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lunedì 31 luglio 2023

Diario di un Real Estate Novelist


Tutto è nato qui, ormai più di dieci anni fa, considerando che sto scrivendo queste righe nel 2023.
Da allora ho solo cambiato nom de plume, scegliendo quello di Giovanni Solberg.
Alcuni dei racconti che ho scritto su questo blog sono diventati parte del romanzo breve Diario di un Real Estate Novelist. Titolo chiaramente ispirato ad un vecchio pezzo di Billy Joel, Piano Man (1973).

Un burnout, il crollo del mercato immobiliare agli inizi degli  anni dieci del ventunesimo secolo e un abbozzo di crisi esistenziale: la  collisione tra questi elementi ha generato ottantotto racconti brevi, ironici, malinconici, surreali, pagine di un diario/romanzo scritto nell’arco di cinque anni da un agente immobiliare quasi per caso.

Immaginate una  agenzia di provincia a cavallo tra la Lombardia e l'Emilia Romagna.  Adesso immaginate clienti strambi, case raccapriccianti, colleghi  inqualificabili, bestemmie (censurate), risate, amicizie imprevedibili,  dildi enormi, cani spaventosi, notti insonni, notai stravaganti e  Spritz. Se ci siete riusciti, vi siete fatti un idea di cosa troverete  tra le pagine di questo romanzo.

Tutto quello che leggerete è  tratto da esperienze realmente vissute, e "solo i nomi sono stati  cambiati per proteggere gli innocenti." Easattamente come in Dragnet  (1951).

Il romanzo è interamente pubblicato sul sito ufficiale https://realestatenovelist.ink/, ma acquistabile anche su Amazon in versione cartacea o eBook: https://www.amazon.it/dp/B0C2SM64ZN
Gratis per chi ha Kindle Unlimited.


domenica 24 marzo 2013

William Gibson, Philip K. Dick e George Orwell in musica

Ritengo da sempre i Fear Factory la cruda e violenta trasposizione sonora delle visioni di William Gibson e di P.K. Dick.
Carne e acciaio, fili elettrici e reti neuronali, controllo delle masse, distopia, schermi a fosfori verdi che sparano sequenze di codice in linguaggio macchina in stanze buie, piogge velenose e città oppresse dal caos, dalla violenza e da notti che non finiscono.



Edgecrusher - Fear Factory
Conceived in a hell beyond your depth of perception
Chaotic case of conquering domination
Psychopath snaps fired chains of imprisonment
A bludgeoning force that's undermining the government

Inflict strain upon the structure
Collapsing below my pressure
Inflict strain upon the structure
Collapsing below my pressure

Break of the edgecrusher...

The purist, non-conformist, jaded subhuman terrorist
From flesh to steel and blood to blade I fight to exist
A rival of justice, extreme rush of hatred
Survival in a twisted world where nothing is sacred

Inflict strain upon the structure
Collapsing below my pressure
Inflict strain upon the structure
Collapsing below my pressure

Break of the edgecrusher...

giovedì 26 gennaio 2012

Ian McEwan - Sabato [non proprio una recensione ma...]

Ho finito il libro alcuni giorni fa, e al momento giace ancora sul comodino, in attesa del prossimo (Deaver o Ellroy?).

McEwan è un autore che ho conosciuto proprio attraverso questo romanzo... sulle prime ero orientato su Solar (l'ultimo uscito) ma poi mi sono consultato col portafoglio e  ho deciso a un po' a malincuore di orientarmi su una edizione economica di un suo romanzo precedente. Niente lussuosa copertina rigida insomma.

Perchè continuo a tenere quel libro sul comodino? E perchè continuo ad osservare quella copertina? Perchè non mi ero mai imbattuto in un libro simile prima d'ora.
Una storia fiacca, ambientata in un sobborgo di Londra, cronologicamente collocata in quel periodo che sta tra l'attacco alle torri gemelle e la decisione di invadere l'Iraq.

Il protagonista è un brillante neurochirurgo sui 50, che presenta sintomi di crisi di mezza età mixati ad un lieve disagio dovuto alla tesa situazione internazionale, al terrorismo, ai movimenti pacifisti che non condanna ma che allo stesso tempo non appoggia fino in fondo, eccetera, eccetera, eccetera...
Paturnie a parte, va detto che è ricco, gioca a squash, gira per le vie di londra con una Mercedes grande come un incrociatore, e ha una famiglia favolosa.
La moglie  giornalista di fama, innamoratissima del marito (e fanno splendidamente sesso ogni volta che si vedono, pare), il figlio è una giovane promessa della musica blues in procinto di partire per un viaggio di 15 mesi a New York - per studiare coi grandi, ovviamente - , la figlia che vive a parigi dove si è laureata in nonmmiricordo cosa e sta per pubblicare il suo libro di poesie per una famosa casa editrice, ed infine il nonno, un burbero ed illustre letterato d'altri tempi che vive in una sorta di castello in Francia assieme alla sua terza moglie.

