua. Vedremo.

Nel frattempo continuo a fare sogni assurdi che tanto assurdi non sono, con Freud che se la ride sotto i baffi, accontentandomi per ora di osservare tutto, un po' anche la mia vita, come il James Stewart voyeur nel Film di Hitchcock di cui sopra, anche se sicuramente con molta meno classe, e con qualche bicchiere da whiskey vuoto in più sul tavolo.


venerdì 1 giugno 2012

Spettri

Mentre mi allontanavo da loro, da casa, guidando attraverso la campagna su strade buie e deserte, la strana e cupa sensazione che ho provato per tutta la giornata si è fatta più forte, più densa. La luna era offuscata da un velo di umidità che le dava un'aria spettrale, e gli alberi ai bordi della strada, con le loro fronde cadenti stracariche di foglie, sembravano troppo neri in lontananza, e troppo vicini all'auto quando gli abbaglianti arrivavano ad illuminarli, quasi come volessero... si, esattamente come in quel racconto di King. L'aria dolce che filtrava dal finestrino semiaperto sapeva, non chiedetemi come faccio a saperlo, di Lousiana e di paludi sconfinate.
Suggestioni filmiche, suggestioni letterarie... sono stanco, e quando capita spesso quei mondi si rovesciano nel mio.
Il terremoto, le distanze, gli anni che volano, le incertezze... mi hanno sfiancato. Vado a letto, sperando di riuscire a dormire.

Meno male che domani, con un po' di fortuna e un po' di altro, so che mi verrà naturale sorridere. Ma questa è un'altra storia...

lunedì 28 maggio 2012

Lei ha il Jack

Di lingue straniere e dure, di "connessioni" che saltano per ricomparire senza preavviso, dannate loro... di sensualità e di sesso, di dipendenza e di forza d'animo. Perchè a volte ne serve, di forza...




She gave me the Queen
She gave me the King
She was wheelin' and dealin'
Just doin' her thing
She was holdin' a pair
But I had to try
Her Deuce was wild
But my Ace was high
But how was I to know
That she'd been dealt with before
Said she'd never had a Full House
But I should have known
From the tattoo on her left leg
And the garter on her right
She'd have the card to bring me down
If she played it right

She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack
She's got the Jack

Poker face was her name
Poker face was her nature
Poker straight was her game
If she knew she could get you
She play'd 'em fast
And she play'd 'em hard
She could close her eyes
And feel every card
But how was I to know
That she'd been shuffled before
Said she'd never had a Royal Flush
But I should have known
That all the cards were comin'
From the bottom of the pack
And if I'd known what she was dealin' out
I'd have dealt it back

She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack, And who knows what else?
She's got the Jack, yeah, yeah
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack
She's got the Jack
She's got the Jack
She's got the Jack, Ooh, was a bad deal, Jack
She gave me the Jack hey
She's got the Jack, She's got the Jack, She's got the Jack
Ooh, can't ya tell?
She's got the Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack
She's got the Jack, She's got the Jack
She's got the Jack, She's got the Jack
You Never know! She's got the Jack
She's got the Jack, She's got the Jack
She's got the Jack, and it hurts!
She's got the Jack
She's got the Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack, Jack
She's got the Jack
AAAAAAAAAAAAH!

AcDc - The Jack

Another night in London (2012)

Amici veri
Una città vista, assieme, quando eravamo poco più che ragazzi
Uno di noi ora vive la
E siamo volati a Stansted, a trovarlo
Per ritrovarci.
E ci siamo riusciti, come sempre.

Set #1


Set #2


Set #3


Set #4


Set #5


Set #6

domenica 20 maggio 2012

Way on downsouth... London town




You get a shiver in the dark
It's raining in the park but meantime
South of the river you stop and you hold everything
A band is blowing Dixie double four time
You feel alright when you hear that music ring

You step inside but you don't see too many faces
Coming in out of the rain to hear the jazz go down
Too much competition too many other places
But not too many horns can make that sound
Way on downsouth way on downsouth London town

You check out Guitar George he knows all the chords
Mind he's strictly rhythm he doesn't want to make it cry or sing
And an old guitar is all he can afford
When he gets up under the lights to play his thing

And Harry doesn't mind if he doesn't make the scene
He's got a daytime job he's doing alright
He can play honky tonk just like anything
Saving it up for Friday night
With the Sultans with the Sultans of Swing

And a crowd of young boys they're fooling around in the corner
Drunk and dressed in their best brown baggies and their platform soles
The don't give a damn about any trumpet playing band
It ain't what they call rock and roll
And the Sultans played Creole

And then the man he steps right up to the microphone
And says at last just as the time bell rings
'Thank you goodnight now it's time to go home'
And he makes it fast whith one more thing
'We are the Sultans of Swing'

Sultans of Swing - Dire Straits - 1978

martedì 15 maggio 2012

Fuliggine

Mentre facevo trasloco, ho ritrovato un portachiavi peluche fatto a fiore, vecchio di 10 anni... mi sono accorto che premendo un petalo dice "I love you".
Un fugace ricordo della persona che me l'aveva regalato, una impercettibile palpitazione ventricolare, e poi di nuovo tutto spento. Risate, amore, lacrime, sesso, progetti... è incredibile come la polvere si depositi anche sul cuore, nascondendo tutto sotto una coltre di fuliggine grigia.
O forse è un processo del tutto naturale... tutti i fuochi che si spengono, anche quelli più luminosi, alla fine diventano polvere.
Eppure mi sembra strano che di tutte quelle emozioni, e di tutto quel dolore, non sia rimasto dentro di me nient'altro che un'eco sbiadito.

sabato 12 maggio 2012

Tu cosa vuoi da me? [Elegia]

C'è caldo, ma la indosso ugualmente come un mantello questa sera...

