domenica 30 dicembre 2007

Un ultimo post...

Una cara amica mi ha ricordato di un bellissimo "brandello" di uno dei libri elencati nel post precedente.
Si tratta del libro di King, e in particolare del racconto dal quale è stato tratto il film "Stand by me".

Stephen King - Stand By Me


"[...] Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, poichè le parole le immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finchè erano nella nostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero?
Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E potremmo fare rivelazioni che ci costano per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che abbiamo detto, senza capire perchè ci sembrava tanto importante, da piangere quasi mentre lo dicevamo.
Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare."


A presto,
Derek

sabato 29 dicembre 2007

I libri di Derek 2007

Stavo guardando la mia libreria ikea e mi dicevo "però, è bella piena eh?!"
C'è il ripiano dei CD che ha stranamente ancora un po' di posto libero, quello dei DVD è pieno, anzi sto addirittura facendo la seconda fila (che mi renderà impossibile raggiungere la prima, ma tant'è...)
.
E anche il ripiano dei libri è bello zeppo... Sono solo quelli letti negli ultimi anni, gli altri sono stati archiviati in soffitta, dentro grossi scatoloni, in attesa di una libreria più grande.
Mi sono messo a leggere i titoli, ed ecco una lista (non una classifica) di quelli che mi sono piaciuti di più. Quasi tutti letti nel 2007, da qui il titolo del post :-)

Arthur Golden - Memorie di una geisha:
Credevo fosse una palla incredibile di romanzone "rosa" e invece l'ho trovato fabuloso

Arthur Schopenhauer - L'arte di insultare & L'arte di ottenere la ragione:
Due piccoli manuali davvero divertenti, e conditi dalla solita arguzia del filosofo

Ernest Hemingway - Fiesta:

 Europa di inizio secolo e un gruppo di ricchi "amici" votati in qualche modo all'autodistruzione. Bellissimo

Ernest Hemingway - Per chi suona la campana:

Un capolavoro. Ambientato in spagna durante la guerra franchista.

Fabio Volo - Un posto nel mondo:

Simpatico, davvero. Si vede che è scritto da uno che per lavoro non fa lo scrittore ma tutto sommato è godibile. Per un trentenne è quasi impossibile non rivedersi in certe situazioni tratteggiate dall'autore.

Giorgio Faletti - Io uccido:
E' il primo di Faletti che leggo, e devo dire che a parte qualche caduta qua e la mi è piaciuto. Non è da tutti "reinventarsi" come ha fatto lui, e scrivere un romanzo di questo tipo richiede davvero parecchi sforzi. Complimenti

H.P. Lovecraft - Racconti - Oscar mondadori, 4 libri:
Non amo tutto l'horror, ma qui siamo di fronte al genio. Anche se scritti agli inizi del vecchio secolo, o forse proprio per questo motivo, i suoi racconti sono intensi, originali e riescono ad inquietare senza per forza ricorrere allo splatter.

Jack Kerouac - Sulla strada:
Ne ho parlato da poco. Un libro formidabile, il famoso "manifesto della beat generation", ma anche faticoso da leggere, richiede davvero impegno. Ma ne vale la pena!

James Ellroy - American Tabloid:

L'america degli anni 50/60 raccontata da uno dei più grandi giallisti e scrittori "neri" credo di sempre. Davvero bello bello bello in modo assurdo. Violento, complesso, intrigante e con uno stile riconoscibilissimo, lo stile Ellroy :-)

James Ellroy - L.A. Confidential:

Un altro capolavoro di Ellroy. Los Angeles, anni 40, poliziotti corrotti, sesso, Hollywood, eroi imperfetti. Amo quest'autore. Ah, ci hanno fatto anche un bel film anni fa!

Luther Blisset - Q:
Un bellissimo romanzo storico ambientato nel 1500 e rotti, in piena riforma protestante. Il protagonista, un anabattista, viaggia per tutta l'europa, cambia nome infinite volte e combatte la sua battaglia contro il potere della chiesa fino allo scontro finale col nemico giurato di sempre, una spia agli ordini del Papa.

Max Gallo - La notte dei lunghi coltelli:
Una sorta di cronaca romanzata degli avvenimenti che portarono, nel 1934, all'uccisione per mano di Hitler, Goering e Himmler, dei vertici delle Sturmabteilung.

Stefano Benni - Saltatempo:
Un bellissimo romanzo, surreale quanto basta, che racconta la vita di un ragazzino che cresce nell'italia a cavallo tra i 50 e i 60. Che detto così sembra niente di che, e invece...

Stephen King - Stagioni diverse (Stand by me):
Amo King, anche se ho qualche riserva su alcune ultime sue fatiche letterarie. Ma questa raccolta è favolosa, e il racconto più bello è forse "il corpo", dal quale è stato tratto il film Stand by me, ricordo di un'estate. E no, non è un horror. E' un racconto che tratta i temi dell'infanzia, dell'amicizia, dell'avventura, e lo fa in modo sorprendentemente dolce (soprendentemente per chi non conosce King hehe)

Umberto Eco - Baudolino:
Eco è un genio, non ci piove. Ma non è detto che un genio sappia anche scrivere e divertire, mentre lui ci riesce. E' un romanzo storico che narra le vicende di questo Baudolino (siamo attorno al 1200) un popolano come tanti, che riesce grazie alla sua fantasia e destrezza con le lingue a diventare prima consigliere ed amico di Federico Barbarossa e poi...

Umberto Eco - Il nome della rosa:
Riletto per la seconda volta, fantastico. Un poliziesco ambientato in una abbazia attorno a 1300. Alcuni frati che muoiono, una biblioteca misteriosa, e un frate francescano Inglese che ricorda Sherlock Holmes assieme a un benedettino che ricorda Watson, cercano di scoprire il colpevole. Stu-pen-do

Woody Allen - Effetti collaterali:
Sarà un ebreo nevrotico e complessato, ma mi fa morire. Anche quando fa il serio (Avete visto Match-Point? No? Guardatelo)

venerdì 28 dicembre 2007

Un appuntamento al buio


appuntamento al buioOggi ho ricevuto un invito a cena da un caro amico. Di solito se non ho impegni accetto, anche se con qualche riserva, fondamentalmente di carattere culinario: prepara spesso piatti improbabili e dai gusti decisamente.. non gustabili.

Le cose sono migliorate un poco da quando si è sposato, ma neanche troppo visto che ai fornelli vuole starci sempre lui!
Ad ogni modo, questioni culinarie a parte, stavolta ho rifiutato. Abita a una trentina di km da qui, c'è una nebbia che si taglia col coltello e a dirla tutta ho voglia di guardarmi un film in totale relax a casa!


Però averlo sentito mi ha portato alla mente un increscioso episodio risalente ad un paio di anni fa, e che vede coinvolti me, lui, quella santa (o pazza) donna che è ora sua moglie, e una ragazza sconosciuta.


Diciamo che era quel periodo dove il mio amico voleva farmi da agenzia matrimoniale. Visto che lui aveva trovato da poco la nuova fidanzata, non riusciva probabilmente a concepire il fatto che io non l'avessi, e per sistemare questa situazione per lui insostenibile provava con ogni scusa a "sottopormi" amiche e conoscenti.


E, per come sono fatto io, questo approccio che potrei definire con "conoscenza coatta di individui a caso" non è che sia proprio il massimo.


Quella sera il mio amico mi ha però trascinato in una trappola, dicendomi che a cena ci sarebbe stata un po' di gente, fornendomi accortamente informazioni plausibili su chi sarebbe venuto ecc. E ci sono cascato.


Questo è più o meno quello che è successo


Derek: Ue ciao G, come va? To, metti in frigorifero questa bottiglia, col dolce deve essere eccezionale


G: Oh grazie, la metto subito. Dai entra e togliti la giacca, gli altri stanno arrivando


Derek: Ok.


Entro e vedo un tavolo apparecchiato alla bell'e meglio, ricoperto da vassoi di tartine, ciotole con patatine, bottiglie di vino e bibite.
L'apparecchiatura era fuorviante, non si capiva quanti posti fossero stati preparati. Da qualche parte nel mio cervello una vocina diceva "4, sono 4 posti e basta cazzo, E' UNA TRAPPOLAAAAA"


Dovevo ascoltarla quella vocina, e invece ho visto i fonzies e non ho più capito niente.

Dopo qualche minuto arriva la ragazza di G.


Derek: Heila M, ciao!! Quanto tempo... allora, come va col tuo nuovo ometto, ti fa arrabbiare o lo stai tenendo in riga?


M: Hehe... he. No dai. (questa è stata più o meno la sua risposta. Sapete, era molto timida allora)


Derek: Beh, allora, ma i ragazzi arriveranno mica alle 10! Mi sa che il risotto tra poco sarà cotto e...


G: Beh dai, ti dico come stanno le cose. In verità stasera i L., A. e M. non ci sono. La cena con loro è la settimana prossima. Stasera invece viene una mia amica, S.


Derek: No dai cazzo, ma lo sai che a me...


G: ma dai, che problema c'è! Conosci una persona nuova, mica è detto che ci devi andare a letto subito no?


Derek: Non è questo il punto G, ziocantante, è che...


Non finisco la frase: G. Mi prende per il braccio e mi tira da una parte, lontano dalle orecchie della sua futura moglie


G: 'scoltam chi [Trad. dialetto locale: "Ascoltami un po'"], questa qua è una gran gnocca credimi. Ed è pure scrittrice! Cioè, non proprio. Lavora come assicuratrice ma scrive delle cose per conto suo e ha già pubblicato un racconto. E poi era scout con me ed è anche troppo simpatica. Ti fidi di me?!


Guarda se la sua ragazza sta origliando. No, via libera. Fa la faccia da cospiratore


G: E la sai una cosa? ha due tette così, secondo me è una quarta abbondante, sicuro.


Non sapevo se mettermi a ridere, incazzarmi o cosa


Derek: Scolta G. so che fai tutto questo per il mio bene, ma vedi, non credo sia la strada giusta...


G: Ma che cazzo dici, tho detto che è una gnocca da paura e ha due tette così e fai il difficile?


Derek: G, per quanto possa sembrarti impossibile, per me le dimensioni delle tette non sono un fattore determinante. E gli scout mi sono sempre stati sul cazzo, tu sei quasi una eccezione.