Non viene anche voi istintivamente voglia di riempirli di legnate? No? A me si.

Io capisco che puoi, da autore, decidere che i protagonisti del tuo libro siano dei ricchi (che fa molto soap opera, ma lasciamo stare), ma il problema che questo quadretto familiare risulta essere quasi parodistico.
Impressione che viene amplificata quando incontriamo quelli che saranno gli altri personaggi della storia, balordi attaccabrighe della Londra più malfamata, dipinti non solo come ignoranti e violenti, ma anche brutti e stupidi.
Il contrasto tra la famiglia ricca e bella e piena di risorse e speranze, e i neds in cerca di soldi facili con un leader dall'aspetto scimmiesco e psicologicamente instabile a causa di una grave malattia neurodegenerativa, è talmente forte, talmente stridente, da sperare quasi che sia voluto. Forzato e voluto.
E poi c'è la trama. Una trama che pare andare in qualche direzione senza mai arrivarci, neppure alla fine, avvitandosi spesso in paragrafi tediosi e -obbiettivamente- inutili, dove McEwan si perde in minuziose descrizioni di interventi chirurgici, e disserzioni in campo musicale e letterario piene di tecnicismi da addetti ai lavori che nulla, ma proprio nulla aggiungono alla storia.

E allora perchè sto parlando di un libro che, rileggendo io stesso quello che ho appena scritto, nel migliore dei casi meriterebbe di stare non in libreria ma -come supporto- sotto quell'asse di truciolare che uso come temporaneo mobile-tv?

Perchè è scritto incredibilmente (per me che non conoscevo McEwan) bene, con una prosa scorrevole ed impeccabile. Frasi eleganti e mai "appesantite" da inutili orpelli, cesellate alla perfezione, capaci di racchiudere in tre parole quello che un autore meno esperto e raffinato avrebbe spiegato in tre righe.
Se posso muovere un solo, personale appunto sul suo modus scribendi, è che la sua perizia chirurgica nello scrivere e nello smembare emozioni per ricomporle sotto forma di parole e frasi, può risultare fredda, anche quando tratta di argomenti toccanti come la vecchiaia e la malattia. Leggere McEwan è come osservare situazioni e suggestioni attraverso l'occhio di un agente della CSI... ogni minimo gesto, ogni rapido pensiero viene frantumato e analizzato al microscopio.

Una capacità di analisi e una profondità invidiabili, che tradiscono l'esistenza di un cuore nel petto di questo "gelido, perfetto e cerebrale" McEwan, ma che non bastano per creare una storia avvincente, non bastano a rendere credibili personaggi e situazioni, e a far dimenticare quel finale che pare tratto da un manuale tardo-ottocentesco di antropologia criminale.
I ricchi, belli ed  intelligenti vincono su quei malviventi dall'aspetto goffo e animalesco,  gli ignoranti  rifiuti della società che hanno incrinato - per qualche pagina - la perfezione dorata della famiglia Perowne.
Il villain viene messo fuori gioco più dalla sua stessa malattia che dai due imbranatissimi uomini di casa,  e già questo non aiuta a rendere meno odiosi i buoni.
Ma il vero colpo di grazia alla storia, e forse anche al malvivente  che giace incosciente e piantonato da due poliziotti su un letto di ospedale , è lo stucchevole  perdono del capofamiglia, che decide di operarlo egli stesso, per ridare momentanea luce alla vita di un uomo inesorabilmente destinato all'oblio a causa della sua malattia neurodegenerativa.
Non bastava la vittoria sul piano fisico, la famiglia Perowne ha avuto anche la vittoria morale, dimostrando infine che, quantomento nella mente di McEwan, Lombroso aveva tutto sommato ragione.

Peccato Ian, scrivi in modo eccelso, molto meglio di  molti  autori ben più famosi (credo tra l'altro che tu abbia dato filo da torcere alla traduttrice),  e probabilmente un giorno mi verrà voglia di leggere qualcos'altro di tuo ma... al momento, con rammarico, credo passerò la mano.

“[...] Procedendo a passo d'uomo  verso le luci del Gypsy Corner, Henry abbassa il finestrino per godersi la scena fino in fondo: la pazienza bovina di un ingorgo, l'odore acre dei gas di scarico gelati, l'assordante catena di montaggio improduttiva disposta su sei linee quasi ferme in direzione est e ovest, il lampione giallo che sbiadisce il colore della carrozzeria, l'insistente rimbombo degli impianti stereo, e le code interminabili di luci rosse posteriori incolonnate verso il centro, e di luci bianche dei fanali in direzione opposta.
Si sforza di vedere, o meglio di percepire in termini storici questo specifico momento agli sgoccioli dell'era del petrolio, in cui un ritrovato del diciannovesimo secoloraggiunge livelli di massima perfezione nei primi anni del ventunesimo; in cui il benessere senza precedenti delle masse impegnate in giochi molto seri nella realtà spietata della metropoli moderna si manifesta in uno scenario che nessuna era passata avrebbe potuto immaginare. Gente comune! Fiumi di luce! Si sforza di vedere tutto ciò come sarebbe parso a Newton, o ai suoi contemporanei, Boyle, Hooke, Wren, Willis: quei curiosi geni dell'Illuminismo inglese che per una manciata d'anni custodirono nelle rispettive menti tutta la scienza del mondo [...]”