Avevo una passione per la musica di ruggine
nerastra tinta a caldo di caligine
metropoli
le tentazioni andavano e venivano
cosa farò di me?

guidavo nella notte ferma immobile
friabile
venivo da una valle dove annuvola
nell'umido
sentivo sulle spalle un bel solletico
tu cosa vuoi da me?

lasciando alla mia infanzia
ogni ingenuità sensibile
l'amore è uno stregone, un fuoco
isterico magnifico
carezza di una mano che semplifica
cosa sarà di me?

l'abbraccio adulto in un silenzio
scenico visibile
l'incendio è la stagione
delle tenebre bellissime
avevi fatto in aria un incantesimo
tu cosa sei per me...

Paolo Conte - Elegia

giovedì 10 maggio 2012

Ignoranza da weekend

Credo di aver bisogno di una sana dose di ignoranza da pre-weekend, moderatamente sguaiata, al sapor di alcool e al profumo di benzina, come quella del protagonista di un film d'azione di serie B, o di un disco dei Fu Manchu.



sabato 5 maggio 2012

Hurts

You don't lie awake at night like I do.
Cause you don't feel the way I feel about you.
You don't know how much this whole thing hurts me.
Cause you don't cry, cause you don't need me now, cause you don't want me now.
You don't want me, cause you don't love me. That's what kills me.
You don't lie there wishing you could kiss me.
I bet you don't even miss me.
You don't know how much this whole thing hurts me.
Cause you don't cry, cause you don't need me now, cause you don't want me now.
You don't cry, cause you don't need me now, you don't want me.
You don't want me, you don't love me. That's what kills me.
How long will my heart wait?
Each night I pray to be with you.
How will long will this heart ache?
Until the day you love me too.
Well you don't cry, cause you don't need me now, cause you don't want me now.
You don't want me, cause you don't love me. That's what kills me.
You don't lie awake at night like I do.
Cause you don't feel the way I feel about you.

Chris Isaak - You don't cry like I do


giovedì 26 aprile 2012

Distorsioni [Müller-Thurgau & sogni]

Ora di pranzo, esco da casa dei miei per tornare al lavoro, dopo essermi scolato quasi senza accorgermene mezza bottiglia di vino bianco. La testa mi gira, ma è una sensazione piacevole, di benessere diffuso che si irradia dallo stomaco fino alle estremità degli arti. Nessuna voglia di salire in auto, nessuna voglia di accedere il motore e rimettermi in strada per ficcarmi di nuovo in quell'ufficio. Fa caldo e mi tolgo la giacca mentre con una mano cerco le chiavi.
Di fronte a me vedo di nuovo casa mia. Come in un gioco di specchi, quello che credevo essermi lasciato alle spalle me lo ritrovo davanti. Mi giro, e la casa è ancora li, quindi quella che ho davanti deve essere qualcos'altro. Seguo il sentiero di porfido che taglia in due il giardino rigoglioso, attraverso il porticato della nuova casa ed entro.

Dovrei trovarmi in soggiorno, e invece quella che vedo davanti a me è una grande stanza a pianta rettangolare, col pavimento fatto di logore assi di legno, pressochè vuota e immersa nella penombra afosa del pomeriggio. Le imposte semichiuse lasciano entrare pochi raggi leggermente polverosi che si posano sul corpo di lei. Coricata su quello che sembra essere un divano senza schienale o forse un letto moderno, le lunghe gambe rivolte verso l'ingresso e verso di me. Dorme, e non indossa nulla fuorchè una sottile collana che pare d'argento. Brilla dei riflessi del sole. Mi avvicino facendo piano, più piano che posso. Osservo le labbra semichiuse, quasi un sorriso, il seno pieno, ben tornito, i capezzoli rosa, il suo respiro tranquillo, il sesso liscio e curato tra le gambe lievemente aperte. Il cuore inizia a battere più forte e l'eccitazione aumenta assieme al desiderio di baciare quella pelle di sentire il suo sapore sulle mie labbra. Mi rendo conto di essere nudo al suo fianco, e in quel momento - come se fosse in dormiveglia - la sua mano inizia ad accarezzarmi piano la gamba, salendo fino a stringermi dolcemente per avvicinarmi a lei. Amore o puro desiderio... i miei sensi e i miei sentimenti sono totalmente obnubilati, non so più distinguere i confini tra l'oceano in tempesta e la terraferma, e forse non voglio. Voglio solo vivere ogni singolo miliardesimo di secondo di questa cosa, correndo il rischio di schiantarmi sulla scogliera.

La stanza ora è vuota, sono di nuovo vestito e lei è scomparsa. La luce che penetra dalla porta d'ingresso è abbacinante, sento un rombo d'aerei in lontananza. Un rombo cupo, pesante, di cargo che volano bassi. Esco nel giardino e guardo nel cielo azzurro e senza nuvole, le carlinghe e i motori ad elica degli Hercules luccicano nel sole diretti a Nord. Sono tanti, quindici forse venti, e volano in formazione perfetta, lenti come enormi tartarughe d'aria. Più in alto, sfrecciano uno dopo l'altro tre velocissimi caccia, disegnando scie bianche alle loro spalle che poco a poco si dissolvono lasciando solo l'eco del feroce fischio dei reattori. Sta per succedere qualcosa di drammatico e al telegiornale non hanno detto niente. Non ne sapevano nulla? O l'hanno fatto per non scatenare crisi isteriche e panico nella popolazione?

