giovedì 25 febbraio 2010

Un uomo e il suo sogno

Volevo scrivere di un film che ho visto ormai secoli fa, e che disgraziatamente nessuna rete manda in onda credo da anni e anni. E' la fine che fanno molti film di qualità purtroppo, sostituiti incomprensibilmente (anzi, purtroppo non così incomprensibilmente ) da fiction, reality, film di Pieraccioni e quant'altro di peggio possibile.

Il film è "Tucker - The man and his dream", di Coppola, anno 1988.

Fine anni '40. Preston Thomas Tucker è un genio lucidamente visionario, fenomenale inventore dall'intuito sanguigno che, dopo anni dedicati alla ricerca sulle macchine da guerra, decide di fondare la Tucker Corporation: il suo sogno era quello di realizzare la più bella automobile mai costruita.

Coppola è un maestro, e in questo film riesce a catturare le atmosfere di quel periodo, e la passione di quell'uomo, in modo incredibilmente vivido.
Ma non è solo mestiere, e non è solo il bravo Jeff Bridges a rendere questo film un gran bel film, anche la storia appassiona (o almeno ha appassionato me).

Se devo essere sincero, ci sono parecchi punti di contatto con un altro meraviglioso film ambientato in quel periodo (più o meno), ovvero The Aviator di Scorsese, ma ciò non toglie nulla al film di Coppola.
Tralasciando fotografia, scenografia e costumi (fantastici sia in Tucker che nel film di Scorsese), in entrambi i film il protagonista è visionario e geniale, ha avuto (o ha) forti legami col mondo militare, ed insegue un sogno meccanico con tutte le sue forze, combattendo contro lobby politiche ed economiche.
Sono indubbiamente film che ricalcano il mito del sogno americano, ma mettendone in luce gli aspetti più amari e, se vogliamo, romantici.

Il trailer che ho trovato è veramente anni '80, vi assicuro che il film non lo è ;-)






domenica 21 febbraio 2010

Tutto quello che ho è questo pollo di gomma con una carrucola in mezzo

[... e non mene faccio un cazzo]. (Cit. Guybrush Threepwood)

Soggetti: Stefano, un architetto e un designer.

S: Bene ragazzi, questo è il test semidefinitivo del sito in e-commerce commissionato.
Rispetto alla versione iniziale, che a nostro parere era per certi versi più funzionale, abbiamo comunque raccolto le vostre impressioni e adattato di conseguenza grafica e sistema di navigazione. Siamo ormai alla quinta revisione, direi che dovremmo esserci.
A: Fantastico vediamo! (si avvicinano al monitor)
D: mmmm
A: (guarda il designer inarcando il sopracciglio, e poi torna a guardare il monitor) mmm, non so... c'è qualcosa che ancora non mi convince
S: Beh, ricalca praticamente in toto l'ultima grafica che ci avete passato. Abbiamo apportato solo alcune minime modifiche per agevolare l'usabilità del sito da parte degli utenti che...
D: Sisi Stefano, capisco, però per noi avere la scritta "Help" in alto è un problema (annuisce deciso).
S: ?!
A: Si, sbilancia tutto, vedi? E poi spaventa.
S: La scritta Help spaventa?
D: Si, abbiamo analizzato la questione nel nostro team, e secondo noi Help va tolto. E poi sposterei ancora un po' a sinistra il menù
S: A sinistra...
D: Si ma saranno al massimo 2, 3 pixel eh! Ci metti poco secondo me...
S: Beh non è che lo sposto un pixel alla volta...
(non hanno capito la battuta)
S: Tornando al pulsante, mi permetto di ribadire che in un sito dove, idealmente, qualcuno acquisterà i vostri prodotti, la presenza di un pulsante di "aiuto" è fondamentale, soprattutto vista la scarsa alfabetizzazione informatica dei navigatori italiani.
A: Sarei daccordo, ma vedi, abbiamo deciso di posizionarci su un target di riferimento culturalmente medio-alto, quindi il problema non si pone, vero D? E' poi una soluzione che piace a tutti i ragazzi allo studio, ci abbiamo pensato su parecchio.
S: Sul.. pulsante help?
D: Certo! Vedi, la cura dei dettagli per noi è fondamentale.
S: Siete veramente convinti che cultura e scaltrezza al pc siano concetti sovrapponibili?
(non mi fermo, tento l'affondo)