Ian McEwan – Sabato







martedì 17 gennaio 2012

L'alcol e la "scrittura"

Gli alcolisti costruiscono difese come gli olandesi costruiscono dighe. Io passai i primi dodici anni circa della mia vita coniugale assicurando me stesso che «mi piaceva semplicemente bere». Avevo anche sposato la celebre Difesa Hemingway. Sebbene mai formulata in maniera esplicita (non sarebbe stato virile farlo), la Difesa Hemingway recita pressappoco così: "come scrittore, sono una persona molto sensibile, ma sono anche un uomo, e i veri uomini non cedono alla loro sensibilità. Questa è roba da ometti. Pertanto bevo. Come potrei altrimenti affrontare l'orrore esistenziale e continuare a lavorare? E poi, andiamo, lo reggo bene. Un vero uomo lo regge sempre. "
Stephen King - On Writing

È una reazione frequente tra i drogati quella di compiacersi del fatto di drogarsi. Io mi compiacevo di bere, anche perché grazie all'alcool la fantasia viaggiava sbrigliatissima.
De Andrè

Non riesco a capire coloro che si rifugiano nella realtà perché hanno paura di affrontare la droga.
Tom Waits

lunedì 2 maggio 2011

Singapore - Tom Waits [Traduzione]


Percussivo, teatrale, immenso.

Tom Waits, Singapore

Ci imbarchiamo questa notte per Singapore,
Siamo tutti pazzi come cappellai, qui
Ho perso la testa per una berbera dalla pelle olivastra
Sono partito per la terra dei sogni
Bevuto assieme ai cinesi
Camminato per le fogne di Parigi
Danzato assieme ad un vento colorato
Penzolato da una corda di sabbia
Ora devi dirmi addio

Ci imbarchiamo questa notte per Singapore,
Non addormentatevi mentre siamo sulla terraferma
Fate una croce sul vostro cuore e sperate di morire
Quando sentirete i bambini piangere
Lasciate che le vostre ossa e la mannaia decidano il loro cammino
Mentre consumate i vostri peccati di carne
Attraverso il vicolo, tornerò dall'inferno
Quando sentirai quella campana suonare
Mi dirai addio.

Pulitele bene con la benzina
Fino a quando le vostre armi non saranno lucide e dannate
Da questo momento questa vecchia nave sarà la vostra casa
Leviamo l'ancora, dunque.

Salpiamo questa notte per Singapore
Prendete le coperte dal pavimento
Sciaquatevi la bocca fuori dalla porta
La città è di ferro e pietra
Ogni testimone sparirà
Diventeranno tutti sogni italiani
Riempitevi le tasche di terra
Portate via roba da poco
Via ragazzi, via, leviamo l'ancora.

Il capitano è un nano senza un braccio
Che lancia i dadi sulla banchina
Nel regno dei ciechi, un uomo con un occhio solo è re
Ricordatevelo

Ci imbarchiamo questa notte per Singapore,
Siamo tutti pazzi come cappellai, qui
Ho perso la testa per una berbera dalla pelle olivastra
Sono partito per la terra dei sogni
Bevuto assieme ai cinesi
Camminato per le fogne di Parigi
Danzato assieme ad un vento colorato
Penzolato da una corda di sabbia
Ora devi dirmi addio

http://youtu.be/TRbqtoH3gjA


domenica 24 aprile 2011

Feticismi

Stasera vorrei un film con le formiche giganti e l'esercito che spara coi carrarmati ma non riesce a fermarle, e uno scienziato alto non più giovane con la faccia seria che nessuno lo caga ma lui saprebbe come fare per liberare la città dagli insettoni, e che a un certo punto si mette in auto per andare a salvare la sua fidanzata che è bloccata in una stazione di servizio, che il caso ha voluto essere vicina alla tana dei formiconi.

Una film con un titolo tipo "It came from the desert", come quel videogioco uscito 20 anni fa e che si rifaceva ai film del periodo nucleare degli stati uniti.



p.s: Strani feticismi, lo so...

venerdì 22 aprile 2011

Folgorante (Il grande sonno)

"Il grande sonno - 1946"

Non so di cinema quanto vorrei, e ancor meno di letteratura, ma questo scambio di battute (quasi un 'a solo' del Generale, in realtà) mi ha letteralmente folgorato... perfetto, tagliente e più "profondo" di quanto uno si possa aspettare di trovare in un classico del genere hard-boiled, girato quasi settanta anni fa.

Merito di Chandler, sicuramente, e di un Faulkner scelto come sceneggiatore (Faulkner!!). E di un Humphrey Bogart favoloso, anche quando sta zitto.