Davanti ai miei occhi vedo la barchetta di carta che ho fatto qualche giorno fa, quella con scritto Titanic sulla fiancata. Come in un film in stop motion di Tim Burton, dal ponte si lanciano nel mare immaginario tanti piccoli omini stilizzati, disegnati con la biro blu sul fianco della barca. Che strano, volevo disegnarli davvero ma non l'ho fatto... gentile il mio cervello a prendere l'iniziativa. E li ha anche animati.

Mi siedo nel giardino di casa, con la barca di carta tra le mani mentre gli aerei sopra di me contunuano a solcare il blu. Davanti a me, nel prato, c'è qualcosa di lucido, cheratinoso e viscido che si muove...  sono insetti, una brulicante onda fatta di vermi, formiche, ragni e coleotteri avanza nella mia direzione. Siete venuti per me ragazzi? E' già ora di portarmi di sotto? Il primo verme inizia a salire sulla scarpa. Ok accomodatevi, ma fate avere questa barchetta ai miei. Non è un gran che, ma pur sempre un ricordo.
Forza, fate quello che dovete fare, tanto avevo finito.

[Strani, certi sogni pomeridiani]


Edna Million in a drop dead suit
Dutch pink on a downtown train
Two dollar pistol but the gun won't shoot

I'm in the corner in the pouring rain
16 men on a deadman's chest
And I've been drinking from a broken cup
2 pairs of pants and a mohair vest
I'm full of bourbon; I can't stand up.

Bloody fingers on a purple knife
A flamingo drinking from a cocktail glass
I'm on the lawn with someone else's wife
Come admire the view from up on top of the mast

Hey little bird, fly away home
Your house is on fire; your children are alone


sabato 14 aprile 2012

Perchè io ho occhio per certe cose

Ufficio, tardo pomeriggio, rientro da un appuntamento.
Ho fatto vedere un appartamento ad una ragazza madre, che lavora come donna delle pulizie. Una bella ragazza mediterranea attorno ai trent'anni.

"Sai capo? Quella mi sembra proprio una brava ragazza, secondo me come inquilina per la signora x è perfetta. Avrà pure un lavoro precario, ma a me pare davvero una ragazza a posto."
"La conosco. Abitava non lontano da me."
"Davvero? E che ne dici?"
"Dico che è stata arrestata per spaccio di droga l'anno scorso. Era sul giornale, ne hanno parlato per alcuni giorni... credo abbia anche ferito un poliziotto, con un coltello."
"Ah"

Mi guardo la punta delle scarpe, in silenzio per qualche secondo.

"Beh capo, meglio dell'altra volta comunque no?"
"L'altra volta quale?"
"L'altra volta quando ho affittato quel bilocale alle due prostitute cubane (coinvolte tra l'altro in un traffico d'armi a Bari) credendo che fossero due bariste part-time."


Watson? Passami la pipa grazie...


venerdì 13 aprile 2012

Black flowers



Children lying in there beds.
Just remember what your mother said.
Don't you worry, don't you cry.
Little black flowers grow, in the sky.
In the sky.

Make a promise, cross your heart.
Kings vow that we'll never part.
Sign in blood and hope to die.
Little black flowers grow, in the sky.
In the sky.

And I believed you.
I believed you when you said you would be mine.

Tell me mother, will I die.
Yes my child and so shall I.
And never know the reason why,
little black flowers grow, in the sky.
In the sky.

And I believed you.
I believed you when you said you'd cried,
believed you when you said you'd try,
believed you when you said you loved me too.

Chris Isaak - Black flowers

domenica 8 aprile 2012

Das Modell - Kraftwerk

Non avrei mai pensato di dirlo di un pezzo elettronico e cantato in tedesco,  ma la trovo splendidamente malinconica. Già...



Gute Nacht

venerdì 6 aprile 2012

Però non sono un nerd

Semplicemente:
  1. Uso il computer per lavorare, e dicono che me la cavo
  2. In certi ambiti tendo ad essere perfezionista, e se una cosa non è come io intendo dovrebbe essere, finisco per percorrere "I quattro passi del sentiero dei pruni in fiore e della furia cieca", che sono
    • Leggero disappunto
    • Tensione crescente con smorfie e tic nervosi
    • Rilassamento zen con pausa al te verde
    • Esplosione di rabbia incontrollata
  3. Non mi piace darla vinta a chiunque senza lottare
Succede che qualche mese fa mi trovo costretto a comprare un notebook. Lo uso per lavorare, mi serve una macchina abbastanza potente, ergo -sempre con un occhio al risparmio- mi oriento su un modello che ha le caratteristiche che mi servono. Siamo un pelo sotto i mille euro (gasp).
Leggo infinite recensioni, confronto con altri notebook, rapporto prezzo-prestazioni ottimo.... ok, lo compro.

Primo smacco: non mi fanno il finanziamento perchè servirebbe la dichiarazione dei redditi, e io non ho pensato di portarla con me. E sono a Verona. Il tizio mi guarda con una faccia da "Se non riesci a comprare questo, ne abbiamo di più economici".

Scatto d'orgoglio, trattengo un vaffanculo, e con tutto l'aplomb e la tranquillità dell'uomo che sa e soprattutto può gli dico "Ah va bene, pago tutto subito e siamo apposto così." Ci rimane quasi male e questo mi da un enorme piacere, anche se inizio a sentire un forte bruciore al culo e no, non era stata la cena mexi del giorno prima.