G: Senti, la tua ex era messa bene mi pare. E anche la tua ex ex, quindi non venirmi a raccontare cazzate sul "fattore determinante"


Derek: G pensala come vuoi, fatto sta che mi stai mettendo in una situazione del cazzo nella quale non vorrei assolutamente essere, e anche se le tue motivazioni erano nobili..


Suona il campanello. G va ad aprire


Derek: questa me la paghi G, ah se me la paghi!!!


Entra lei. Una ragazza appariscente, lunghi fluenti capelli rossi, minigonna e tacchi. Un po' timida forse. Gli attributi descritti da G c'erano tutti, nulla da obiettare. Però avrei voluto teletrasportarmi su plutone ugualmente.


G: S, ti presento Derek.


S: Ciao Derek, piacere


Derek: Il piacere è mio (sorridevo ma avrei voluto strangolare G, letteralmente)


G: Forza ragazzi, è pronto il riso, a tavola!


E così, eccomi al mio primo appuntamento al buio. Forzato.


Si è cenato, discusso del più e del meno e anche riso abbastanza... tutto sommato credevo peggio, sembrava una tranquilla serata in amicizia come tante altre. Ma mi illudevo.


Sul tavolo a fine cena, ancora prima del dolce, c'erano 2 bottiglie di vino rosso finite e una poco più che a metà, ed eravamo in 4. E la ragazza d G. è quasi astemia.


I conti son presto fatti, G e S erano amabilmente brilli, mentre M era solo allegra. A lei basta poco per sentirsi le gambe molli.


Io ero l'unico lucido, o comunque sufficientemente lucido per rendermi conto della piega grottesca, surreale, che stava prendendo il tutto.


M si alza e dice: ragazzi, io vi saluto che domattina mi devo alzare presto. Ciao!



Dentro di me pregavo che rimanesse, capivo che rappresentava in qualche modo il baricentro dell'equilibrio instabile della situazione. Se ne andò. E l'equilibrio, scusate il termine, andò a farsi fottere.


G: (guardando con gli occhi lucidini color lambrusco me e S, seduti dall'altra parte del tavolo) Beh, allora?


Derek: Eh allora mi sa che è un po' tardi anche per me, la giacca dove l'hai...


G: nono, siediti dai, dicevo... cioè, allora? Vi baciate si o no?!


Ragazzi, questa frase sembra presa da uno di quei vecchi telefilm, "Ai confini della realtà", e invece era reale.


Derek: Cosa?!? Va la, va la, mi sa che G ha bevuto un po' eh S, cosa ne dici?


Mi giro verso di lei e mi sta sorridendo un po' bevuta e un po' gattona...


Mi rigiro verso G, allibito.


G: Vedi, sei tu che trascendi sempre la norma... essù baciatevi dai. Se vuoi mi giro così non ti senti osservato.


A questo punto anche plutone sarebbe stato troppo vicino, vi giuro!!!


Mi giro di nuovo verso di lei ed era a non più di 20 cm da me con le labbra protese. L'intenzione era inequivocabile.


Non sapevo cosa fare, avrei voluto mandare a quel paese tutti ma mi dispiaceva per lei, mi sembrava una buona ragazza, ubriaca e un tantino "invadente", ma buona.


Ma non potevo baciarla, su dai, ma neanche alle scuole medie succedevano cazzate così. E poi bacio chi mi pare (e piace soprattutto), mica a caso, cazzo!


E così le ho messo un braccio attorno alle spalle, ruotandola delicatamente per deviare la traiettoria delle sue labbra, e dicendo a G che era ancora girato: Senti un po' G, magari per il bacio facciamo la prossima volta, non sarebbe galante baciare una ragazza al primo appuntamento no?


G Si gira, con la faccia di chi ce l'ha messa tutta per fare una buona azione ma che alla fine non ce la fa e dice: Ok dai, ma non sai cosa ti perdi!! (e fa l'occhiolino a lei).


Quella serata me la ricorderò per sempre, credo sia stata una delle più imbarazzanti e grottesche situazioni che abbia mai vissuto!


Chissà, forse quella ragazza non mi sarebbe piaciuta a prescindere, anche se l'avessi incontrata per caso (di solito sento una scintilla, o un rimescolio alla base dello stomaco, o un tuffo al cuore... con lei nulla di tutto ciò, con sommo dispiacere del mio premuroso amico), ma l'incontro a casa di G quella sera è quanto di più lontano possa esserci dall'idea di romanticismo, o almeno dalla mia idea di romanticismo.


Da quel giorno il mio amico ha pressoché smesso di presentarmi amiche e conoscenti. Ogni tanto ci riprova, ma a quel punto gli ricordo la "tremenda serata" e a quel punto alza le mani, affranto, e se ne va come il tenente Colombo quando esce di scena.


Scozia a Dicembre

La mia piccola sorellina abita lassù in Scozia da qualche anno, quasi tre. E un paio di settimana fa, assieme ai restanti 3/5 della famiglia, sono andato a passare qualche giorno da lei.

L'ultima volta che ero andato in Scozia non avevo visto poi molto, e ho pertanto deciso che era d'obbligo "vivere" un po' di più questi favolosi luoghi.
L'inverno non è forse la stagione più adatta per visitare la Scozia, il clima è diciamo "sufficentemente rigido", e piove sempre. E quando non piove nevica. Oppure tira vento peggio che a Trieste.
Ma forse è stato meglio così.. la forza degli "elementi" ha reso ancor più emozionanti i paesaggi che abbiamo visitato.
E così, dopo un paio di giorni passati tra Glasgow ed Edimburgo, via per strade e stradine in direzione Inverness, la "capitale" delle Highlands.

Alla fine del viaggio  (che ho vissuto da semi-malato per tutto il tempo, facendo colazione con aulin e vitamine), dopo quasi 1000 chilometri percorsi a tempo record , eravamo tutti stremati, ma vi assicuro che ne è valsa la pena!

Glasgow by night #1


Glasgow by night #2


Glasgow by night #3



Il castello di Edimburgo


Edimburgo



Edimburgo - Castle by night


In viaggio, fiangheggiando Loch Lomond e milioni di altri laghi


Stazione di servizio e market - Poi le Higlands e il nulla :-)


Un lago tra i millemila laghi scozzesi


Desolazione: chissà com'è contento il postino di questi qui...


Highlands #1


Highlands #2


Vicini a Fort William, direzione Inverness



Inverness - Fiume Ness



Le rovine di Elgin


Benvenuti a Twin Peaks



Nel nulla, nel cuore delle Highlands



Sempre nel nulla. Almeno 80 km di nulla



Le scogliere vicino a Stonehaven


Il porto di Stonehaven


Castello di Dunnottar #1


Castello di Dunnottar #2


Scogliere e mare del nord #1



Scogliere e mare del nord #2


Scogliere e mare del nord #3 (Sembra la pubblicità del Rockford :D)

mercoledì 26 dicembre 2007

[Racconto] La fuga

Nota: questa è la seconda revisione del racconto. La prima mi piaceva ma non mi convinceva fino in fondo. Prima ho ascoltato i consigli di mio fratello e di alcuni amici, e poi ho fatto di testa mia come sempre, ma ora mi convince molto di più.
Riporto alla fine il commento che la pregevole CurlyzTerron aveva scritto sul vecchio post... ;-)


nyc
La Fuga


[ Esterno, New York. 22 Dicembre, ore 19. Quattordicesima strada. C'è aria di Natale. Stanno cadendo i primi fiocchi di neve della stagione, le luminarie sono accese, e le luci calde dei negozi inondano i marciapiedi affollati. ]

Uomo (pensa): Dannazione che freddo. E mancano ancora 4 isolati. Ma perché io? Lo sapevano che oggi pomeriggio avrei dovuto prendere il volo per Parigi, che senso ha bloccare me quando uno qualsiasi dei loro tirapiedi poteva benissimo fare il lavoro?

[ Mentre cammina l'uomo osserva la folla che gli viene incontro. Una robusta signora un po' avanti in età cammina a passo decisamente spedito, quasi correndo. Tiene per mano un bimbo di circa 6 anni, e nell'altra una grossa borsa straripante di regali ]


Uomo (pensa): Vecchia patetica grassona. Guardala come si affanna per raggiungere l'autobus prima che riparta, con la fronte imperlata di sudore, rallentata dalla stupida zavorra di quei regali inutili e da quel piccolo impiastro di suo nipote.
E tutto per cosa? Con ogni probabilità tra pochi anni la sbatteranno in un fetido ospizio, il caro nipote andrà a trovarla solo per riuscire a strappare qualche centinaio di dollari dalla sua misera pensione per potersi procurare del crack e lei nel giro di poco creperà, sola, triste e abbandonata.

E pensare che potrei risparmiarle tutto questo dolore con così poco, davvero così poco...


[ L'uomo continua a camminare verso la sua meta. ]

Ancora un isolato e sarò arrivato. Il palazzo chiuso per restauri all'incrocio con la terza, vicino alla metro. Decimo piano. Attenzione, l'ascensore non va. Ottimo.

E mi chiedo ancora perché hanno scelto me. Cazzo, io non faccio queste cose da anni... io lavoro dall'alto, di precisione, nell'ombra. Sono un cecchino dannazione, non un fottutissimo macellaio.

E' sempre così con gli Italiani... Usano chili di tritolo per uccidere un coglione davanti a casa, rischiando di far saltare in aria tutto il vicinato, e quando basterebbe un picchiatore e  una vasca d'acido chiamano un cecchino. Coglioni.
Ma almeno pagano bene. Per meno di diecimila non mi sarei mosso. Ne hanno offerti ventimila. Mi sono mosso.
Con i cinesi mi trovo molto meglio, loro si che sanno riconoscere la professionalità e il valore di una persona. I migliori però sono i russi... con loro si fanno veri affari d'oro. Adoro Mosca! L'adoro, veramente!

[ Mentre pensa, l'uomo raggiunge la meta. Il palazzo è vecchio e grigio, con impalcature sui due lati visibili dalla strada. Le finestre sono nere orbite vuote. La neve cade più fitta ora. L'uomo entra dalla porta di servizio, grazie alla chiave che i suoi committenti gli hanno fornito. Accende le luci di emergenza. Sale le scale. ]

Uomo (pensa): Queste scale sono un supplizio. Quando arriverò lassù sarò così stremato che non avrò più voglia di far fuori quel disgraziato.
Devo ricordarmi di chiedere a Josh perché il decimo piano, per quale masochistico motivo hanno portato il figlio di Benetti fino lassù. E perché l'hanno lasciato solo per più di 24 ore, cazzo.
E se si fosse liberato? E se fosse addirittura già scappato? Potrebbe essersi calato lungo le impalcature, e... Beh, se così fosse, col cazzo che lo ritrovano. Ah!