Location: La serra privata di un vecchio generale in pensione, seduto su una sedia a rotelle. Caldo umido, soffocante.

"Norris, il maggiordomo: Il signor Marlowe, generale.

Philip Marlowe: Molto lieto.

Generale: Si sieda, prego. Brandy, Norris. (rivolto a Marlowe): Come lo vuole il suo brandy?

Marlowe: Nel bicchiere.

Generale:
Io lo prendevo con lo champagne, champagne freddo come il ghiaccio... con qualche dito di brandy.
(rivolto a Norris) Dagli una razione seria (si gira verso Marlowe) Mi piace veder bere la gente. Così va bene, Norris.
(vede Marlowe in difficoltà a causa del caldo) Può levarsi la giacca, se vuole.

Marlowe: La ringrazio.

Generale:
Fa troppo caldo qui per chiunque abbia sangue nelle vene. Ah, e può anche fumare. Mi godo ancora l'odore del tabacco.
Gran bell'affare quando uno è ridotto a godersi la vita per procura. Lei sta contemplando in me i miseri e malinconici resti di una vita spensierata.
Paralisi completa degli arti inferiori.
Non mangio quasi niente e il sonno è così vicino alla veglia che quasi si confondono.
Si può dire che vivo di calore, come un ragno appena nato.

(Si gira a guardare le orchidee alla sua sinistra)

Le orchidee sono una scusa per il caldo. (Torna a gurdare Marlowe) Ama le orchidee?

Marlowe: Non particoIarmente.

Generale: Sono orribili. La loro carne assomiglia troppo a quella umana, e il profumo ha la putrida dolcezza della corruzione."


Sono rimasto senza parole, e mi sono levato il cappello.

martedì 5 gennaio 2010

Cinquantaquattro

Dopo la prima curva, il vicolo era già un sentiero. Saliva ripido tra le ultime case di case di pietra chiara, superava i muri a secco di minuscoli orti e si tuffava nel verde scuro delle ginestre.
Non distingueva i suoni, nelle orecchie un unico bordone, accordo dissonante di uccelli, cicale e vento.
Il sentiero giunse al culmine. Pierre vide il verde della macchia scendere ininterrotto fino al mare.

Cary non si intendeva di fisiognomica. Affermare che i tratti di un volto possano informare sul carattere di una persona gli sembrava una ipotesi eccessiva, suffragata da molti idioti con la faccia da idiota e smentita da troppi delinquenti con la faccia da gentleman. Tuttavia, aveva una tecnica per riconoscere gli imbecilli. Più che tecnica, un sesto senso. Infallibile. Basato su un concetto allargato di "aspetto esteriore", che non si limitasse cioè al volto, ma arrivasse a comprendere il modo di parlare, la scelta dei vestiti, il modo di incedere. Solo per indulgenza verso il prossimo, evitava di assegnare il cento per cento di probabilità alle diagnosi. Con Dyle, si limitò al 70.

Grace Kelly era la donna più bella del momento. Col sesso sotto la pelle, non in superficie, come piacevano a Hitch.
Il sesso doveva essere parte del mistero, non detto, implicito in uno sguardo, nella battuta giusta sul copione, in un dettaglio. Il sesso era una allusione sottile tra romanticismo e ironia.

Fanti non rispose, e guardò la musica. Sul pulsare del basso, intricati riffs di fiati corsero velocissimi fino al primo stacco. Fu come vederli tuffarsi in mare da una scogliera. Fiato sospeso. L'assolo di tromba avanzò come una fiamma lungo la miccia, fino all'esplosione che fece decollare il sax, simile a quei razzi dei cinegiornali.Nuovo stacco, sezione fiati al completo, fraseggio furioso fino all'apoteosi finale, tutta l'orchestra un'unica, colossale mazza i cui colpi abbatterono la canzone come una bestia portata al sacrificio. La rullata della batteria fu l'ultimo spasmo del corpo prima del colpo di grazia. Fine.

54, Wu-ming, Einaudi


lunedì 5 ottobre 2009

Era tempo che...

... un semplice "trailer" non mi regalava emozioni.







Questo c'è riuscito... lo trovo dolce e poetico come certi ricordi di infanzia. Ora aspetto il film.

Where the wild things are.

domenica 21 giugno 2009

Heavy Metal e idiosincrasie

Quando qualcuno che ho appena conosciuto scopre che ascolto, attenzione attenzione, Heavy Metal, le espressioni coglibili sul suo volto in linea di massima possono essere queste (comprese e tutte le relative sfumature)

  1. Interrogativa (Eavi cosa? E' roba strana vero?)

  2. Compassionevole (Ma dai, ancora ascolti quella roba li? Anche io l'ascoltavo, ma dopo i 13 anni ho smesso...  sai, si cresce, si matura...)