Esco col notebook, lo provo la sera stessa, figo, monitor buono, potente quanto basta, risoluzione folle 1920x1080, e ok che faccio grafica ma qui forse ho esagerato: vi assicuro che su un 15 pollici quella risoluzione costringe ad avere le diottrie di un falco ipermetrope per riuscire a centrare le icone col mouse.

Però qualcosa non va. Disappunto in arrivo, sono già quasi al Passo uno del Sentiero... ma non ho ancora individuato da dove arrivi questo disagio. Poi scrivo qualcosa con wordpad. Sbaglio le letttere. Ok, penso, dovrò abituarmi alla nuova tastiera. Scrivo ancora. E sbaglio di nuovo. Passo due e Passo tre.
Ok, ok calma Stefano, proviamo domani ti va? Si dai, vai a letto adesso.

Il giorno dopo installo un gioco, si usano i tasti per comandare l'azione. E allora capisco.
E' la tastiera. Una tastiera di merda. Ma veramente di merda. Schiacci i tasti e flette tutta, si curva come una banana alla minima pressione, e i pulsanti hanno una forma che tende a far scivolare le dita a destra o a sinistra della lettera che volevi digitare. Passo 4.

Finito di tirare pugni al mio personale panda da percorsse (scherzo), vado su google, scopro che siamo in tanti ad avere questo problema, trovo video esplicativi su come risolverlo, cerco su ebay, trovo su ebay, compro su ebay, mi vengono -come sempre- i dubbi da acquisto avventato su ebay, fingo di ignorarli, e aspetto. Aspetto. Aspetto.

Dopo 30 giorni dall'acquisto, arriva il pacco dalla Gloriosa Repubblica Popolare Cinese. Lo apro, verifico, e poi procedo.

Pacco Cinese

Tastiera di merda obbiettivamente inutilizzabile (e per un portatile da quasi 1.000 euro... sono cose che fan girare le scatole)

Sventriamo il portatile, ma dolcemente

Finalmente, una tastiera seria. E stranamente con tutti gli accenti al posto giusto e nessun ideogramma stampigliato al posto della ò o della ì

Finalmente: ora ho il notebook che volevo. E posso tornare a chiudere il furore nel mio vaso di pandora. 

 

mercoledì 28 marzo 2012

Stamattina mi si è rotta la rete del letto -crash- e sono caduto, randomly mi trema il lato dx del collo/faccia, la dermatite ha deciso di venirmi a fare gli auguri di buona primavera, di sera non riesco più a lavorare perchè probabilmente ho finito le scorte di energie, da due mesi che corro come un cretino per un cliente col Q.I.  di un cercopiteco (Chlorocebus pygerythrus) e per due euro di provvigione e...
E niente, in questo momento mi sto bevendo una tisana alla camomilla nella quale ho pucciato due dico due siore e sssiori pastiglie di valeriana.

Vediamo se mi rientrano gli artigli da Wolverine.
Dovessi addormentarmi mentre guido, sappiate che è stato bello, mi mancherete.

giovedì 22 marzo 2012

domenica 18 marzo 2012

Solo musica, grazie



Il sesso è la consolazione che si ha quando l'amore non basta.
Gabriel García Márquez - Memoria delle mie puttane tristi

venerdì 16 marzo 2012

Io volevo solo che la giornata mi scivolasse addosso


In ufficio, seduto alla scrivania, osservo il mondo al di la del vetro antisfondamento della vetrina. I portici, con il tranquillo viavai di un giovedì mattina di fine inverno, e oltre i portici la strada, con le auto che viaggiano sotto un sole timido alla rassicurante velocità di cinquanta chilometri all'ora. Le cose, le persone, perfino la luce del sole che si riflette sulle carrozzerie dei suv e delle utilitarie...sembra tutto coperto da un velo grigio, stanco.

Non ho  voglia di vedere nessuno, non ho voglia di alzare il telefono per chiamare quel cliente viscido, e non ho neppure voglia di sentire la vecchia signora snob con 3 cognomi... voglio semplicemente continuare a guardare quel mondo grigio senza pensare a nulla, e lasciare che il tempo scorra.

Poi entrano, sono 5: lui, lei, e tre figli esagitati di circa 3, 7 e 9 anni. I bambini si aggrappano alla tenda, si lanciano sulle poltrone, il padre in tuta da ginnastica rosso fuoco, ultima moda tra i killer della mafia russa penso, parla tre quarti napoletano stretto e un quarto in italiano, e mi chiede se abbiamo appartamenti. Certo, rispondo. La moglie, vestita come per una serata in discoteca, indossa minigonna inguinale, incurante della forme non proprio da modella, collant coprenti e stivali neri scamosciati, trucco perfetto, i denti della stessa sfumatura di nero del mascara, guarda il marito e non dice nulla. Lavora solo lui, e ne sembra orgoglioso... 4 persone a carico, mi chiedo quale cliente pazzo vorrà mai affittargli il proprio appartamento. Credo nessuno. Prendo tempo, gli dico che le chiavi di quel quadrilocale mi arriveranno domani. Mamma e papà mi danno la mano, una stretta fiacca, nel sorriso di lui leggo pura incoscienza, quella che deve aver governato la sua vita dal giorno che è nato, mentre in quelli di lei vedo... non vedo niente, in realtà. La cosa non mi stupisce più di tanto. Li guardo uscire con i tre figli al seguito. Sono tre bei bambini, vispi e curiosi, sorrido alla bambina con le trecce che si gira a guardarmi prima di chiudere la porta.

