martedì 29 aprile 2008

Ma che stronza...

cupofSTFUStorie di vita da programmatore (parola grossa ma tant'è..)

Avevo avuto modo di conoscere il soggetto qualche tempo fa. Collaboratrice di un mio cliente.
Statura media, sguardo ottuso nascosto dietro occhiali con montatura seriosa da donna manager scassacazzo, capelli pettinati con lo spazzolone del cesso, abbigliamento casual che sarebbe stato bene a qualsiasi ragazza tranne che a lei, voce mascolina, mai un sorriso in mezz'ora di conversazione, neppure abbozzato.

Sapevo che sarebbe stata un osso duro.

Riporto un breve estratto dalla conversazione su chat Skype di oggi.
Nota: Il quasi non utilizzo della punteggiatura da parte di lei rispecchia fedelmente il suo modo di parlare: atonale, scialbo e tuttavia condito da un pizzico di supponenza.

La tizia sosteneva che un software da me realizzato...

Stronza: Ciao. Ci sei (il punto di domanda mancava. Era un imperativo: ESSICI)
Derek: Si, ciao ci sono. Dimmi!
Stronza: Non va
Derek: Ehm, non va cosa?
Stronza: Non va il programma. Ieri andava e adesso non va
Derek: Ah ok. E' il programma 1 o il programma 2?
Stronza: Se non lo sai tu che l'hai fatto
Derek: No, dico, è quello con le icone colorate o è quello con i testi in grigio? Sono due programmi diversi e non so quale stai usando
Stronza: Quello grigio
Derek: Quello coi testi in grigio vuoi dire?
Stronza: Ma si, quello. Non va
Derek: Bene, adesso dimmi: cosa non va in particolare?
Stronza: Eh non funziona. Schiaccio ma non parte
Derek (ho perso la pazienza già 5 righe fa ma resisto): Schiacci dove di preciso? E intendi col tasto enter o col mouse
Stronza: non ho il mouse, ho un portatile
Derek: Ok, ma i portatili se non hanno il mouse hanno comunque un touchpad...
Stronza: Questo portatile no, è nuovo. (Aaaarghhh). E comunque i pc li so usare bene anche senza mouse. (non avevo dubbi)
Derek: Va bene dai, ho capito che il problema non è il mouse
Stronza: Come ti dicevo prima, il problema è del programma, il mouse non c'entra niente. Il pc è nuovo quindi il problema è del software.
Derek: Beh non è detto, sai ci possono essere mille variabili che..
Stronza: ... (silenzio radio eloquente... pensa che io sia un incapace)
Derek: Domanda: quando hai digitato i dati d'accesso avevi il maiuscolo attivato?
Stronza: Cosa c'entra?
Derek: Beh, i campi di login sono "case sensitive" e..
Stronza: No sono "username e password"
Derek: Si esatto, "username e password". Intendevo che... insomma, "case sensitive" non erano i nomi dei campi ma è un termine che indica che fanno differenza tra maiuscolo e minuscolo
Stonza: Minuscolo
Derek: Minuscolo cosa? (Adesso faccio lo stronzo io)
Stronza: Ho detto che i dati li ho messi dentro in minuscolo
Derek: Ok, allora hai fatto correttamente. Poi cos'hai visto?
Stronza: Che non funzionava niente. Ho visto lo schermo tutto nero e ho dovuto spegnere il pc
Derek: Spegnere?!
Stronza: Eh per forza, se no come facevo a riprovare? (Mi mancavano le forze per dirgli che sarebbe bastato chiudere e riaprire explorer)
Derek: Guarda, secondo me è il pc nuovo che ha qualche impostazione strana, che da qui non riesco a verificare perchè a me funziona tutto
Stronza: Ma è nuovo, non potete fare un programma che non va su pc nuovi (Ma brutta figlia di putt...)
Derek: Anche il mio pc è nuovo ma qui funziona quindi..   
Stronza: Beh vuol dire che sul tuo pc hai qualcosa di strano
Derek: Senti fai una prova: hai altri pc li nei paraggi? Anche nuovi?
Stronza: Si...
Derek: Prova ad usare il software da quei PC e poi mi dici. Se funziona allora il problema è sul tuo portatile. Sappimi dire ok?
Stronza: Ciao (Nè si, nè grazie... solo ciao... ma vaffanculo va... )

Il programma ovviamente funzionava, il problema era del suo PC... ma quel maledetto cesso di donna stronza, ignorante e presuntuosa non mi ha richiamato .