  3. Mediamente schifata (Che merda! Questo sicuro che non conosce manco i Negramaro, ma che gli parlo a fare?)

  4. Sopresa (Ma dai, non me lo aspettavo da uno così tremendamente figo*, di solito l'ascoltano i disadattati questa musica)

  5. Delusa (Ma come mai, cosa c'è in te che non va figliolo mio? Problemi a casa? Non prenderai mica le pasticche eh?! Pensa che ricordo ancora quando venivi a catechismo... è proprio vero che cambia tutto...)

  6. Visibilmente intimorita/preoccupata (ma non è roba SATANICA? Perchè ho sentito al telegiornale che un serial killer neonazista l'hanno arrestato mentre col dentifricio disegnava il volto del demonio sullo specchio del bagno, e poi hanno scoperto nella sua cantina i corpi smangiucchiati di donne, vecchi, bambini e due copie dell'ultimo libro di Vespa )


* nota: qui ci ho messo del mio, lo confesso.

E il bello è che se poi gli spieghi che a te la musica in realtà piace un po' tutta, e che ascolti anche altro, è ormai troppo tardi. Il danno è fatto.

Mai fare, tra l'altro, nomi di gruppi che non conoscono, mentre si cerca di riguadagnare qualche punto-rispetto.
Lo prenderebbero come un affronto ("ascolti quella merda e poi mi dai anche dell'ignorante perchè non conosco sti cazzo di Cridens Cliruoter Revaival che non si sono mai sentiti... stronzo!"), e la situazione precipiterebbe.

Dall'esterno poi, da chi non segue questo genere musicale, l'heavy metal viene visto come un unico calderone ribollente (e maleodorante) pieno di gente tatuata perennemente ubriaca che urla versi inumani al microfono, chitarre distorte spinte a volumi folli, grupies tossiche, cantanti con la faccia pitturata e la lingua di fuori, droga come se piovesse, croci rovesciate e mangiatori di pipistrelli.

E io vorrei tanto dirgli, al tizio/alla tizia che mi fa la faccia interrogativa-delusa-intimorita ecc: "Ma guarda che non è così: prova ad ascoltare Orion dei Metallica, Aces High dei Maiden, Edge of thorns dei Savatage", giusto per tentare un approccio soft, ma poi finisce che lui/lei prende la mia copia di Metal Hammer e inizia a leggere qualche nome. E capisco che posso tranquillamente risparmiarmi la fatica.

Aborted, Anal Cunt, Anal stench, Antropofagus, Carcass, Carnivorous erection, Cephalic Carnage, Corpsefucking Art, Corpus In Extremis, Cattle decapitation, Cunt Grinder, Deicide, Gorerotted, Impaled nazarene, Mutilated in Minutes, Necrodeath, Necrotorture, Obituary, Pestilence, Pig Destroyer, Prostitute disfigurement, Putridity, Regurgitate, Rotting Christ, Vomitory...

Ora, vorrei tanto credere che dietro la scelta di certi nomi ci sia semplicemente ironia (per quanto grottesca), ma so bene che per molti gruppi non è così: se il cantante dei Deicide si è fatto incidere una croce rovesciata sulla fronte, qualche serio motivo l'avrà avuto. Oltre a qualche serio problema aggiungo, ma è un'opinione personale.

Ovvio che tutto ciò offre il fianco a quei giornalisti che non perdono l'occasione di associare questo genere musicale a omicidi, suicidi e stragi in genere.
Come se ogni omicida avesse un poster di Marylin Manson in appeso in camera da letto... bah! Non credo che nè Karadžić, nè Bush senior/junior, nè terroristi islamici, nè brigatisti, nè Pacciani abbiano mai ascoltato heavy metal. Eppure di gente ne hanno fatta fuori, direi.

Quei giornalisti che tracciano il grossolano parallelo metal-omicidi, basandosi sulle tematiche care a parecchi gruppi heavy metal, dovrebbero secondo me iniziare a preoccuparsi anche dei pericolosissimi lettori di Poe, Lovecraft e King, di quei potenziali tossici decadenti che leggono Baudelaire, dei disturbati che amano Hitchcock, eccetera eccetera.

Intanto io scuoto la testa, rido, e vado ad ascoltarmi "Piano Man" di Billy Joel. E subito dopo, "Fucking Hostile" dei Pantera. ;-)






E per chi vuole, la versione in inglese (meno censurata e un pelo più spassosa :-) ) http://www.youtube.com/watch?v=mlbKprH61AE

domenica 29 marzo 2009

Enzo Biagi e Roberto Saviano

C'è gente che spara a zero su questo ragazzo, e non capisco come mai.
Lo accusano di essersi arricchito con Gomorra, e di sfruttare questa sua immagine di idealista reietto per fini personali. Perfino di gigioneggiarsi della sua nuova condizione di vita di uomo scomodo, scortato e minacciato.

C'è gente che guardagna milioni di euro correndo dietro a un pallone o presentando programmi televisivi, e qualcuno ha il coraggio di critcare Saviano?

Ho letto il libro, e anche se non l'ho trovato scritto benissimo come invece molti dicono, lo reputo un libro IMPORTANTE, che andrebbe letto e fatto leggere a parenti e amici.