Poi entra un ragazzo marocchino, deve lasciarmi dei documenti, parcheggia momentaneamente il camioncino dei rifiuti davanti l'ufficio, questione di pochi secondi, giusto il tempo di fare le 2 fotocopie.

Mentre inserisco i fogli nella grossa multifunzione suona il cellulare, è ragazzo africano che era venuto in ufficio il giorno prima, cercava casa. Mi chiede qualcosa in un italiano solo abbozzato, forse capisco di più se parla direttamente in swahili o in fulani e sono tentato di dirglielo, ma trattengo sia risata che domanda.

Un'ombra alla vetrina, un vecchio rompicoglioni -inquilino del palazzo- sta guardando dentro, vede il ragazzo marocchino che attende le fotocopie ed entra minaccioso.
Dico all'africano al telefono che lo richiamo, sta per succedere qualcosa. Il vecchio si scaglia sul marocchino e gli dice che deve togliere di mezzo il suo camion di merda, lui deve passare con l'auto, cazzo, e poi esce in fretta e furia.
Poso il telefono, tranquillizzo il ragazzo che non ha quasi capito cosa sta succedendo, e seguo lo stronzo. Hei, scusi un attimo, gli dico. Mi pianta gli occhi rabbiosi in faccia, i denti giallastri serrati, aspetta che io attacchi. Lo accontento e mi avvicino, gli dico di piantarla, il ragazzo se ne va subito, non c'è bisogno di aggredire la gente a caso. Ribatte che la strada non è... ma non lo lascio finire, gli punto l'indice in mezzo agli occhi e gli dico stai zitto e levati dal cazzo immediatamente. Sembra capire, se ne va senza dire una parola, viola di rabbia.
Rientro e mi scuso col ragazzo, gli do le fotocopie, mi saluta e schizza via sul camioncino bianco pieno di rifiuti.

Dopo alcune ore, mi chiama una ragazza, si esprime in un italiano cortese ed elegante,  cerca un appartamento in affitto e ha visto un nostro annuncio di qualcosa che le suona interessante. Le chiedo le credenziali, mi dice che non ha la busta paga, ma che il suo lavoro di escort le permette di pagare senza problemi parecchi mesi in anticipo, anche 12. "E' un problema?" mi chiede... e mentre le dico "Non credo signorina" sorrido nel pensare che la persona meno problematica con la quale ho parlato oggi è una prostituta.

Finalmente è sera ed esco, affronto la rotonda che mi porta verso casa e sul ciglio della strada vedo Lucian, un ragazzo rumeno al quale ho affittato un appartamento pochi mesi fa. Cosa ci fa li? E' un bravo ragazzo, ma ha perso il lavoro, non riesce a pagare l'affitto, e se non salda al più presto le sue pendenze probabilmente tra meno di un mese gli arriverà lo sfratto.
Se ne sta li, sul ciglio della strada, forse aspetta qualcuno, si guarda attorno smarrito. Ho provato una pena enorme per lui... e mi è venuta in mente la scena che ho visto ieri sera, sulla strada di campagna che faccio per andare dai miei.

C'era una lepre, in piedi sul ciglio del canale, paralizzata. Alle sue spalle un enorme trattore avanzava lento. Stava arando la striscia di terra a ridosso del fossato, dove probabilmente il leprotto aveva la sua tana. E quell'animale se ne stava li, incapace di muoversi, terrorizzato da quel  frastuono assordante, schiacciato tra i fari della mia auto e quelli del trattore, e senza più un posto dove andare.


Io volevo solo che la giornata mi scivolasse addosso.



Dire Straits - When it comes to you

venerdì 9 marzo 2012

Atomi e vita

Come ha detto un carissimo Amico, concetto banale nella forma, ma colossale nella sostanza.



"Il fatto più sorprendente è sapere
che gli atomi che compongono la vita sulla Terra
gli atomi che costituiscono il corpo umano
sono riconducibili ai crogioli che hanno cucinato elementi leggeri
facendoli diventare elementi pesanti, nel loro nucleo
a temperature e pressioni estreme.

Queste stelle, quelle di massa elevata
divennero instabili alla fine dei loro giorni
collassarono e poi esplosero spargendo le loro interiora arricchite attraverso la galassia
viscere composte da carbonio, azoto, ossigeno
e tutti gli ingredienti fondamentali della vita stessa.

Questi ingredienti diventano parte di nubi di gas
che condensano, collassano, creano la successiva generazione di sistemi solari
stelle con pianeti orbitanti, e questi pianeti ora contengono gli ingredienti della vita stessa.

Così, quando guardo il cielo notturno
e so che sì, siamo parte di questo universo
siamo in questo universo, ma forse il fatto più importante
è che l'Universo è in noi.

Quando rifletto su questo fatto, volgo i miei occhi al cielo
molte persone si sentono piccole perché lo sono e l'Universo è enorme
ma io mi sento enorme, perché i miei atomi provengono da quelle stelle.

C'è un livello di interconnessione.
E questo è proprio ciò che desideriamo dalla vita, vogliamo sentirci in relazione, vogliamo sentirci rilevanti,
vogliamo sentirci partecipi allo svolgimento delle attività e degli eventi che ci circondano.
Ed è esattamente ciò che siamo, soltanto per il fatto di essere vivi..."


“...When I look up at the night sky, and I know that, yes, we are part of this Universe, we are in this Universe, but perhaps more important than both of those facts is that the Universe is in us. When I reflect on that fact, I look up many people feel small, ’cause they’re small and the Universe is big, but I feel big, because my atoms came from those stars...”