[ Raggiunge il decimo piano. Si appoggia al muro alcuni secondi per riprendere fiato. ]

Uomo (pensa): Non si sente nessun rumore. Vuoi vedere che lo stronzo si è liberato sul serio?

[ Estrae la pistola, si affaccia sulla stanza dove dovrebbe essere tenuto il figlio di Benetti. Non ci sono porte. I muri sono tutti a pezzi e "decorati" con scritte oscene e pseudo-murales di pessima fattura.
Entra.
C'è una sedia in mezzo alla stanza. E' rovesciata ma il ragazzo vi è ancora seduto sopra, mani dietro la schiena e caviglie legate alle gambe della sedia stessa con robusto nastro adesivo, lo stesso che gli copre la bocca. O è morto o sta dormendo. Vicino c'è una piccola stufetta a gas. Una fiammella azzurrognola vibra dietro la grata metallica della stufa.
L'uomo si avvicina, vede che il ragazzo respira ancora. Afferra lo schienale della sedia e con un rapido scatto rimette in piedi la sedia col malcapitato ad essa legato. Il ragazzo si sveglia di colpo. Dietro il nastro adesivo cerca di urlare. ]


Uomo (dice): Buongiorno giovanotto! Che si dice da queste parti? Oh, scusa... non avevo notato il nastro...

[ L'uomo ha un sorriso amaro stampato sulla faccia. Rimane in silenzio qualche secondo. Guarda il ragazzo. ]

Uomo (pensa): Avrà 14 anni al massimo. Cazzo, cazzo. Non me l'avevano detto che era così giovane.

[ L'uomo è serio. Guarda il ragazzo negli occhi. ]

Uomo (dice): Sai perché sono qui vero? Se sei "sveglio" quanto tuo padre probabilmente no... ad ogni modo ti do due indizi:
1) sono un uomo cattivo
2) ho una pistola.

Provaci, è facile...

[ L'uomo si gira, e va verso la finestra. Medita. Il ragazzo emette mugolii continui. ]

Uomo (pensa): Merda, non sono un macellaio. Io non uccido persone, io abbatto "bersagli", è totalmente diverso. La mia è un'arte, fatta di studio, preparazione, metodo. E poi dannazione, non ho mai ammazzato ragazzini. Italiani del cazzo, la prossima volta ci venite voi qui a far saltare le cervella a un bambino.

[ L'uomo guarda il ragazzo. E' terrorizzato, e lancia sguardi disperati attraverso la stanza, cercando pietosamente qualche improbabile via di scampo. L'uomo si avvicina e lo fissa negli occhi senza dire nulla. Il ragazzo trema come una foglia. Le fioche luci di emergenza al neon vibrano nella stanza. Si sente il loro ronzio ]

Uomo (pensa):
Alla sua età giocavo a baseball nel campetto della scuola. Felice.
E lui è qui, cosciente del fatto che la sua vita sta per finire (se vogliamo essere precisi, per mano mia), che non potrà mai scoparsi la ragazzina bionda che frequenta il corso di biologia, che non potrà riabbracciare sua mamma e quel coglione di suo padre (che l'ha cacciato in questo guaio)...

Eppure... forse potrei... no, ma cosa mi passa per la testa dannazione. Lasciarlo libero? No, è escluso...

[ L'uomo chiude gli occhi per qualche secondo, e poi si guarda attorno. C'è un tavolo con il piano in metallo. ]

Uomo (pensa): Il bordo è tagliente. Si, sarebbe plausibile! Il ragazzo avrebbe a tagliato il nastro che gli legava le mani dietro la schiena sfregandolo su questo bordo, riuscendo a liberarsi poi del tutto e finalmente scappare dal palazzo. Il nastro è molto resistente ma quelle teste di cazzo l'hanno lasciato solo per 24 ore, avrebbe avuto tutto il tempo...

[ Il ragazzo lo guarda, non capisce cosa stia pensando l'uomo, sa solo che non è ancora morto e la cosa sembra già tranquillizzarlo. ]


Uomo (pensa): Sarebbe una soluzione perfetta, nessuna prova contro di me, e gli italiani se la prenderanno solo con i 2 cretini che hanno rapito il ragazzo per poi abbandonarlo qui in questo palazzo in attesa che arrivassi io.

Non potrà uscire la porta di servizio, io sono l'unico a parte loro ad avere le chiavi. Dovrà per forza di cose scendere usando le impalcature...




[ L'uomo si avvicina alla finestra e osserva le assi di legno e le travi che le sostengono ]


...che non sono in ottime condizioni ma tutto sommato dovrebbero reggere il suo peso. Una volta raggiunta la strada sarà salvo. Ci sono un paio di poliziotti dall'altra parte della strada. Gli basterà correre da loro.

[ L'uomo è serio, e piano piano si porta al centro della stanza. Il ragazzo ora è confuso, e segue i suoi movimenti. I suoi occhi implorano una spiegazione. ]


Uomo (pensa): Già, già... perché no? Perché non farlo, perché non combinare una volta tanto una buona azione? Una goccia nel mare di dolore e odio che ho alimentato nel corso della mia vita... E in fondo è anche Natale, la tradizione vuole che siamo tutti più buoni e... perché no?


[ L'uomo chiude per un attimo gli occhi. Quando li riapre sta sorridendo. ]

Uomo (dice): Beh, perché NO!

[ BANG. Un boato rompe il silenzio tremolante della stanza. Il proiettile colpisce il ragazzo proprio al centro della fronte. L'impressione di attonita incredulità sul volto. La sedia si ribalta all'indietro, e scivola per quasi mezzo metro. ]

[ L'uomo estrae un fazzoletto immacolato, col quale pulisce la canna dell'amata Desert Eagle, e sorride sardonico. ]

Uomo (dice):
Fanculo, a me il Natale è sempre stato sul cazzo.

[ Stacco di scena. Inquadratura dall'alto. Esterno. Si vede l'uomo uscire dal palazzo dalla stessa porta dalla quale era entrato. Ora nevica fitto. Si incammina. Le sue orme si mischiano a quelle della folla che inonda i marciapiedi della Quattordicesima strada. ]




Commento di CurlyzTerron:
cazzarola....avevo già in mente lo sguardo di gratitudine che il ragazzo, prima di uscire dalla stanza, avrebbe lanciato al suo salvatore...ma che ce voi fà..io sono una romanticona!!! :-D

venerdì 21 dicembre 2007

Mi sento un re...

king
Ho appena finito "Sulla strada" di Kerouac. Perchè mi sento un re?! Perchè l'ho finito dopo MESI e MESI di faticose letture notturne, ho sudato tanto quanto Dean e Sal in perenne affannoso e disperatamente liberatorio viaggio attraverso gli Stati Uniti e oltre. E' stato faticoso, mai ho impiegato così tanto a leggere un libro. Ma alla fine ho vinto, l'ho finito, e ho deciso di autoincoronarmi Re.

p.s: la cosa strana è che il libro è davvero un capolavoro, Kerouac ha uno stile favoloso, pazzesco... rimane quindi un mistero il perchè ci abbia messo così tanto tempo ad arrivare a pagina 379 hehe!

p.p.s: Curlyzina, visto allora come mi sta bene il mantello? :-P

martedì 18 dicembre 2007

L'ultima notte di Beethoven


In ogni vita,
è stato detto,
giunge il momento di unirsi ai morti
di ammettere che non vi è una seconda possibilità
e unirsi dunque alla morte nell'ultima danza


attraverso la stanza, l'eternità
fino al momento finale.
E nell'oscurità prenderle la mano
Accettare che è giunto il tempo di sposarla.

Non so cosa sto pensando
Perchè tutto ciò che vedo è il suo ghigno
Mefistofele


Devo trovare una risposta
Perchè non può essere quella nelle parole di
Mefistofele


Viene un tempo in cui devi decidere
Cosa della tua vita è reale
Quali cicatrici lascerai vive
E quali invece pensi di curare


Ma posso io giocarmi questa notte
e tutto ciò che sono
Posso io cancellare la mia vita,
o restare qui e dannarmi in eterno?


Tutte queste cose sono ora davanti a me
Morte senza fine o gloria senza tempo
In questa notte di fantasmi che tornano
Alla luce di questi ponti che bruciano.

E' una passabile, spero, traduzione di uno stralcio della canzone "Mephistophele's Return", tratta dall'album Beethoven Last night, della Trans Siberian Orchestra (2000)


venerdì 14 dicembre 2007

Un regalino natalizio


Siamo vicini a Natale... c'è chi lo ama, c'è chi lo odia, c'è che si sente più triste che in altri periodi e chi è al contrario felicissimo.
E ci sono anche quelli dal sorriso e dai modi ipocriti, che non credono in nulla, che vedono il natale come o peggio di qualsiasi altro giorno dell'anno, ma che comunque non perdono l'occasione di rivolgerti falsi e odiosi sorrisi e pietosissime frasi "benauguranti".

Se fossi realmente coerente con me stesso, un inguaribile  San Tommaso diciamo, dovrei trovarmi tra quelli che reputano il natale un giorno come un altro. Eppure mi trovo a guardare le luminarie per le strade col sorriso sulle labbra. E a provare uno strano, piacevole calore nel vedere l'albero di Natale preparato con amore da mia mamma nel salotto di casa.
E a divertirmi io stesso nell'addobbare il piccolo albero di Natale in casa della mia sorellina pochi giorni fa, su in Scozia, assieme a lei e con mio fratello che scattava le foto a ripetizione per immortalare il momento.

A prescindere dal discorso religioso, è inegabile che il Natale sia alla fine un simbolo per credenti e non: esclusivamente consumistico per alcuni, spirituale per altri, una via di mezzo tra i due per la maggior parte di noi.

Penso che nel mio caso sia diventato, negli anni, un semplice ma allo stesso tempo potentissimo simbolo di calore e amore famgliare... ed ecco perchè sorrido quando vedo le luminarie e gli alberi di natale e le candele rosse e il vischio...