Mi chiedo come un omuncolo come emilio fede, e non uso le maiuscole volutamente, si possa sentire in diritto di lanciare critiche a Saviano dal suo pulpito abusivo. Ad un ragazzo che ha fatto più giornalismo in 4 pagine del suo libro che fede in 30 anni di tv. (http://www.youtube.com/watch?v=WJMhc2GBUL4)

Ecco una "vecchia" intervista fatta a Saviano dal grande Enzo Biagi.


















Questo ragazzo è al momento ancora sotto i riflettori, e credo che questa sia una delle cose che gli permettono ancora di camminare sulle sue gambe.
Ma cosa succederà quando le luci si abbasseranno? Quando la scorta sembrerà essere meno necessaria?
Ho paura che quando questo succederà, la vita di Roberto potrebbe diventare molto più che in serio pericolo.

Per questo è davvero importante che non venga lasciato solo.

domenica 20 luglio 2008

Questioni di vita...

Erano secoli che non "scrivevo", letteralmente assorbito dal lavoro e da problematiche annesse.
E un po' ne sentivo la mancanza, perchè qualche brandello di racconto aveva preso forma nel mio cervelletto già qualche tempo fa, ma non c'è verso: per scrivere davo avere la mente libera, altrimenti diventa una forzatura e il tutto smette di avere senso.

Ora, stasera, non è che le cose vadano un gran che meglio da questo punto di vista ma almeno oggi ho passato una giornata di relax, a contatto con amici e natura, sulle rive di un lago non distante da dove abito.

E mi è tornato alla mente un passaggio di un romanzo di Tolstoj, recitato tra l'altro anche dal protagonista del film "Into the wild"

"Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna.
Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare,
e che non sono abituate a ricevere.
E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità;
e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo.
Questa è la mia idea di felicità.
E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse.
Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?"

Non so cosa potrebbe desiderare di più, non lo so proprio...

lunedì 24 marzo 2008

[Racconto] Dresda, 1945

dresden7iqOdore di calcinacci, e un lancinante dolore alla spalla.
Sento ancora nelle orecchie un fischio acuto, e un ronzio assordante di fondo.
Semi coricato, con la schiena appoggiata alla vecchia scrivania in mogano, non riesco a muovermi
Un'asta di ferro lunga forse una trentina di centimetri mi esce da sotto lo sterno, leggermente piegata verso sinistra; alla base dell'asta la camicia è inzuppata di sangue, ma non sento dolore provenire da quella zona. Strano, sento solo un lieve formicolio alle gambe.
Faccio fatica a girare il collo, ma con la coda dell'occhio vedo un osso bianco e rosa, penso la clavicola, spuntare da sotto la camicia strappata.
Ci sono fogli sparsi ovunque. I macchinari per la stampa, quelli che riesco a vedere, sono ormai un inutile ammasso di lamiere contorte.
Il muro davanti a me è squarciato, come anche parte del tetto.
Da dove sono, attraverso le nuvole di polvere che lentamente si stanno adagiando sulle pietre, vedo la strada. Cumuli di macerie, un'auto in fiamme, gli antichi palazzi distrutti, persone che corrono, urlando... vedo anche alcuni soldati. In piedi, stanno cercando di trascinare alcuni compagni feriti lontano dalla strada. Guardo meglio... noto che ci sono molti soldati a terra. Un plotone di ronda per le vie cittadine. Gli aerei hanno colto di sorpresa anche loro.
Un soldato deve avermi visto attraverso lo squarcio nel muro. Si tuffa dentro, e corre a grandi passi verso di me, urlando qualcosa, ma non riesco a sentire.
Si svolge tutto lentamente, come in un sogno. Percepisco tutti i dettagli con una chiarezza incredibile, vedo il tessuto della divisa del soldato piegarsi, i riflessi della luce sugli stivali, il metallo lucido della pistola nella fondina.
Mi guarda negli occhi. Il suo volto è una maschera di sangue, forse nemmeno il suo. Mi prende per il bavero e mi scuote.
Il dolore alla spalla è insopportabile ma non riesco nemmeno ad urlare. I suoi occhi sono folli, imploranti. Ha bisogno di aiuto. Poi il suo sguardo finisce sull'asta di ferro che mi ha trafitto. Molla la presa e si rialza. Non posso essergli di alcun aiuto.
Si guarda attorno, per vedere se oltre a me c'è qualcun altro, e poi si allontana nella direzione dalla quale era venuto, gettandosi di nuovo nella strada massacrata dal bombardamento.

Il cielo la fuori è azzurro. L'aria è fredda e, nonostante l'odore dei calcinacci, se ne sente quasi il profumo. Un profumo che in questi anni ho imparato ad amare.
Al di la della cattedrale, devastata anch'essa dalle bombe, vedo nere colonne di fumo innalzarsi da piazza Altmarkt.