--
La famosa risposta dell'astrofisico Neil deGrasse Tyson alla domanda posta da un lettore del Times, nel 2008: "Qual'è il fatto più sconvolgente che le va condividere con noi, relativamente all'Universo?"

martedì 6 marzo 2012

Riflessioni di una mente poco riposata

Promemoria per non dar via di testa totalmente
  1. Bere meno caffè e/o Redbull
  2. Non giocare ossessivamente a videogame immersivi (i.e: Assassin's Creed, ambientato tra Gerusalemme e Damasco nel 1200 circa) fino a notte fonda
  3. Non fare aperitivi della durata di 4 ore e ad elevato (eccessivo) tasso alcolico con gli amici
  4. Non mettersi in macchina dopo aver fatto aperitivi del tipo indicato al punto 3
  5. Dopo il punto 4, evitare di andare a fare la spesa di sabato pomeriggio, quando le corsie dei supermercati brulicano di persone come i vicoli di una Damasco medievale, perchè altrimenti possono succederti cose come quelle indicate al punto 6
  6. Ovvero che potresti incontrare una donna col chador e con un velo che le copre parte del volto, e questa donna potrebbe guardarti con uno sguardo innocuo e curioso ma tu, stanco, stressato,  suggestionabile* e non totalmente lucido, potresti scambiarlo per uno sguardo losco e di sfida, e allora potresti, dico potresti, a causa di riflessi condizionati alterati, vedere per una frazione di secondo te stesso nell'atto di sguainare la spada che tieni nel fodero, pronto ad eliminare il nemico lottando all'ultimo sangue per le strade polverose di una città immaginata. Tra una pila di cartoni di latte e il banco dei salumi.
* quando sono stressato, spesso le suggestioni offerte da odori, colori ed immagini mi colpiscono con più forza di quando non lo sono... figurarsi aggiungendo poi punti 2 e 3.

lunedì 5 marzo 2012

Aspettando l'estate


Difficile spiegare cosa significhi per me questa canzone di Chris Rea, quale intero mondo di emozioni e sentimenti riesca a risvegliare. Qualcosa di troppo intimo forse, e se come dice King a volte "le parole immiseriscono", preferisco non dire nulla.
Mi godo la sua voce roca e calda, e il dolce e malinconico paesaggio disegnato dalle note della sua chitarra "slide".



Look deep into the April face
A change is clearly taking place
Looking for the summer

The eyes take on a certain gaze
And leave behind the springtime days
Go looking for the summer

This ain't no game of kiss and tell
The implications how you knew so well
Go looking for the summer
The time has come and they must go
To play the passion out that haunts you so
Looking for the summer

Remember love how it was the same
We scratched and hurt each others growing pains
We were looking for the summer

And still I stand this very day
With a burning wish to fly away
I'm still looking, looking for the summer

Chris Rea - Looking for the summer

sabato 3 marzo 2012

Dormi con me



Heavy head and harbour mine
Red soaked cloud at my blood shot eye
The faithful scatter, they're running away
Along for the ride
With all of my shame
Now I need someone
Oh sleep with me, sleep with me
Dark night coming won't you, sleep with me
Those feral girls will suit me more than
Gloss from drugstore magazines
Their werewolf teeth flicker and gleam
You're someone who saw the same way I see at the
Turn of a century
Skip thin dimes on sheets of ice
Got my eyes on you
You got your eyes on me
The angels have scattered, swearing to god
The albatross dies in a firing squad
I need someone
Ah, sleep with me
Sleep with me
Dark night fallin', come on, sleep with me
Heavy head and asphalt blind
Gift horse pissed in my bloodshot eye
Dead dream on beyond stares
The ambulance crawl
The siren I hear and I
Find me anywhere
The faithful scatter, running away
Along for the ride, when all of my shame
Cause I need someone
Oh you're looking at me, I've got my eyes on you
Mmmhmm
The world, is falling away
Mmmhmm
It's a dark night

Mark Lanegan - Sleep with me

mercoledì 29 febbraio 2012

Lady luck e qualche riflessione

Mi trema l'occhio da qualche giorno.
L'orecchio sordo -in attesa di visita specialistica da otorino della mutua- questa sera mi fa dannare con acufeni ad alta frequenza... sembra che ci sia dentro la squadra nazionale di fischietto che si allena per i prossimi mondiali.
Devo dare brutte notizie a persone che non lo meritano. Credo.
In banca sto facendo surf sul filo del baratro.
Ai miei non va molto meglio.
Per qualche motivo non riesco a gestire decentemente e a godermi il tempo libero, che sta diventando sempre più solo il tempo che sta tra una giornata di lavoro e un'altra giornata di lavoro.
Però sta arrivando la primavera (e ne respiro il profumo a pieni polmoni)
E' ora di riprendere a fare un po' di sport. Magari anche tennis, se riesco a convincere qualcuno a seguirmi.
E sto facendo sogni molto cinematografici, chissà che non ne tiri fuori qualche racconto.
Quindi non va così male, no? Bisogna sapersi accontentare, in periodi come questi... però ecco, una botta di culo ogni tanto non mi spiacerebbe.
Anche JJ Cale è daccordo...



Lady luck, please just listen to me
Mistress of fantasy
Send a dream my way
Can you come and make my day
Lady luck, elusive as you are
You're just a fleeding star
You never hit the sky
With you I seem to fly
Lady luck, hold on to my hand
I'm standing on shifting sand
I'm a dreamer don't you know
Lady luck, just don't let go
Lady luck, hard as it may seem
When you pass out all your dreams
Could you keep me in your mind
I'd like to see you one more time

Lady Luck - JJ Cale

sabato 25 febbraio 2012

Trittico (Rammstein - De Pedro - Fleet Foxes)

Capita che, per una serie di motivi, brani apparentemente slegati tra loro trovino un senso nel mio continuum emotivo...