Ma dico io, quanta gente incompetente, scortese ed arrogante (inspiegabilmente mi vien da dire, visto che non ne ha veramente d'onde) c'è al mondo?!

giovedì 24 aprile 2008

Leonard Cohen - Traduzione di "The Future"

Di questa canzone, "The future", ne avevo parlato qualche post fa... i test (duri, poetici, profetici) mi hanno colpito parecchio, e quindi ne riporto qui una traduzione fatta al volo.
La canzone, se volete, la trovate nella sezione "multimedia", vicino al banco dei whiskey e quello delle sigarette (che prima o poi dovrò iniziare a fumare, non mi va di vivere esageratamente a lungo).



Leonard Coehn - The future

Datemi indietro le mie notti spezzate
Lamia stanza piena di specchi, la mia vita segreta
Sono ormai solo, qui
Non c'è più nessuno da torturare
Datemi il controllo assoluto
Su ogni anima vivente
E giaci al mio fianco, bambina
E' un ordine!
Datemi crack e sesso anale
Prendete l'ultimo albero rimasto
E ficcatevelo su nel buco
Della vostra cultura.
Datemi indietro il muro di Berlino
Ridatemi Stalin e St. Paul
Ho visto il futuro, fratello
E' omicidio.

Le cose stanno per sfuggirci di mano, in ogni direzione
Non ci sarà nulla
Nulla che potrai più misurare
La tempesta, la tempesta del mondo
Ha superato la soglia
E ha rovesciato
Le nostre anime

Quando dicevano pentiti, pentiti,
Mi chiedo cosa volessero dire
Quando dicevano pentiti, pentiti,
Mi chiedo cosa volessero dire
Quando dicevano pentiti, pentiti,
Mi chiedo cosa volessero dire

Non mi conoscerai dal vento,
mai, non l'hai mai fatto
Sono il piccolo ebreo
Che ha scritto la Bibbia
Ho visto le nazioni nascere e crollare
Ho sentito le loro storie, le ho sentite tutte
Ma l'amore è l'unico motore della sopravvivenza

Al tuo servo, qui, han detto
Di dirlo chiaramente, freddamente
E' finita, non andrà
Più avanti di così
E ora le ruote del paradiso si fermano
E senti la frusta del diavolo
Tieniti pronto per il futuro,
E' assassinio.

Le cose stanno per sfuggirci di mano, in ogni direzione
Non ci sarà nulla
Nulla che potrai più misurare
La tempesta, la tempesta del mondo
Ha superato la soglia
E ha rovesciato
Le nostre anime

Ci sarà la rottura dell'antico
Codice occidentale
La tua vita privata esploderà senza preavviso
Ci saranno fantasmi
Ci saranno fuochi per le strade
E l'uomo bianco ballerà

Vedrai una donna,
Appesa a testa in giù
Il viso coperto dalla gonna caduta
E tutti i viscidi poetucoli
Circondarla
Cercando di somigliare a Charlie Manson
E l’uomo bianco ballerà


Datemi indietro il muro di Berlino
Ridatemi Stalin e St. Paul
Datemi il Cristo
Oppure datemi Hiroshima
Distruggi un altro feto ora,
A noi non piacciono i bambini, in nessun modo
Ho visto il futuro, fratello
E' omicidio.

Le cose stanno per sfuggirci di mano, in ogni direzione
Non ci sarà nulla
Nulla che potrai più misurare
La tempesta, la tempesta del mondo
Ha superato la soglia
E ha rovesciato
Le nostre anime

Quando dicevano pentiti, pentiti,
Mi chiedo cosa volessero dire
Quando dicevano pentiti, pentiti,
Mi chiedo cosa volessero dire
Quando dicevano pentiti, pentiti,
Mi chiedo cosa volessero dire

mercoledì 16 aprile 2008

Fanculo, brutto testa di cazzo!

Un monologo duro (e a mio avviso strepitoso), che firma l'inizio di un bellissimo film di Spike Lee: La 25ma ora, con Edward Norton.

Abbastanza in tema col mio umore direi anche!

p.s. in fondo, per i pigri, c'è il video.