Ad ogni modo, non c'è Natale senza regalo, e quindi ecco un "regalino" per chi vorrà gustarselo.
E' un corto d'animazione della Dreamworks... bellissimo e decisamente a tema col post. Questa è la versione in italiano (purtroppo non si sente benissimo).
Più sotto c'è invece quella in inglese, con audio e video decisamente migliori, e anche più spassosa secondo me :-)

 



 


 This is the english one ;-)



 

lunedì 3 dicembre 2007

Ex fidanzate e... test psicologici

Chapter One: The ex girlfriend
Oggi mentre passeggiavo davanti ad uno dei centri commerciali della zona, ho incrociato la mia ex. Era parecchio che non la vedevo, e ho finalmente risposto alle domande che mi sono fatto tante volte, soprattutto nei primi tempi dopo il distacco (chissà quali pensieri mi passeranno per la testa, chissà se avrò qualche reazione inconsulta, chissà se mi saluterà... chissà soprattutto se la saluterò!!).

Beh, è passato un po' di tempo, e le reazioni di oggi forse non sono quelle che avrei avuto allora, ma sono soddisfatto dell'aplomb mantenuto nel salutarla, e soprattutto del fatto che poco dopo che è scivolata via dal mio campo visivo.. quasi manco ci pensavo più.
Dico quasi dato che lo stesso scrivere dell'accaduto è di per se prova del fatto che almeno un pelo la cosa mi ha colpito.
Diciamo che tutto quello che potrei dire ora è augurarle una buona vita e sperare di aver lasciato un buon ricordo in lei di ciò che è stato. Per il resto, capitolo chiuso.
Poi mi sono detto "Urka però, è strano: 4 anni vissuti con lei e ora il rivederla... mi lascia così freddo?!" Eppure ricordo bene quanto ho sofferto allora, e andò avanti ancora per mesi e mesi (e mesi ancora)...
La saggia e filosofica conclusione? "Il cervello funziona in modo davvero balzano"

Chapter Two: The Myers-Briggs test
Prendendo un po' spunto da questa profondissima riflessione, e incuriosito da un test fatto da un amico su un altro blog, ho provato a sottopormi pure io a quel test.
E' un test della personalità (si chiama test di Myers-Briggs, molto utilizzato negli USA dagli anni 50 in poi), e devo dire che il risultato mi ha davvero stupito.. nel senso che ci ha preso parecchio, anzi praticamente in toto.
Ah, premetto che io di psicologia non so nulla, quindi psicologi e psicologhe non lapidatemi se troverete qualche scemenza...

Ad ogni modo, questo test individua diverse tipologie di personalità... io dovrei essere un INFJ Consigliere




Il Consigliere
I
ntroversion iNtuition Feeling Judging


Gli INFJ sono contraddistinti sia dalla loro complessità di carattere che dall'insolita ampiezza di gamma e profondità dei loro talenti. Fortemente umanitari in apparenza, gli INFj tendono ad essere idealisti, ed a causa della loro preferenza J per la chiusura ed il completamento, sono generalmente "operativi" oltre che sognatori.


Gli INFJ sono profondamente preoccupati per le loro relazioni con gli altri individui, nonché per lo stato dell'umanità intera. Infatti, a volte vengono considerati estroversi perché sembrano così alla mano ed interessati veramente nelle persone. Al contrario, gli INFJ sono veri Introversi, che possono essere emozionalmente intimi e compiaciuti con pochi scelti tra i loro amici di lungo corso, familiari, o "anime gemelle". Anche se istintivamente sollecitano le richieste personali ed organizzative continuamente fatte loro dagli altri, ad intervalli gli INFJ si ritireranno improvvisamente in sé stessi, talvolta lasciando fuori anche i loro intimi. Questo apparente paradosso è una valvola di sfogo necessaria, che dà loro il tempo di ricostruire le risorse spese ed un filtro per prevenire il sovraccarico emotivo a cui sono suscettibili come inerenti "donatori". Come schema di comportamento, è probabilmente l'aspetto che più confonde gli estranei del carattere enigmatico degli INFJ, ed è quindi il più spesso frainteso.


In parte a causa della prospettiva unica prodotta da questo alternarsi tra distacco e coinvolgimento nella vita della gente attorno a loro, gli INFJ possono avere le intuizioni più significative tra tutti i tipi sulle motivazioni degli altri, nel bene e nel male. Il fattore che più contribuisce a questo dono inquietante, comunque, sta nelle abilità empatiche spesso trovate negli F, che sembrano essere particolarmente intensificate nel tipo INFJ. Questa empatia può servire come classico esempio della natura a doppio taglio di certi talenti INFJ, dato che può essere talmente forte da causare disagio o dolore in situazioni negative o stressanti.


Gli INFJ sono portati a parlare in modo fluente le lingue ed hanno facilità di comunicazione, ma di solito il loro animo si esprime più facilmente sulla carta, dato che tendono ad avere forti doti di scrittura. Visto che inoltre possiedono spesso un forte carisma personale, gli INFJ sono generalmente adatti alle professioni "ispirative" come l'insegnamento (specialmente nell'educazione superiore) e nella leadership religiosa. La psicologia e la consulenza sono altre scelte ovvie, ma nell'insieme può essere estremamente difficile catalogare gli INFJ a seconda del loro campo lavorativo. L'esempio migliore di questo si ha nelle attività tecniche, dato che molti INFJ tendono a gravitare verso le arti liberali piuttosto che le scienze. Comunque, una significativa minoranza di INFJ che segue studi e carriere del secondo tipo tende ad avere altrettanto successo della loro controparte T, dato che è l'iNtuizione -- funzione dominante del tipo INFJ -- che governa l'abilità nel capire la teoria astratta ed implementarla creativamente.


A loro modo, gli INFJ sono "costruttori di sistemi" tanto quanto gli INTJ; la differenza giace nel fatto che la maggior parte dei "sistemi" INFJ è fondata sugli esseri umani ed i valori, piuttosto che sull'informazione e la tecnologia.





Beh, niente male.. altrochè l'oroscopo hehehe... provate anche voi, così mi dite se anche con voi funziona o se con me è stato un puro e semplice caso :D

sabato 1 dicembre 2007

Psycho e gelati!

Ok ok, sarà una cazzata, ma non potevo non postarla hehehe... mi è venuta in mente questa mattina in doccia!



Il legame tra le due immagini? Credo nessuno tranne l'assonanza... I scream (Io urlo) e Ice Cream (gelato) hehe... potevo quindi evitare di scrivere un post sull'argomento, ma quando ho pensato l'immagine di Janet Leigh associata a quella di un gelato alla frutta non ho potuto resistere...

mercoledì 28 novembre 2007

Fantasie

Prima mentre tornavo a casa dall'ufficio stavo rimuginando sulle pessime giornate che sto passando al lavoro, sui  grattacapi con i clienti e quelli con le banche, sui problemucci di cuore e quelli di salute eccetera... e mi sono detto che ci vorrebbe qualcosa per tirarmi un po' su.
E ho iniziato a fantasticare su come non mi sarebbe dispiaciuto passare il resto della serata...

Purtroppo il fatto che i due elementi cardine della mia fantasia (una "lei" e un caminetto acceso) mancassero all'appello ha fatto svanire tutta la poesia nella frazione di un secondo, quindi adesso oltre ai problemi di cui sopra ho anche un certo non so che di "amaro in bocca".

Ma non potevo semplicemente evitare di "pensare"?! 

domenica 25 novembre 2007

Che io sia dannato se...

Mi capita, sempre più spesso, di pensare che la nostra civiltà si stia involgarendo sempre più, esaltando costumi e valori da "mercatone", usa e getta, senz'anima. E credo di essere più realista che pessimista.

Poi mi capita di leggere qualcosa di Shakespeare (uno scrittorucolo a caso insomma) e penso che in fondo, se qualcuno è riuscito a scrivere versi così, qualcosa di buono nell'uomo deve pur esserci.
Che ci sia dunque qualche speranza?

Che io sia dannato se non l'amo con tutto il cuore,

perché essa è saggia

se io so giudicar di lei,

è bella

se questi miei occhi son veritieri,

è sincera,

quale si è dimostrata;

è perciò saggia, bella e sincera com'è, e avrà sempre un posto nel mio costante cuore.

Con ogni probabilità non sono i versi più belli scritti dal "Bardo", ma mi hanno comunque colpito. Con poche e semplici parole è riuscito a mostrare quanta purezza, quanto rispetto e quanta forza si nascondano (o almeno dovrebbero nascondersi) dietro il termine "Amore".

Nota: Questa si che è una lezione di classe, altrochè i jeans di Cavalli e la cintura D&G... hehe

Ossequi,
Derek

martedì 20 novembre 2007

1984. In Oceania avrei avuto 9 anni.

Un paio d'anni fa lessi per la prima volta 1984, di Orwell. Un libro stupendo, attuale e "devastante" (secondo il mio punto di vista) come pochi.
Io nella lettura cerco quasi sempre svago, ma quel libro conteneva molto più che una buona storia di fanta-futuro.

Non appena avrò finito di leggere Sulla strada di Kerouak (libro bellissimo ma dal quale non ce ne salto fuori, dopo 3 pagine crollo sempre come un sasso... e ora fustigatemi pure!) credo che me lo rileggerò.

Scrivo questo post perchè l'altra sera ne ho visto la trasposizione cinematografica... devo dire ben fatta, anche se (come accade spesso) il libro rimane insuperato.

E' un libro che conoscono ormai anche i sassi, credo. Sarà quindi un post inutile, ma mi andava di scriverlo lo stesso, non si sa mai che qualcuno si sia perso questa autentica perla letteraria.

Tratto dal libro...

Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.
Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del bispensiero... tanti saluti!

La scheda del romanzo: da wikipedia


domenica 11 novembre 2007

[Racconto] - Il Cairo



Ho ricordi confusi di quella sera. Quanti giorni sono passati? Quattro, forse cinque, ma non ne sono sicuro.. ho perso i sensi parecchie volte, chi lo sa.