S: Perchè vedete, togliere il pulsante help, le indicazioni sulla garanzia e i resi, i metodi di pagamento accettati, spostare il catalogo IN FONDO alla pagina piuttosto che tenerlo in primo piano, sono tutte soluzioni che abbiamo implementato nel sito su vostra richiesta, ma vi confesso che raramente si è visto un sito di vendita online che somigli così poco ad un sito di vendita online.
(si guardano un attimo, poi D allarga le braccia come a dire "se siamo geniali e gli altri, tu compreso, non lo capiscono, cosa possiamo farci?")
S: Ok, per me no problem. Tanto poi non siete voi che lo pagate il sito no? Una volta che va bene al vostro finanziatore...
(silenzio imbarazzato)
S: Bene, comunque come vedete tutta la parte di gestione carrello e ordini, ovvero il cuore del sistema, è già funzionante, e quindi siamo pronti per la pubblicazione.
A: Si si. Ok. Però Stefano, un'altra cosa fondamentale
S: .... dimmi A
A: Il testo...
S: Cos'ha il testo?
A: E' troppo.... nero! Vero D?
D: Adesso che lo vedo bene... eh si, è parecchio nero. Non si può fare un bel grigio scuro scuro?
S: Ah, un quasi nero, ma non nerissimo. Una via di mezzo se ho capito bene? (forse iniziano a notare che sono un po' scocciato)
A: Si esatto. Sai, non vorremmo essere troppo aggressivi
S: No infatti, non sia mai. Facciamo un bel Trebuchet #111111 ed è morta li, che dite?
D: ??!
A: ?!?
S: Comunque guardavo i vostri prodotti, belli eh... veramente. E tutto in cartone vero?
(sorridono entrambi, e annuiscono soddisfatti)
S: Bello il tavolino soprattutto. Quasi quasi ne prendo uno da mettere in salotto
D: Fantastico saresti il nostro primo aquirente!
S. Già mi immagino: sabato sera, un dvd di Indiana Jones e una bella birra fresca sul tavolino
(continuano a sorridere, perchè non hanno capito dove sto andando a parare)
S: perchè è idrorepellente vero? O lavabile. Cioè, non si rovina se ci appoggio una lattina ghiacciata no? Bisognerebbe scriverlo però sulla scheda tecnica che è lavabile, altrimenti uno non lo compra. A cosa serve un tavolino se non ci puoi appoggiare nulla di anche vagamente umido?

(E ho visto il terrore nei loro occhi. Ma era un terrore curato veramente fin nei minimi dettagli, e con un target medio alto.)

p.s: la settimana successiva, hanno inserito a catalogo la versione con piano in plexiglass.

mercoledì 10 febbraio 2010

Ancora tempo...

Esterno, giorno. Una calda mattina di fine giugno. Un bambino di quasi sette anni con i capelli rossastri e le lentiggini, pantaloncini corti troppo larghi e una maglietta a righe, cammina sul ciglio di una strada sterrata, bianca e piena di sassi bianchi. Non era molto lontano da casa, ma abbastanza per sentire vibrare un piacevole, sottile senso di libertà. Stava diventando grande, i genitori non lo obbligavano più a restare nel giardino di casa.
Non aveva molti amici, si era trasferito li da poco, ma non ne sentiva la mancanza. Aveva con se la musica.
Era una ridicola ma meravigliosa radiocuffia, enorme per la testa del bambino, e che infatti continuava a scivolargli avanti e indietro. Era di uno strano colore viola scuro, metallizzato, e aveva una lunga antenna cromata. Cambiava stazione radio ad ogni passo, ma il ragazzino non se ne curava, era fantastica, uno dei più bei regali che il suo papà potesse fargli.
La sera prima era andato con i genitori e il fratellino piccolo, ancora nel passeggino, a una di quelle sagre di paese che adorava, e si era innamorato di questo strano oggetto visto per caso sul lenzuolo di un venditore ambulante, in mezzo a braccialetti e collane fosforescenti, e alle cassette di Viola Valentino e dei Pooh. Per molti forse era poca cosa, ma per lui era stato davvero un bellissimo regalo.
E' felice, con tutto quel cielo sopra di lui, e il sole che gli scalda la testa. La campagna attorno a lui è sconfinata, bruna di terra scura e brillante di verde.
C'è un piccolo fosso non molto distante dalla strada, l'acqua è trasparente e si vedono piccoli pesci scuri guizzare veloci tra le ombre verdastre. Il papà gli aveva detto che presto sarebbero andati a pescare assieme, e non vedeva l'ora.
Il bambino si corica sull'erba vicino al fosso, ascoltando la sua musica, e se ne sta li a guardare le lame di azzurro e giallo del sole attraverso i rami degli alberi. A casa lo aspettano i genitori e il fratellino piccolo, ma c'è ancora tempo, prima di pranzo. Ancora tempo.


C'è un qualcosa che non riesco a non trovare tragico nella perdita dell'innocenza, della purezza, dello "stupore" genuino di un bambino. Più tragico della morte, in un certo senso, e altrettanto inevitabile. Io ce la metto tutta, ma quel bambino mi manca.