Ricordo ancora quando un nebbioso venerdì sera, nel 43, tornando alla centrale di polizia dalla ronda del secondo turno, mi trovai di fronte oltre al capitano due tizi in impermeabile mai visti prima.
Il capitano me li presentò: erano due funzionari dell'MI4, il servizio segreto britannico.
Chiesi quale fosse il motivo della loro presenza, cosa ci facevano due pezzi grossi in una centrale secondaria come quella del distretto di Dagenham. Stavo iniziando ad agitarmi.
Mio padre era britannico, ma mia madre aveva origini tedesche. Il loro sguardo era cupo, severo. Credevano forse che fossi un traditore? Gocce di sudore mi imperlavano la fronte.
Mi chiesero come fosse il mio tedesco, e se mi ricordassi ancora come funzionassero i macchinari per la stampa. Sapevano che prima di arruolarmi nel corpo di polizia di Londra avevo lavorato per qualche anno nella stamperia di mio padre.
Uno dei due iniziò ad interrogarmi in tedesco, facendomi domande sulla mia vita, sui miei affetti, sul tempo, sulla politica, sulla guerra.
Iniziavo a capire.
Stavano reclutando agenti da infiltrare oltre le linee nemiche, e il mio profilo, assieme a quello di molti altri sudditi britannici, risultava essere potenzialmente utile.
L'incontro durò un paio d'ore, alla fine del quale ero ufficialmente arruolato come agente dell'MI4.
Dopo un corso di addestramento della durata di 2 settimane sarei stato trasferito in Francia, e da li con un piccolo velivolo, di notte, sarei stato paracadutato in Germania con una nuova identità, documenti falsi, e una valigia contenente una trasmittente, un kit medico e una pistola.

Ricordo ancora il freddo tagliente di quella notte senza luna; affacciato dalla carlinga del piccolo aereo che volava a bassa quota, guardavo le cime degli alberi sfrecciare sotto di noi. Mi paracadutai a una decina di chilometri da Francoforte. Da li avrei preso il treno che mi avrebbe portato a Dresda, una splendida, antica cittadina che sorge sulle rive dell'Elba.
Non era sede di importanti installazioni militari,ma era comunque di discreta importanza strategica per il centro culturale che ospitava e per la vicinanza con il territorio polacco e cecoslovacco.

Arrivai nella città definita "la Firenze dell'Elba" due giorni dopo, e lo stesso pomeriggio fui assunto in una stamperia come addetto alle macchine e responsabile della qualità.
Il titolare era un buon tedesco sui sessanta, Alrich Weber. Grossi baffi grigi e un aspetto pacioso che ispirava simpatia al primo sguardo. Era il mio contatto. Non proprio una spia, ma una persona fidata. Fu lui che mi aiutò a trovare un alloggio dignitoso e che mi diede dritte su come muovermi in quel "gioiello di città", come la chiamava lui.
Sapevo bene cosa accadeva in Germania: i rastrellamenti, le stragi, le persecuzioni... ma a Dresda sembrava di respirare un'aria diversa.
Anche qui i soldati marciavano al passo dell'oca per le vie cittadine, ma capitava anche di vederli spesso nei caffè del centro scambiarsi battute,sorrisi e pacche sulle spalle. Sembravano, in quei momenti, attori in costume durante una pausa dalle riprese.

Un osservatore esterno, se non fosse stato per i razionamenti di alcuni generi alimentari e per la presenza di pattuglie di soldati per le vie del centro, difficilmente avrebbe immaginato che solo a pochi chilometri dalla bella cittadina infuriasse una delle più vaste e cruente guerre che la storia abbia conosciuto.

Il mio tedesco era buono, e la mia indole amichevole mi aiutò a stringere in breve tempo amicizia con Eva, Peter e gli altri dipendenti della piccola stamperia, con la padrona di casa e con i negozianti della zona.
Vivevo una doppia vita: di giorno stampavo manifesti di propaganda nazista e opuscoli informativi, di sera nella mia piccola stanza trasmettevo in codice tutte le informazioni che riuscivo a raccogliere al quartier generale dell'MI4.
Ma con tutta onestà, nonostante la relativa vicinanza col fronte russo, la vita a Dresda era così tranquilla che raramente le notizie che passavo ai servizi segreti potevano essere considerate di una qualche importanza dal punto di vista strategico.
A Dresda si poteva incredibilmente ancora respirare a pieni polmoni la bellezza della vita.

Fino a questa mattina.

La stamperia era chiusa, ed era giorno di mercato. Nelle vie del centro c'era il solito, piacevole viavai di persone. La messa domenicale nella cattedrale sarebbe iniziata da li a poco.
Approfittando della bella, seppur fredda giornata, decisi di fare un giro in bicicletta per le vie del paese, e di fermarmi poi a recuperare gli occhiali che avevo sbadatamente dimenticato sulla vecchia scrivania in mogano del sig.Weber.