Erano circa le 8 di sera. Mi ricordo che lo smoking su misura che indossavo era perfetto, così come le scarpe nere e lucide. Allo specchio vedevo un affascinante uomo d'affari, con i baffi sottili ben curati e la brillantina sui capelli. Sorrisi, pensando che pochi giorni prima mi trovavo su una bagnarola arrugginita sul Mediterraneo, facendomi passare dal resto dell'equipaggio per uno sporco, irsuto e scontroso pescatore greco. Giungemmo ad Alessandria il 17 di agosto.
Riuscii ad evitare la dogana, e recuperai la vecchia Jeep sgangherata (ma non troppo) che sapevo avrei trovato nel garage di un vecchio negozio controllato dai nostri.


Lasciai Alessandria alle mie spalle, e mi misi immediatamente in viaggio verso Il Cairo. A Damanthur mi resi conto che dovevo abbandonare la strada principale, quella che passava per Tanta. C'erano troppi posti di blocco, troppi furgoni carichi di soldati, non potevo rischiare. Raggiunsi la mia meta percorrendo strade secondarie. L'appuntamento era comunque per la mattina del giorno dopo, avevo tutto il tempo.

Sapevo che l'avrei incontrata in un caffè non molto distante dal centro della città, ma non potevo presentarmi in quelle condizioni. Affittai una camera in uno squallido hotel, mi sistemai, nascosi la pistola nella tasca interna della giacca di lino e uscii.
Ancora una volta in Africa, ancora una volta in Egitto. Il caldo sfiancante, il deserto, i profumi, i colori, le città affollate e rumorose, tagliate da stradine fangose che correvano come impazzite tra le piccole case dai muri bianchi e i tetti piatti, i bazar con la mercanzia sposta in strada: vasi, grandi ceste, carne essicata, vestiti... vecchi cenciosi che chiedevano elemosina ad ogni angolo, e ragazzini svelti perennemente in corsa, capaci di alleggerirti del portafoglio in una frazione di secondo.
Ma anche lussuosi alberghi, ricchissimi antiquari con anelli doro e il sorriso da iena, locali alla moda con grosse automobili parcheggiate davanti all'ingresso: Mercedes, Bugatti, Alfa romeo, Duesenberg... gendarmi tedeschi e imbrillantinati uomini d'affari spesso accompagnati da donne bellissime ed eleganti nei loro abiti chiari e alla moda.


Rimasi affascinato da questo mondo, dai suoi stridenti e al contempo seducenti contrasti, fin dalla prima volta che vi misi piede, da ragazzino, in vacanza con i miei genitori. Un luogo misterioso, che nella mia mente di bambino si popolava di spie, di assassini e di maghi, di splendide danzatrici.


E ora la spia, l'assassino ero io. A fin di bene, s'indende, noi siamo i buoni.


Era la solita storia. Dovevo recuperare certi documenti di "assoluta rilevanza strategica", prima che i crucchi li inviassero a Berlino, e per fare ciò avevo bisogno di un contatto, di una nuova identità, di una pistola e di tanta fortuna.
Il mio contatto si chiamava Elisabeth. Ovviamente era il nome della sua copertura. La vidi per la prima volta sui dossier dell' MI5, nel quartier generale di Londra. Mentre il colonnello snocciolava informazioni su colei che sarebbe divenuta il mio contatto al Cairo, io cercavo disperatamente di non perdermi in quegli occhi che mi fissavano sorridendo dalla foto, e di concentrarmi sui ragguagli forniti dal mio superiore.


Elisabeth era la figlia di un agente MI5 straniero, non mi fu rivelato di che nazionalità, caduto durante un'operazione dalle parti di Reims. La madre era morta anni prima, vittima di un rastrellamento notturno che si era trasformato, come spesso accadeva, in una esecuzione sommaria.


Per questo motivo i servizi segreti, animati anche da una profonda riconoscenza verso suo padre e il prezioso lavoro svolto al servizio dell'MI5, decisero di offrire ospitalità alla ragazza in uno dei tanti centri di reclutamento dislocati sul territorio inglese. La ragazza accettò, e non fu una sorpresa quando, a distanza di pochi mesi, presentò domanda per essere ella stessa arruolata nei servizi.


Uscii dall'hotel animato da sentimenti che si accavallavano gli uni con gli altri senza soluzione di continuità. C'erano la tensione e la paura derivate dal fatto di trovarmi ancora una volta in un territorio ostile, col rischio reale di finire la mia vita in un vicolo con un coltello conficcato nel fegato o una pallottola in testa


Ma allo stesso tempo provavo un piacevole rimescolio all'idea di incontrare il mio contatto... non immaginavo che una semplice foto potesse scuotermi tanto. Tuttavia quegli occhi.. e quel sorriso...

Arrivai al caffè, lei era già seduta ad uno dei tavolini di fronte all'ingresso. Stava leggendo un libro. Mi accorsi che mi scrutava da sotto gli occhiali da sole. Quando fui a pochi metri da lei si alzò e mi corse incontro sorridendo e pronunciando il mio nome (avevo deciso per Rütger, mi sembrava suonasse straordinariamente tedesco, molto più di un Otto o Frederik ) ad alta voce. Mi saltò letteralmente al collo, facendomi quasi perdere l'equilibrio.
Non mi aspettavo una messinscena di questo tipo, ma devo ammettere che fu veramente ad effetto. Il piano prevedeva che avrei dovuto impersonare un ricco uomo d'affari tedesco, mentre lei la mia dolce moglie fuggita dalla Germania sotto assedio per incontrarmi dopo tanti mesi, finalmente, in Egitto.


Parlammo del più e del meno, di come avevamo passato gli ultimi mesi lontani l'uno dall'altra, in parte recitando il copione stabilito dagli "sceneggiatori" dell'MI5 e in parte andando a braccio. Il nostro tedesco era buono, non avremmo fatto fatica a farci passare per il signor e la signora Feuerbach. Ordinammo qualcosa da mangiare.
E così ecco davanti a me Elisabeth. Era semplicemente stupenda, il viso abbronzato e i bellissimi capelli ricci che le cadevano dolcemente sulle spalle. Sorrideva, ed era un sorriso disarmante. Mi chiesi quanto questa ragazza dovesse aver sofferto in passato, e provai un istintivo moto d'affetto verso lei.
Ma stavo sbagliando tutto, dovevo pensare al lavoro. Anche se mi sarebbe piaciuto parecchio, non ero in vacanza.


C'era già una camera d'albergo registrata a nostro nome all'hotel Sheraton, dove lei viveva già da più di una settimana. Appena entrati, aprì una valigia e da un doppio fondo estrasse i miei nuovi documenti. Rütger Feuerbach. Fantastico, era il mio 25esimo passaporto dall'inizio della guerra.
Di comune accordo continuammo a parlare in tedesco anche li dentro, non volevamo correre rischi. L'inglese lo usavamo solo in poche occasioni, parlando a bassa voce. In quei momenti, quando anche solo per poco potevamo toglierci la "maschera" e parlare liberamente, scoprimmo quanto fosse piacevole la reciproca compagnia. Oltre ad essere una bellissima ragazza, quello che mi colpiva di lei era l'intelligenza vivace e l'ironia... tre qualità che raramente mi era capitato di ritrovare in una persona.


E mi piaceva scherzare con lei, farla ridere. Forse era una reazione alla tensione costante che vivevamo quando recitavamo la nostra parte, ma che importa. Vederla sorridere mi piaceva da morire, e questo mi bastava.

La stanza era grande, lussuosa, tipicamente mediorientale, con un grosso tappeto al centro della stanza, sfarzosi cuscini ovunque e un letto matrimoniale enorme e bellissimo.


Decisi che avrei dormito sul divano. Era piccolo ma mi convinsi che in qualche modo sarei riuscito ad addormentarmici. Già.



Vivemmo per alcuni giorni come il signor e la signora Feuerbach, cenando nei ristoranti più alla moda, passeggiando per le vie del centro, facendo colazione nei caffè frequentati da danarosi stranieri e nazisti sorridenti.


Elisabeth mi informò sui dettagli del piano. Il sabato successivo ci sarebbe stata una grande festa nella principesca dimora di Abdel Wahab, un losco personaggio di spicco della città. Tutte le personalità più in vista sarebbero state invitate, e noi eravamo per così dire "inclusi ne pacchetto". I documenti di cui dovevamo prendere possesso erano alcune mappe e piani relativi al territorio circostante Ain El Gazala, redatte direttamente da Rommel. Un ufficiale era incaricato di recuperarle quella sera stessa, e sarebbe partito il giorno dopo per Berlino per consegnarle al Fuhrer. Ovviamente, non potevamo permetterlo.


Discutemmo sul modo migliore per riuscire a trafugare i documenti senza correre rischi eccessivi, ma c'erano troppe variabili in gioco. Avremo dovtuto improvvisare.


Nell'albergo conoscemmo un'altra coppia di tedeschi, Heinrch e Anna. Giovani e di bell'aspetto, sembravano letteralmente presi da uno di quegli ignobili manifesti di propaganda ariana... entrambi alti, biondi e con penetranti occhi azzurri. Mi chiesi se l'aspetto di Elisabeth poteva averli incuriositi: era alta, ma era mora e i suoi tratti sicuramente mediterranei. Confidai nel suo ottimo tedesco per fugare dai nuovi "amici" qualsiasi dubbio. E poi diciamocelo, parecchi tedeschi hanno caratteri somatici non propriamente "ariani", anche tra le fila dei gerarchi nazisti. Il che rende ancor più evidente l'idiozia di tutta la faccenda.


La giovane coppia era simpatica. Scoprimmo presto che anche loro erano stati invitati alla festa. Poteva essere un problema, avere altri quattro occhi puntati su di noi quella serata non ci avrebbe sicuramente agevolato.


Passavano i giorni, e noi continuavamo con la nostra apprezzabile "recita"... vivere sotto mentite spoglie è estenuante, ma quando passeggiando per le vie del Cairo sentivo la mano di Elisabeth nella mia, la sua testa appoggiata alla mia spalla, il suo profumo... mi trovavo a sperare che il sabato arrivasse il più tardi possibile.


Ma, ovviamente, il sabato arrivò.


E nella stanza illuminata dalla luce gialla stavo rimirando il sig. Rütger Feuerbach, un perfetto rappresentante dell'alta borghesia industriale tedesca. Lei era sulla grande terrazza della nostra camera. Guardava dall'alto quella città che da li a poco ci avrebbe inghiottiti in un turbinio di luci, automobili lussuose, allegri schiamazzi in tedesco, in arabo e in quel francese coloniale così lontano da quello parlato a Parigi e Lione...