Rammstein - Mein herz brennt



DePedro - Don't leave me now



Fleet Foxes - The Shrine / An Argument

venerdì 24 febbraio 2012

Derek e la zingara

Interno ufficio, pomeriggio, nessuna telefonata di possibili clienti da 2 giorni circa. Fuori: sole primaverile, tepore e vita, dentro: pessimismo e fastidio.
Entra una zingara panzuta, età indefinita tra i 30 e i 60, armata di vassoio di piante da vendere (con ogni probabilità rubate), e con la nochalance di chi è abituato ad entrare senza chiedere permesso.


"Buonsciorno bel ragazu. Che bello ufficio, meravilia."
"Buongiorno a lei, e grazie, mi dica."
"Tu compra piante grazie."
"Non prendo niente, mi spiace. Niente piante."
"Ma allora dammi offerta, uno, due euro."
"Non credo lo farò"
"Daaaami oferta, no ti costa nientu."
"A parte che lo so io se mi costa o no, niente offerta. Però se vuoi ti do i nomi di un paio di fabbriche che assumono."
"No fabrica non me vuole. Due euro dai, ti lascia pianta bella che regali a tua donna"
"Mi spiace signora, ma no, niente pianta e niente offerta."
"Ma bel ragazu, io sono poverina..."
"E neppure io sono messo bene signora, quindi arrivederci."
"Tu sa che se dio vede che tu fa opera buona lui da te tanta fortuna!"
"Signora?"
"Si?"
"Dio non esiste, e se esiste è un pezzo di merda, arrivederci."

Interno ufficio, pomeriggio, la zingara esce maledicendomi. Credo più per l'euro che non ha intascato che per il mio attacco al signore barbuto col triangolo in testa.


p.s: la considerazione finale non rappresenta forse al cento per cento il mio pensiero, ma anche se un po' brusca (sic), ne è comunque una buona approssimazione.



mercoledì 22 febbraio 2012

Il cielo, la luna, e bang supersonici

Un paio di giorni fa ero seduto vicino alla finestra della mia camera da letto, mentre riflettevo su come archiviare quella montagna di documenti bancari, assicurativi e di lavoro che si accumula con ritmo sempre costante sulla mia scrivania. Non ce la farò mai, non sarò mai così ordinato da riuscirci.
All'improvviso un rumore familiare eppure quasi dimenticato cattura la mia attenzione, e cerco  fuori dalla finestra, in alto, nello spazio di cielo blu tra la casa dei miei e     quella dei loro vicini.
Era un jet militare, volava a quota relativamente bassa, diretto a nord... e nella frazione di un secondo quel fragore quasi supersonico ha letteralmente aperto nella mia memoria un baule di ricordi... e forse non era neanche un baule, ma di un grosso fustino di Dixan in polvere,  quello nel quale da piccolo raccoglievo tutti i miei Lego. Una collezione di preziosi mattoncini di plastica, bianchi, neri, blu e rossi, e di piccoli ometti col casco,la testa gialla e piccole bombole dell'ossigeno sulla schiena, che profumavano inevitabilmente di detersivo, e coi quali costruivo i miei mondi e le mie avventure a cavallo tra gli anni 70 e 80.

E quindi un po' come succedeva a Proust con le sue Madeleine, a me è successo con un F16. Oggi  è raro che capiti, ma in quegli anni sopra le nostre teste sfrecciavano spesso caccia militari, immagino a causa delle tensioni Italia-Iran e probabilmente  anche al fatto che non erano ancora successi abbastanza disastri aerei in zone abitate.

E ricordo ancora benissimo i boati -emozionanti- di quando i jet abbattevano il muro del suono, e le strisce bianche di condensa lasciate nel cielo, e quando assieme ad alcuni amici facevamo a gara a chi notava più dettagli di quegli aerei dalle carlinghe a volte argentate, a volte dipinte in verde mimetico, che "sfioravano" (così immaginavamo, senza allontanarci troppo dalla realtà in effetti) a velocità incredibili i tetti delle nostre case , togliendoci il fiato ogni volta.

E sognavo di volare anche io, e creavo mondi fatti di cieli vastissimi, di spazio, di missili col marchio USAF stampigliato sul fianco, di astronauti esploratori e viaggi intergalattici,mondi fatti di puro stupore, di curiosità infinita... non c'era ancora alcuna traccia di quella violenza che avrei conosciuto qualche anno dopo per colpa dei famigerati, amati cartoni animati giapponesi.

Era una curiosità di bambino, innocente, verso un mondo che avevo conosciuto attraverso le illustrazioni USA anni 50 e 60 dell'enciclopedia "I quindici" che mamma e papà mi avevano comprato quando avevo appena 4 anni, attraverso i fotogrammi di Spazio 1999 visti in bianco e nero sulla tv della nonna, e  alle istruzioni di montaggio delle mie piccole astronavi Lego... quella Luna silenziosa, quelle sue dune grigie e immoti, lo spazio nero, vastissimo, puntellato di piccole stelle.