"Sì…vaffanculo anche tu!
Affanculo io? Vacci tu!
Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita.
In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle.
In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina.
In culo ai Sikh e ai Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…puzzano di curry da tutti i pori; mi mandano in paranoia le narici… aspiranti terroristi, E RALLENTATE, CAZZO!
In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel.
In culo ai bottegari Coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica: sono qui da 10 anni e non sanno ancora mettere due parole insieme.
In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti; rubano, imbrogliano e cospirano…tornatevene da dove cazzo siete venuti!
In culo agli Ebrei Ortodossi, che vanno su e giù per la 47a nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del Sudafrica dell’appartheid.
In culo agli agenti di borsa di Wall Street Wall-Street-Layoffs , che pensano di essere i padroni dell’universo; quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita… e Bush e Chaney non sapevano niente di quel casino?! Ma fatemi il cazzo di piacere!
In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WorldCom...
In culo ai Portoricani: venti in una macchina, e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale… e non fatemi parlare dei pipponi dei Dominicani: al loro confronto i Portoricani sono proprio dei fenomeni.
In culo agli italiani di Benson Hurst con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi The-A-Rod-Gamble, sperando in un’audizione per I Soprano.
In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermesse e i loro carciofi di Calducci da 50 dollari: con le loro facce pompate di silicone e truccate, laccate e liftate…Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane!
In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa. E muovete le chiappe, è ora!
In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia!
In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti.
In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno, e poi gli alleluja degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville.
In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno. Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!
In culo a Jackob Elinsky, lamentoso e scontento.
In culo a Francio Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza.
In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia…maledetta puttana!
In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore: beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers.
In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.
No, no, in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l'hai buttato via, BRUTTO TESTA DI CAZZO!"




venerdì 11 aprile 2008

Un giochillo...

Nonostante sia restio a partecipare a "giochi"  di qualsiasi genere, e in particolar modo quelli che assumono le sembianze di simpatiche "catene di sant'antonio", su invito della pregevole Curlyz ho deciso di fare un eccezione.

Riporto brevemente le regole:

1. indicare il link di chi vi ha coinvolti  (done)
2. inserire il regolamento del gioco sul blog (done)
3. citare sei cose che vi piace fare  (aye)
4. coinvolgere altre sei persone (later)
5. comunicare l'invito sul loro blog (later).


Sei cose che mi piace fare:

Creare artworks, digitali in quanto è il mezzo che mi è più congeniale, e curarli il più possibile. In parte è anche il mio lavoro. E scrivere brevi racconti, di quando in quando...

Passare tempo con gli amici di una vita, in qualche modo insostituibili, e sparare cazzate inverosimili al limite (e oltre) del nonsense.
Fondamentalmente, come quando ancora tutti frequentavamo le scuole superiori, ovvero eoni fa.

Guardarmi un bel film al cinema. Ma adoro guardarmeli anche a casa, nel buio del salotto, gustandomi una pizza e una birra in relax totale.

Ascoltare musica a volume insostenibile mentre "sfreccio" in bicicletta sulle stradine di campagna, nei pomeriggi d'estate. Sentendo i profumi della natura, l'odore dell'asfalto bagnato dagli irrigatori, il gracidare delle rane, e naturalmente... le cicale.

Gustarmi un bel libro, sotto il portico di casa, con un po' di whiskey e la mia cagnolona che mi fa compagnia. E strimpellare la chitarra, sempre con cagnolona e whiskey hehe.

Guardare il cielo, di notte. D'estate, naturalmente. Perdermi tra le stelle e lasciar correre i pensieri. In quei momenti faccio anche senza musica, cosa decisamente anomala conoscendomi! :-)

Ho girato l'invito, anche per evitare accavallamenti e doppioni, a queste 3 personcine: Fosca, Meredith e elgabeau

domenica 6 aprile 2008

Tra il passato e il futuro

Qualche tempo fa ho scoperto una zona della mia città che non conoscevo e che mi ha affascinato incredibilmente.
Mi sono imbattuto in questo quartiere un po' periferico per caso, un giovedì, mentre cercavo disperatamente un parcheggio che fosse distante meno di 5km dal mio piccolo studio.
Giovedì a Mantova è giorno di mercato, e il parcheggio che utilizzo di solito è pieno dalle 8 in poi con auto praticamente accatastate le une sulle altre, un macello.

Mantova è una città storica, vecchia e bellissima, che amo. Ma in questo quartiere l'atmosfera era diversa. Nessun antico portico invaso da vetrine luccicanti, nessuna chiesa maestosa, nessun viavai di gente col telefonino in una mano e la borsa di prada nell'altra.
Sembrava semplicemente uno scorcio di un piccolo paese fermo agli anni 50. La prima cosa che mi ha stupito era il silenzio. I suoni della città arrivavano ovattati e distanti. Una stradina, stretta e ciottolata, gira attorno al quartiere. A sinistra case dai muri solidi, finestre basse e grossi portoni, a destra alcune vecchie case disabitate e un lungo muro di cinta in mattoni rossicci, vecchi e rovinati dal tempo, ricoperti di rampicanti.
Di sera dalle finestre esce una luce gialla quasi da presepe, e camminando sul marciapiede puoi vedere dentro... piccole cucine con donne ai fornelli, tavole apparecchiate, bambini seduti sul tappeto a guardare la tv o giocare.