La guardavo. Sembrava vagamente malinconica, o forse era solo intenta a gustarsi quella strana città che riusciva in qualche modo a condensare il mistero dell'Africa e la frenesia dell'Europa dei bei tempi in un unico ribollente calderone.


Avrei tanto voluto avvicinarmi a lei, scostarle piano con la mano i lunghi capelli e darle un semplice bacio sul collo, su quella pelle profumata ed abbronzata che raccoglieva gli sguardi ammirati di così tanti uomini. Era splendida, e mi accorsi che il mio cuore aveva iniziato a battere più forte.


Così non andava bene. Mi concentrai allora sul piano, su come sarei riuscito a raggiungere quella cassaforte, ad aprirla, trafugare i documenti, sostituirli con i falsi, e tornare con nonchalance alla festa per godermi ancora un po' di quiete prima della mia fuga. Avrei utilizzato la stessa jeep usata per giungere qui e mi sarei diretto di nuovo ad Alessandria e, ripreso la mia ventiquattresima identità di pescatore greco, mi sarei imbarcato per Atene.


Elisabeth avrebbe dovuto invece raggiungere Bur Sa'id e da li imbarcarsi per la Spagna. Mi spaventava l'dea di lei sola, ma in fondo era un'agente britannico, se la sarebbe cavata.


Era giunta l'ora di partire, scendemmo nella hall dell'albergo per incontrarci con i nostri nuovi amici. Una grossa Mercedes con autista ci aspettava già fuori dall'hotel. In pochi minuti giungemmo alla villa, o sarebbe stato più corretto chiamarla "reggia", di Abdel Wahab.


L'auto parcheggiò nel vialetto d'ingresso, proprio davanti alla scalinata. Dalle finestre pendevano grandi drappi col vessillo nazista, in onore degli ospiti più importanti. Entrammo.


Il salone all'ingresso era illuminato a giorno. Due pinguini col fez in testa ci diedero il benvenuto e chiesero cortesemente i nostri nomi. Una veloce controllata all'elenco degli ospiti e poi fummo liberi di mescolarci con il resto degli invitati.


Dal sontuoso salone ci spostammo nel cortile interno, vero fulcro della serata. Si trattava di una sorta di amplissimo chiostro, con un colonnato che ne percorreva tutto il perimetro e scalinate che portavano alle terrazze e piani superiori, anch'essi illuminati a festa. Al centro si trovavano 3 palme di notevoli dimensioni, attorno alle quali era stato realizzato una sorta di bar circolare dove abili barman servivano cocktail a ritmi serrati. Piante ornamentali con fiori profumatissimi scendevano come cascate dalle terrazze e contribuivano ad aumentare, come se fosse necessario, la sensazione di lusso e classe.


Nazisti con la divisa a braccetto con bellezze locali, uomini d'affari di diverse nazionalità (sono certo di aver visto anche qualche americano... niente di strano in fondo) e importanti personalità del posto.


Notai anche alcune ragazze sole, intente ad accaparrarsi il primo uomo senza compagna che varcasse la soglia. Probabilmente si trattava di una accortezza del nostro ospite, desiderava che tutti gli invitati potessero godere della serata nel migliore dei modi.


In fondo, in un angolo, una orchestra di 8 elementi, eleganti nelle loro giacche bianche, i pantaloni neri e il fez sul capo, suonava un ottimo swing.


Il sig. Wahab girava tra i tavoli elargendo ampi sorrisi e strette di mano a chiunque. Sembrava sinceramente felice.


Io, Elisabeth e i nostri amici prendemmo posto in un tavolo non troppo in vista, e iniziammo a gustare alcune tartine accompagnate da vino italiano.
Mi guardai attorno, cercando di identificare la scala che avrebbe potuto portarmi alla stanza della cassaforte. La trovai. Una guardia la piantonava, dannazione. Stavo pensando ad un diversivo quando Wahab si piazzò sul palco, con la moglie al suo fianco, e al microfono diede il benvenuto a tutti i suoi onorevolissimi ospiti. Dopo i convenevoli, invitò tutti a divertirsi e a prendere posto sulla pista da ballo. "Sarà una serata fantastica amici miei, ve lo assicuro!".


Seguendo l'esempio degli altri, anche io ed Elisabeth ci alzammo e raggiungemmo la pista. L'orchestra attaccò con una Moonlight Serenade da brivido, e iniziammo a ballare cullati da quelle dolci note. Ero imbarazzato, ma stringerla tra le mie braccia era bellissimo. Avvicinò le sue labbra alle mie, e mi baciò, dolcemente. Non c'era alcun bisogno di spingere la recitazione a questo punto, e mi piace credere che semplicemente desiderasse farlo. Assaporai le sue labbra. Una frazione di secondo che percepii come una goccia di eternità.


Ero ancora stordito dal bacio quando vidi Heinrich avvicinarsi a noi e chiedere l'onore di ballare con Elisabeth. A malincuore sorrisi e, vedendo il cenno di assenso di lei, acconsentii.

Tornai al tavolo assieme ad Anna, che mi sorrise e iniziò a parlarmi di quanto fosse stata dura per lei riuscire a lasciare l'amata Germania per seguire il suo Heinrich qui in Africa.


Mentre ascoltavo il suo racconto guardai Elisabeth stretta al nuovo compagno di ballo e provai una dolorosa fitta di gelosia.
Vidi Heinrich avvicinare le labbra all'orecchio di lei e sussurrargli qualcosa. Non si vergognava quell'imbecille? Io e sua moglie eravamo a pochi metri e lui si lanciava in odiose avances alla mia compagna!


Mi accorsi che stavo perdendo di vista l'obiettivo della missione, accidenti. Stavo per mettere a rischio una operazione per colpa uno stupido attacco di gelosia. Ma non riuscivo a scrollare gli occhi da loro due.


Ad un tratto vidi Heinrich infilare la mano nella tasca della sua giacca ed estrarre una piccola pistola e la puntò al fianco di Elisabeth. Lei mi guardò, con uno sguardo che non riuscii a decifrare.


L'uomo, senza smettere di ballare, si portò con Elisabeth in prossimità della scala piantonata dalla guardia. Disse qualcosa alla guardia, che si spostò di lato e li lasciò passare.


Anna continuava a blaterare ma non l'ascoltavo ormai da minuti. Mi scusai, presi 3 bicchieri e una bottiglia di Champagne e mi diressi a grandi passi verso la guardia. La guardia vedendomi avvicinare si irrigidì. L'orchestra continuava a suonare, nessuno si era accorto di nulla.
Dissi alla guardia che dovevo raggiungere i miei due amici che erano appena saliti. Sforzandomi, mi prodigai in un sorriso malizioso e feci notare la bottiglia e i 3 bicchieri. La guardia si rilassò, e ricambiò il mio sorriso. Tra uomini di mondo ci si intende sempre, vero?


Salii le scale cercando con tutte le mie forze di non lanciarmi in una corsa per non destare sospetti. Appena girato l'angolo posai bicchieri e bottiglia in un grosso vaso pieno di terra e cercai l'impugnatura della Browning nella tasca interna dello smoking.
La terrazza, una sorta di giardino pensile, era fievolmente illuminata da alcune torce. In fondo al vialetto che correva a fianco del parapetto, una porta spalancata dava sulla stanza che avrebbe dovuto contenere la cassaforte. Dovevano essere per forza la dentro.


Entrai nella penombra e vidi Elisabeth.


Impugnava una pistola, e la puntava dritta contro di me. Non ebbi il tempo di reagire. Sentii un dolore lancinante alla testa e mi accasciai a terra. Caddi come al rallentatore, vidi Elisabeth abbassare l'arma, vidi un'ombra dietro di me, Heinrich, e il pavimento che si avvicinava sempre più.
Quando mi svegliai ero coricato, legato mani e piedi, una benda sugli occhi e una sulla bocca. Elisabeth era vicino a me, sentivo il suo profumo. Teneva una mano sul mio viso, mi accarezzava piano. I ricordi sono confusi ma sono certo che mi trovavo in viaggio, probabilmente nel furgone di qualche vecchio trabiccolo sferragliante. Sentii delle voci. Parlavano in tedesco. Elisabeth discuteva ora animatamente con uno che non sembrava Heinrich, pareva più vecchio, ma potrei sbagliarmi. Cercai di capire cosa dicevano ma non era facile. La testa mi faceva male, ed ero come sotto sedativo. Non escludo di essere stato drogato, come precauzione nel caso la botta in testa non fosse stata sufficiente.


La sentii parlare un incontro al quartier generale di Assuan, di uno "scambio". La sentii parlare di suo padre. Poi persi di nuovo i sensi.


Ripresi conoscenza non so quante ore dopo, credo parecchie. Ero seduto su una sedia di metallo, estremamente scomoda. Le caviglie legate l'una all'altra, i polsi legati dietro la schiena. Cavi metallici. La benda sugli occhi era stata sostituita con un più pratico e sicuro nastro adesivo
Era una stanza vuota, ma non doveva essere molto grande. L'eco c'era ma contenuto, e metallico. Forse ero in una sorta di container.


Non ero solo. Due persone, il giovane (il caro Heinrich) e il vecchio tedesco, presero a farmi domande. Erano del controspionaggio, ovviamente. Parlavano in un inglese tremendo. Avrei voluto dirglielo ma non mi parve il caso, ero già abbastanza nei guai.


Mi dissero che non avevo scelta, avrei dovuto collaborare. Prima o poi sarei crollato, questo è certo, era solo questione di tempo. Avevano ragione, lo sapevo. Dovevo riuscire a convincerli che avevano tra le mani una pedina senza alcuna utilità.


Forse non avrei fatto altro che anticipare l'ora della mia morte, ma mi sarei probabilmente risparmiato sofferenze inutili e soprattutto non avrei rivelato nulla di quello che sapevo ai crucchi.


In linea di massima avevo visto giusto, tranne che per il particolare delle sofferenze. Quelle arrivarono comunque, senza sconti.

Risposi quasi sempre alle loro domande fornendo informazioni approssimative, o di pubblico dominio, spacciandole per segreti di fondamentale importanza. Dovevo sembrare un vero imbecille, una mezza cartuccia che si pensava agente segreto d'alto rango, ma che non sapeva manco allacciarsi le scarpe.