E nelle giornate d'estate, mi coricavo nel giardino e guardavo la luna azzurrina nel cielo, appena visibile, e mi chiedevo se lassù ci fosse qualcuno, mi chiedevo se forse realizzando finalmente quel mio progetto di astronave fatta di cartone e ali di polistirolo, avrei mai potuto raggiungerla.
Ma nell'odore al Dixan di quel ricordo ci sono i anche miei genitori, allora ancora giovani, forti e bellissimi, mia mamma con i capelli lunghi e mio padre con i suoi muscoli abbronzati, c'era la nostra casa in costruzione, un cantiere pieno di scavi e buche e mucchi di sabbia, e odore di calce e cemento, e c'era il cane dei miei zii, biondo, furbo e compagnone che ci veniva a trovare spesso, c'era la sensazione strana ed esaltante di trovarmi in un posto nuovo, che da li a qualche mese sarebbe diventato la mia casa.
E poi il profumo di mobili, alcuni nuovi e altri improvvisati, il sapore del primo toast mangiato per cena, io, mamma e papà, seduti su poltrone in vimini da giardino che per qualche anno sono state il nostro salotto.

Quel profumo di detersivo e il frastuono dei reattori sono il mio punto di contatto con un periodo fatto di speranze e di cose che nascevano, dove tutto sembrava infinito eppure raggiungibile, e puro come una mattina di primavera.
E anche se so che in un modo o nell'altro succede a tutti, mi chiedevo quando è successo che ho smesso di guardare il cielo con quegli occhi.

Eppure, mentre giocavo con photoshop per creare la copertina di queste righe, mi sono accorto che io la Luna la vedo ancora così... con quell'omino rosso col pianeta dorato sul petto, che sorride.

lunedì 20 febbraio 2012

Willing...



I been warped by the rain, driven by the snow
I'm drunk and dirty don't ya know, and I'm still, willin'
Out on the road late at night, Seen my pretty Alice in every head light
Alice, Dallas Alice

I've been from Tuscon to Tucumcari
Tehachapi to Tonapah
Driven every kind of rig that's ever been made
Driven the back roads so I wouldn't get weighed
And if you give me: weed, whites, and wine
And you show me a sign
I'll be willin', to be movin'

I've been kicked by the wind, robbed by the sleet
Had my head stoved in, but I'm still on my feet and I'm still... willin'
Now I smuggled some smokes and folks from Mexico
Baked by the sun, every time I go to Mexico, and I'm still

And I been from Tuscon to Tucumcari
Tehachapi to Tonapah
Driven every kind of rig that's ever been made
Driven the back roads so I wouldn't get weighed
And if you give me: weed, whites, and wine
And you show me a sign
I'll be willin', to be movin

Little Feat - Willing

venerdì 17 febbraio 2012

Naked in front of the Computer



You must be missing something
Keeping me dumb and hot
What'd I say? I'm empty.
And I'm sending it back to you

Naked in front of the computer - Faith no more

sabato 4 febbraio 2012

Sofferenza elettrica

Pensavo di scrivere un semplice status su facebook, ma avrebbe avuto una connotazione leggera (come molti degli status che posto) e che sarebbe stata poco in linea con quello che ho provato guardando questo filmato (lo trovate più sotto).

Mi sono imbattuto in questo video su un blog a tema tecnologico che visito di quando in quando, inserito nella categoria che un mio "altrove compare" chiamerebbe cazzetterie.
Quindi un qualcosa di divertente, sul quale ci si dovrebbe fare una risata, un filmato che potrebbe andare in onda in programmi preserali fatti per famiglie che consumano i loro sofficini bevendo tavernello e coca cola davanti alla tv.

Eppure, io guardandolo, ho provato sofferenza. Vera, e disturbante... ed è folle, lo so. Folle perchè sto semplicemente vedendo una vecchia lavatrice col motore spinto al massimo da una -supopongo potente- unità elettrica esterna, e che man mano che passano i minuti si rompe, sempre di più. Come è ovvio che sia.

Eppure quella telecamera fissa sul soggetto, il sibilo del motore che ruota sempre più velocemente, gli intervalli tra uno stacco e l'altro, il silenzio prima di un nuovo impulso elettrico, la lavatrice che inizia a perdere pezzi, e poco a poco si deforma, con l'oblò che si apre e si chiude istericamente come una bocca che chiede aiuto ma non riesce a prendere fiato, e il rumore sempre più assordante... non mi è piaciuto per niente, non ci ho trovato niente di comico, o di anche semplicemente curioso.
Mi è semplicemente sembrata una tortura, gratuita, violenta, senza senso.
Un bambino che strappa le ali a una farfalla, un uomo bendato e legato su una sedia in un carcere di Guantanamo in attesa della prossima scossa elettrica, una cavia da laboratorio con lunghi aghi cromati infilati ovunuqe... sono queste le immagini che mi ha in qualche modo restituito il mio subconscio, e per quanto mi dica "ma è solo una lavatrice, cazzo", non riesco a trovare meno atroci questi fotogrammi.

E non mi si venga a fare il paragone con i bambini che muoiono di stenti nelle "repubbliche" centrafricane, o i video di reali torture inflitte ad esseri umani... sto male anche quando vedo quelli, non preoccupatevi. E' che quello che ho visto attraverso quei fotogrammi è più sottile, è qualcosa al quale ero meno preparato, o visivamente abituato, e forse per questo motivo è riuscito (assurdamente, ripeto) ad entrare più in profondità.

E può darsi che ultimamente mi trovi ad essere, per vari motivi, particolarmente, eccessivamente sensibile, ma... in questo momento sto pensando che utilizzerei questo video per uno spot di Amnesty International, e credo che non sarei l'unico a coglierne l'anima. Un'anima gratuitamente violenta, che non mi è piaciuta per niente.