Una atmosfera particolare, anacronistica...e proprio per questo motivo mi ha affascinato.

L'altro giorno però ho notato che lungo gran parte del vecchio muro perimetrale c'erano transenne con segnali di pericolo. Al di la del muro vedo spuntare il braccio arancione di una ruspa. Tirava una brutta aria...

Torno alla sera per recuperare l'auto, e quello che vedo davanti a me è un paesaggio trasformato, devastato. Macerie ovunque, il tetto delle vecchie case divelto, le tegole sparse su cumuli di terra e pietra dai quali spuntavano simili a dita spezzate vecchi travi di legno.

Hanno tenuto in piedi, temporaneamente, solo la parte di muro che dava sulla strada.
Le vecchie finestre, ancora miracolosamente integre, nella penombra della sera sembravano occhi tristi, custodi fino a poche ore prima di un passato fatto di vecchie storie, suoni, odori e profumi, voci, forse musica. Di vite vissute all'interno di quelle mura.
Un passato che deve essere sgretolato per lasciare il passo al nuovo.

Non sono un reazionario, anche se un po' refrattario ai bruschi cambiamenti (questo lo ammetto).
E' naturale che nel tempo ciò che ci sta attorno sia destinato a mutare, e anche le stesse case distrutte l'altro giorno erano state probabilmente costruite 100 e passa anni fa sulle macerie di altre catapecchie.
Quello che però mi ferisce  è il senso di distruzione, di cancellazione del passato, di eliminazione dalla memoria che portano questi cambiamenti.

E' per quello che ogni qual volta mi capita di vedere vecchie foto, antiche mappe, della mia città o di altre, mi perdo ad osservarne i particolari, cercando di riconoscere quello che è rimasto uguale e cosa è cambiato, e in che modo.

Non si tratta di un interesse urbanistico, nè architettonico (nonostante trovi l'architettura una interessantissima "disciplina")...è un interesse viscerale che tocca cuore e cervello ma su altri piani...

Ma il fatto che, nonostante il mio lavoro, trovi più affascinante il passato rispetto al futuro è cosa probabilmente strana ma ormai assodata.

Passato e futuro.

In questo periodo della mia vita, un po' incasinato diciamo, mi capita spesso di pensare al passato, al presente e pure al futuro (futuro prossimo). Al mio personale e al futuro in generale che, datemi del menagramo, non vedo particolarmente roseo...

Il mio futuro prossimo potrebbe anche includere un radicale cambiamento di vita, con annesso spostamento della mia persona in una città lontana migliaia di km da qui, un'isola di cemento, acciaio e vetro circondata da mare e deserto e votata al business e al lavoro. Tra un paio di mesi andrò a vedere dal "vivo" com'è questa città, magari me ne innamoro.

Ma se mi conosco, probabilmente declinerò la proposta.
Accettare o rifiutare in qualche modo modificherà comunque la mia vita, lo so.
Qualcuno potrebbe dire che rifiutare significa dare un calcio alla possibilità di far fare un poderoso salto di qualità alla mia carriera, e ne sono cosciente.
Probabilmente il fatto è che quello che mi interessa veramente non è la carriera, ma la vita.
Purtroppo vita e lavoro sono indissolubilmente legate, per tanto che uno si sforzi di ammettere il contrario... e qui in Italia a lavoro (più che altro a retribuzioni) non siamo messi particolarmente bene, mi sembra chiaro.

Ciò nonostante l'idea di abbandonare, famiglia, amici, luoghi che amo in favore di una carriera sbrilluccicante e con ogni probabilità più prospera di quanto non si possa sperare qui, mi atterrisce un po'. Un po' tanto.

Non mi va l'idea di distruggere con la benna di una ruspa il mio passato, anche se fosse per costruirci sopra un futuro più moderno, più ricco, con più certezze... che importanza hanno queste cose se le puoi condividere solo con dei cammelli?!

A chi mi ha detto che manco di lungimiranza ho semplicemente risposto che lontano ci vedo, è solo che quello che vedo non mi piace.

Concludo con una canzone ritrovata per caso nei meandri dei miei archivi musicali, l'ho messa nel mediablog.
E' di Leonard Cohen, ed è intitolata appunto "The future". Apocalittica, ma molto bella....

Ci sono almeno due amiche speciali alle quali credo piacerà di sicuro (sempre che non la conoscano già!) :-)