Sulle prime forse avevano pensato che stessi bluffando, cosa che in effetti stavo facendo. Non erano tutti stupidi i tedeschi allora. Ad ogni modo deve essere per quel motivo che hanno lavorato così scrupolosamente con gli elettrodi, e con i miei denti, e con quel sacco da boxe che era diventato il mio stomaco.


Avevo fame, e sete, e loro da buoni carcerieri mi offrivano bocconi dei loro succulenti panini, e dei sorsi della loro acqua. In cambio di informazioni. E quando riattaccavo con le fesserie, loro riattaccavano con gli elettrodi.
Il terzo giorno, o per lo meno quello che credo fosse il terzo giorno, li sentii confabulare fuori dalla stanza. Mi parve di capire che dovevo averli finalmente convinti del fatto che fossi semplicemente un idiota, mandato dall'MI5 più per far perdere tempo ai servizi segreti tedeschi che altro. Un diversivo.


Ora dovevo solo attendere la pallottola che mi avrebbe finalmente liberato da questo incubo. Ma non arrivò. Il giovane mi disse che non meritavo neppure lo spreco di munizioni tedesche. Mi salutò con un "auf wiedersehen" talmente ad effetto che se avessi avuto le mani libere avrei sicuramente applaudito.


I due se ne andarono, sentii il rombo del fuoristrada allontanarsi sempre più, affievolirsi fino a diventare silenzio. Ero solo.


Dopo parecchi patetici tentativi riuscii a liberarmi da quella maledetta sedia. Non riuscii però a riportare le braccia, sempre legate per i polsi, dietro la schiena, in una posizione più naturale. Il che significava anche scordarsi di riuscire a levarsi quel maledetto nastro adesivo sugli occhi.


I muscoli erano doloranti e indolenziti dalle scariche elettriche ricevute, la faccia probabilmente una maschera di sangue. Esplorai la stanza: tre metri per tre, pareti in metallo arrugginito, scaffali su un lato e porta (aperta) sull'altro.


Cercai cibo. Non fu difficile, bastò seguire il ronzio delle mosche. Trovai un mozzicone di panino ancora commestibile, e lo mangiai lentamente. Cercai acqua e non ne trovai. Uscii, e l'aria calda del deserto mi investì. Non un suono a parte quello del vento e di qualche uccello lontano.


Iniziai a camminare, alla cieca, approssimativamente nella direzione dalla quale sentivo provenire il suono degli uccelli, forse gabbiani, nella speranza avvicinarmi ad un centro abitato, al grande fiume egiziano, o addirittura alla costa.


Sono però già due giorni che cammino, e non ho ancora trovato alcuna traccia di civiltà, nessun vociare anche lontano, nessun rombo di motori. E iniziano a mancarmi le forze. Mi sembra ormai che il suono dei gabbiani sia tutto intorno a me, non capisco più se sto andando avanti o se sto tornando sui miei passi. E' un incubo, e so che non resisterò a lungo.



Ho pensato tanto ad Elisabeth. Con ogni probabilità suo padre non era morto, era stato semplicemente sequestrato dai nazisti. Le serviva una moneta di scambio, e io ero la moneta. E mi chiedo come faccio ancora a sorridere quando penso a lei.

La immagino in compagnia di suo padre, sulla nave partita da


Bur Sa'id, col vento nei lunghi capelli e il sole che le bacia la pelle abbronzata. Non credo la rivedrò mai più.

mercoledì 7 novembre 2007

Stralci di romanticismo 2 - Il re degli elfi

Per l'angolo "Derek finge di essere colto per farsi più bello di quel che già è" vi presento "Il re degli Elfi" di Goethe.

Perchè? Fondamentalmente perchè mi piace molto. L'avevo letta a scuola.
Poi anche perche il mio cuore ultimamente è inquieto e in qualche modo, senza volerlo, mi accorgo di cercare "compagnia"  in canzoni, racconti e (in questo caso) poesie inquiete.
Poi perchè ultimamente con la morte ho avuto a che fare un po' troppe volte e un po' troppo da vicino, e parlarne o leggerne forse in qualche modo la esorcizza...
Perchè ieri sera sono andato a vedere un film allucinante (Tideland di Terry Gilliam) che in qualche modo deve avermi segnato hehe, ho dormito da cani ieri notte! :P

 Il re degli Elfi (König der Elfen)Johann Wolfgang Goethe
Chi cavalca così tardi per la notte e il vento?
È il padre con il suo figlioletto;
se l'è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al caldo.
"Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?"
"Non vedi, padre, il re degli Elfi?
Il re degli Elfi con la corona e lo strascico?"
"Figlio, è una lingua di nebbia, nient'altro".
"Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori ha la riva, di vari colori,
mia madre ha tante vesti d'oro".
"Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il re degli Elfi?"
"Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio".
"Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza
ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna".
"Padre mio, padre mio, in quel luogo tetro non vedi
laggiù le figlie del re degli Elfi?"
"Figlio mio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i vecchi salci hanno un chiarore grigio".
"Ti amo, mi attrae la tua bella persona,
e se tu non vuoi, ricorro alla forza".
"Padre mio, padre mio, mi afferra in questo istante!
Il re degli Elfi mi ha fatto del male!"
Preso da orrore il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme, stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.

p.s: ho riletto il post... cacchio mi sembra di essere Zio Tibia!! (Alzi la mano chi se lo ricorda hahaha!)
Se pensate che sia troppo funereo dovreste vedere il mio conto in banca!!

martedì 30 ottobre 2007

Ho venduto l'anima al diavolo. A tranci.


Domani notte sarà Halloween. Serata di zucche illuminate, travestimenti lugubri, dolcetti e scherzetti... guarda un po' il marketing cosa è riuscito ad importare nelle italiche terre dai paesi anglosassoni.


Ma nonostante il titolo possa essere anche abbastanza "a tema", non parlerò Halloween.


Parlerò poco, solo un poco, di me. Una volta tanto senza nascondendmi in un personaggio di un raccconto o dietro battute di spirito.


Perchè questo titolo? Un "bravo ragazzo" come me non vende l'anima al diavolo, non si fa, nonnonnò!


Eppure...


Lavoro in un settore legato alla pubblicità e al marketing, e fondamentalmente mi occupo di grafica (che mi appassiona fin da quando ero un cucciolotto) e programmazione (che invece non è una vera e propria passione... diciamo che per me ha lo stesso appeal di certe equazioni di matematica che facevo a scuola: mi da enorme soddisfazione quando le risolvo, ma non è che ci muoia hehe...).


Ora, cosa fa una agenzia pubblicitaria? Cerca di far vendere prodotti ai suoi clienti, giusto? E quindi si pensa ai target di riferimento, si elaborano strategie, si studia una linea grafica da seguire, si realizzano siti, spot e quant'altro serva al cliente per vendere la propria mercanzia.


E fin qui niente male. Se fai vendere cioccolatini.


Ma io abito a Mantova, e di fabbriche alla Willy Wonka non ce ne sono. Tolte le vaste campagne della bassa, il resto del mercato locale è dominato dall'industria.


E sapete, proprio sulla sponda di uno dei 3 laghi che circondano la mia bella cittadina, cosa c'è? Un bellissimo, lucidissimo e fumigante petrolchimico!


Attivo fino dagli anni 60, è forse la più grande realtà industriale di Mantova, con somma gioia degli investitori, e con un po' meno gioia dei pesci che abita(va)no il lago e dei residenti nelle zone limitrofe, dove il tasso di mortalità dovuto ai tumori è oltre 10 volte superiore alla media. Non male eh?


E un'altra realtà mantovana, che produce legno truciolare definito "ecologico" perchè realizzato con solo legno riciclato (e ciò non sarebbe affatto male, anzi!), immette allo stesso tempo nell'aria una vasta quantità di sostanze tossiche che hanno destato più di un sospetto in casi di (ma va?) tumori alle vie respiratorie di parecchie persone, aborti, allergie anomale e compagnia bella.


E indovinate un po'? Sono entrambi miei clienti.


Ogni giorno passo a fianco delle ciminienre del petrolchimico, e devo chiudere il riciclo dell'aria dell'auto per non restare intossicato.


E mentre torno a casa vedo tutte le auto ferme agli incroci emettere gas tossici a pochi metri dalle case dove magari neonati stanno dormendo nei loro lettini. Gas tossici emessi da motori che bruciano benzina e gasolio prodotti dal petrolchimico che, producendoli, ha inquinato a sua volta acqua e aria. Un circolo vizioso da incubo.


Dipingere d'oro la loro merda mi da a volte il voltastomaco, ci credete? Si, è vero, potrei decidere di piantare questi clienti da un momento all'altro. Con ogni probabilità fallirei, ma avrei la coscienza più a posto. Ma non basterebbe, non li fermerei, perchè di Derek loro ne trovano quanti ne vogliono.


Anche se solo marginalmente, mi sento loro "partner in crime", e la sensazione non è piacevole. Capite perchè sento a volte di aver venduto l'anima al diavolo?


Chris Rea cantava "Road to hell". Ecco, ora mi sento su quella strada...


--> Un link datato ma ugualmente interessante


domenica 28 ottobre 2007

All Hallows Eve, o Halloween :P

halloween


"Paura eh?" direbbe Lucarelli!
E di paure, grandi o piccole, ne proviamo tutti i giorni.
Quando eravamo piccoli avevamo paura del nostro armadio di notte (o di COSA vi si nascondeva), della maestra severa, del bullo della scuola (ah, bei tempi... quante legnate mi sono dato con i vari bulli hahaha!), paura che i nostri genitori scoprissero le nostre marachelle...

Ma anche ora di paure ne abbiamo parecchie, derivate dalla presa di coscienza del mondo che ci circonda, con le sue guerre, la fame, le malattie e i disastri ecologici.
Dalla consapevolezza dei nostri limiti di esseri umani fallibili (ma non per questo necessariamente falliti), dalla paura di non riuscire a realizzare i propri sogni, dalla paura di lanciarsi in imprese nuove perchè "chi lascia la strada vecchia per quella nuova..."
Paura di restare soli, così si finisce col prendere la prima persona che semplicemente non ci manda a cagare ogni volta che ci vede, e la sposiamo. Esagerazione? Naah, ne conosco di storie così...

Oppure paura di lasciarsi andare con una persona che si sta iniziando ad amare perchè ormai le storie d'amore sembranno avere una data di scadenza, oltre la quale si cestina tutto, e quindi perchè darsi da fare?
Paura di invecchiare, in questo mondo dove se non sei sempre al top della forma fisica, se non sei bello bello bello (e io, modestamente, lo sono haha) , diventi una persona di serie B.

E la paura ultima, quella della morte (e qui immaginatevi il rombo di un tuono e un cavallo che nitrisce in lontananza*).
Solo una piccola parentesi sulla morte. A me non fa paura. Fanno paura il dolore, la sofferenza, quasi più quella dei miei cari che la mia, ma non la morte. Sono in sintonia con Fabio Volo (un intelligente cazzone, secondo me), che in un'intervista ha detto che a lui non fa paura morire, ma che gli  DISPIACE morire.

"Affrontare le proprie paure"... una frase standard da strizzacervelli.

Ma mi torna in mente quando da piccolo, a casa da solo, sentivo dei rumori provenire dalla stanza della caldaia. Col cuore in gola e le gambe dure per la tensione, mi armavo del primo coltello che trovavo in cucina e a passi tremanti mi avvicinavo alla porta di quella stanza, pronto ad aprirla e a scoprire cosa vi si nascondeva dietro.

E penso che a fronte di tutte queste paure quotidiane, l'unica cosa che possiamo fare per vivere la nostra vita appieno, è decidere di non aver paura. Non dico che sia facile, ma bisogna almeno provarci.

Quindi eccomi qui davanti a questa scalinata. Chissà se le due bimbe che ho qui di fianco sono le mie "amiche speciali" conosciute da poco.
Non so se hanno paura o meno, ma so che le terrò per mano e non lascerò che nessuno le faccia del male.

* chi scopre la citazione (facile per altro) ha un etto di "stima di Derek" in omaggio
 

giovedì 25 ottobre 2007

Questo odore mi piace!!

Allora, tutti ben conosciamo la potenza dei ricordi e sensazioni evocate da determinati profumi, che il nostro  bel cervello riesuma istantaneamente andado a pescare in chissà quali remoti recessi della memoria.
A volte si tratta di collegamenti banali, ad es. "mi piace il profumo della torta di mele perchè mi ricordo quando la faceva mia nonna"
Ma ci sono casi in cui, semplicemente, un odore ci piace in modo inspiegabile (mentre fa cagare praticamente al resto del mondo), o che ci riporta si a vecchie memorie, ma in modo più subdolo e sottile.

Ho deciso di elencare un po' quelli che sono tra gli "odori" che, a volte inspiegabilmente, a volte "spiegabilmentissimamente" più mi colpiscono.
Sono quelli che mi sono venuti in mente al volo, se me ne vengono in mente altri le scrivo.

Nota: Sono in ordine............................................... sparso! :P



  • Pennarelli indelebili Pentel

  • Colla vinavil

  • Colla coccoina

  • Fusto di dixan vuoto (questo è fantasticoo hahaha)

  • Benzina, gasolio e miscela mal bruciata

  • Crema per ceretta (quella che va scaldata sul fornello)

  • Tubo di scappamento di Renault 4 (questa la spiegherò, se mai vorrà,  e soprattutto se mai la troverò, solo alla donna della mia vita)

  • Dopobarba Denim

  • Fumo di sigaretta in garage (lo so che è assurdo)

  • Neve scaldata su ghisa calda (anche questa è da malati)

  • Odore di camino, specialmente in montagna

  • Sterpaglie bruciate

  • Olio refrigerante da officina metalmeccanica


Ok, adesso sapete che ho dei gusti nasali strani hahaha!
E voi come siete messi? 

martedì 23 ottobre 2007

Ma dico io...!!!

Premessa: di solito, tra amici, difficilmente mi metto a parlare di politica o economia. Si, ogni tanto capita, ma il più delle volte si parla:

1) di cazzate
2) di questioni di cuore
3) di lavoro
4) di famiglia
5) di altre cazzate
...
27) Politica ed economia


Ciò non significa tuttavia che non abbia coscienza politica o sociale. Quando in giro si sentono certi ABOMINI, beh faccio fatica a tacere.

Tre argomenti che negli ultimi giorni mi hanno letteralmente fatto girare le.. ok, ci sono signorine quindi eviterò scurrilità, ma avete capito cos'è che mi hanno fatto girare, sono questi.

1) Mastella che sposta i magistrati come gli tira, e nessuno che fiata.
2) Padoa Schioppa che da dei "bamboccioni" a quei ragazzi che stanno a casa coi genitori fino a 30 anni
3) La legge Levi per i diritti d'autore sulle pubblicazioni in rete

Prendo in esame velocemente i tre punti

Questione Mastella
Siamo alla negazione dei più elementari fondamenti di giustizia. Qui ognuno (se potente) fa il proprio comodo, perennemente impunito, lautamente pagato per stare in parlamento a blaterare a caso, e pure con pensioni milionarie per quando, dopo tante fatiche, si ritirerà. E'... inconcepibile, siamo ai livelli di certi stati africani governati da militari prezzolati e corrotti, nè più nè meno.
E nessuno o quasi dice niente. Napolitano dice "basta litigare". Macheccazzo, siamo all'asilo?! "Basta litigare"!?!??!?! Ma vaff...

Dal blog di Beppe Grillo - Appello per magistris

Questione Bamboccioni
Mi sono sentito chiamato in causa, decisamente.
Quasi tutte le persone che frequento hanno un lavoro. Chi come dipendente, chi come autonomo.
Il dipendente ha uno stipendio che va dai 900 ai 1200 euro al mese, non sempre con tredicesima o quattordicesima. Mutuo? Affitto? Non cambia molto, si va dai 350 ai 500 euro in entrambi i casi, spesso oltre. E per dei bilocali. 
E poi ci sono i mobili, l'auto che ogni 10 anni è meglio se la cambi, devi mangiare, devi vestirti. Da solo è impossibile farcela, è matematico.
Forse in 2 ce la si fa, ma chi è "singol" cosa fa?
Già 3 anni fa avevo capito che questo empasse andava superato.
E ho deciso di cambiare rotta. Prima ho iniziato a lavorare per conto mio, poi ho aperto una piccola società... nella speranza che lavorando 15 ore al giorno qualcosa in più in tasca potesse restare.

Ma poi ti trovi lo stato che ti tassa in modo allucinante, che devi pagare contributi per pensioni che forse non vedrai mai, che un mese lavori come un dannato e il mese dopo c'è calma piatta, e ti bruci tutto quello che avevi guadagnato prima!

Ma alla fine, in effetti, qualcosa in più riesci a ottenere, è vero. E fai anche un lavoro che ti piace (non l'avresti scelto altrimenti, no?). Quindi tutto a posto.

O no?

No perchè poi quando vai in banca ti chiedono che garanzie hai. Perchè un dipendente da garanzie, un autonomo o imprenditore (non quelli ricchi, quelli barboni come me), per assurdo molto meno.
E poi ti chiedono se i tuoi genitori hanno una casa.
E io penso: si che ce l'hanno, se la sono anche costruita, sudando ogni mattone e ogni piastrella, ma penso anche che al giorno d'oggi non riuscirebbero più a farlo. E comunque voi banche su quella casa non metterete mai le grinfie.

Concludo solo riportando due esempi.

Esempio uno: Il mio socio ha comprato la casa nel 2000, prima dell'euro. L'ha pagata, allora,  l'equivalente di 115.000 euro. Dal 2000 ad oggi, sappiamo che gli stipendi non sono raddoppiati, valgono anzi poco più della metà di allora.
La sua casa invece adesso è valutata 240.000 euro perchè si sa il mercato immobiliare è così.
Uno si troverebbe a dover comprare una casa che vale il doppio con uno stipendio quasi della metà. Ci vuole Copperfield.

Esempio due: mia sorella.
La mia bella sorellina vive in Scozia da 2 anni. Fa un lavoro normalissimo in una multinazionale, con uno stipendio nella media. Riesce a vivere da sola, mantenersi, venire giù in italia 3 volte all'anno o più, andare in vacanza un paio di volte e stava pensando di acquistare (con sacrifici ovvio) una casetta la, anche solo come investimento.
In italia chi potrebbe anche solo pensare una cosa del genere? Io sono affezionato all'italia, ma sta diventando sempre più una "repubblica delle banane", e mi chiedo spesso "ma che ci sto affare?!?!"

Dal Blog di Beppe Grillo - Il Bamboccione

Questione Levi
Ma scherziamo? Questa proposta non può passare (spererei fosse già stata bocciata anche). Siamo a livelli di controllo senza senso e liberticidi, leggi da regime dittatoriale.
Non aggiungo altro.

Sempre da quel bel blog: La legge Levi-Prodi e la fine della Rete

sabato 20 ottobre 2007

Un animale selvaggio


Riporto il testo di una canzone dei Rammstein (si, quelli di Du Hast, colonna sonora di Matrix), dal titolo Amour.
Chissà di cosa parla eh? Ma visto che il come a volte è più importante del cosa, riporto i testi in italiano tradotti... per me non sfigurerebbe come manoscritto perduto di Goethe, ha secondo me un fortissimo feeling "Romantico" (nel senso Sturm und Drang del termine).


Rammstein - Amour
L'amore è un animale selvaggio
Ti respira ti cerca
Costruisce la sua tana nei cuori infranti
Va in caccia di baci e candele
Succhia forte sulle tue labbra
E scava tunnel attraverso le tue costole
Cade soffice come neve
Prima diventa caldo, poi freddo, e alla fine fa male


Amore amore
Tutti vogliono addomesticarti
Amore amore alla fine
Rimani stretto nella morsa dei suoi denti


L'amore è un animale selvaggio
Morsica e graffia e corre verso di me
Mi tiene stretto con mille braccia
E mi trascina nella sua tana
Mi divora dalla testa ai piedi
E mi vomita fuori dopo tanti anni
Cade soffice come neve
Prima diventa caldo, poi freddo, e alla fine fa male


Amore amore
Tutti vogliono addomesticarti
Amore amore alla fine
rimango stretto nella morsa dei tuoi denti


L'amore è un animale selvaggio
Cadi nella sua trappola
Ti fissa negli occhi
Rimani incantato quando il suo sguardo ti colpisce


Vi prego, datemi del veleno