Ero da poco entrato nella stamperia quando sentii l'ululato dell'allarme antiaereo invadere le vie della città. Fu questione di pochi secondi, e le prime bombe iniziarono a cadere. Istintivamente, e stupidamente, corsi a chiudere la porta. Sentii un tremendo boato e poi il nulla.

Devo essere rimasto privo di sensi per qualche minuto, non molto.

Guardo la ferita all'addome, ormai il sangue ha inzuppato tutta la camicia. Mi accorgo che la respirazione si è fatta più affannosa. In compenso la spalla ha quasi smesso di far male. Le macchioline nere che mi offuscano la vista non sono però un buon presagio credo.
Fuori dallo squarcio vedo solo desolazione e cadaveri. Chi è rimasto in vita è andato sicuramente a cercare rifugio nei pochi tunnel sotterranei costruiti all'inizio del 43.
Alla fine l'orrore è giunto anche qui.

Perché non sono stato avvertito dell'attacco? In qualità di agente io... ma no, che importanza ha?!
Mi chiedo solo se Eva, il sig.Weber e tutti gli altri siano riusciti a trovare rifugio o meno.
Mi chiedo perché ieri sera, dopo la cena a casa di Peter e sua moglie, ho esitato a dire ad Eva che mi stavo lentamente ma inesorabilmente innamorando di lei.
Dio, fa che si sia messa in salvo.
Penso ai miei genitori, e ai miei fratelli. Vorrei tanto stringerli.
Mi chiedo quanti bambini e quanti innocenti siano morti nell'attacco, e quanti ancora ne moriranno.
Perché questa è stata solo la prima ondata di bombardamenti, ne sono certo... ce ne saranno altri, e altri ancora.
Mi sembra già di sentire in lontananza il cupo brontolio di una squadriglia di bombardieri, in avvicinamento, o forse è solo un'allucinazione.
Adesso ho solo voglia di chiudere un po' gli occhi, ho bisogno di riposare.
Lasciatemi però respirare ancora un po' quest'aria, così dolce... so che mi mancherà.

Dissolvenza in nero.

Fine


Nota:
Nella stesura ho volutamente modificato alcuni dettagli storici. Il bombardamento di Dresda è avvenuto in realtà il 13 febbraio 1945, martedì grasso, alle ore 22:08. Le vittime di questo massacro insensato furono stimate tra le 35.000 e (dato da verificare, in quanto forse frutto della propaganda nazista) le 150.000.
Dresda era una città praticamente indifesa, e dalla scarsa importanza strategica.
L'obiettivo che gli alleati si erano proposti con ogni probabilità non era tanto quello di indebolire il potenziale bellico di una Germania già in ginocchio, quanto piuttosto quello di annientare il popolo tedesco sul piano morale e psicologico, nonché mostrare ai russi di quale enorme potenziale di fuoco USA e Gran Bretagna disponessero. Una dimostrazione di forza che alcuni storici individuano come una prima avvisaglia della Guerra Fredda.

sabato 19 gennaio 2008

Una notte nera

A velocità folle mi precipito verso l'orizzonte buio davanti a me
Divoro furiosamente questa surreale lingua di nero, umido asfalto
mentre l'oscurità avanza, minacciosa, vorace
pronta ad inghiottirmi a sua volta

Stringo con tutte le mie forze il volante
l'urlo del motore è lacerante, metallico, atroce, disperato
e ho paura.

Alberi contorti, tralicci spezzati, sagome indistinte nella nebbia
sfrecciano al mio fianco sempre più velocemente,
e ancora, e ancora
come se non vi fosse limite al delirio di questa notte sciagurata.

Vorrei solo poter tornare a casa,
abbracciare chi amo,
giurare che non me ne andrò, mai più
ma so che devo prima attraversare quell'abisso di tenebra.

Che Dio abbia misericordia di me.

domenica 30 dicembre 2007

Un ultimo post...

Una cara amica mi ha ricordato di un bellissimo "brandello" di uno dei libri elencati nel post precedente.
Si tratta del libro di King, e in particolare del racconto dal quale è stato tratto il film "Stand by me".

Stephen King - Stand By Me


"[...] Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, poichè le parole le immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finchè erano nella nostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero?
Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E potremmo fare rivelazioni che ci costano per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che abbiamo detto, senza capire perchè ci sembrava tanto importante, da piangere quasi mentre lo dicevamo.
Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare."


A presto,
Derek

sabato 29 dicembre 2007

I libri di Derek 2007

Stavo guardando la mia libreria ikea e mi dicevo "però, è bella piena eh?!"
C'è il ripiano dei CD che ha stranamente ancora un po' di posto libero, quello dei DVD è pieno, anzi sto addirittura facendo la seconda fila (che mi renderà impossibile raggiungere la prima, ma tant'è...)
.
E anche il ripiano dei libri è bello zeppo... Sono solo quelli letti negli ultimi anni, gli altri sono stati archiviati in soffitta, dentro grossi scatoloni, in attesa di una libreria più grande.
Mi sono messo a leggere i titoli, ed ecco una lista (non una classifica) di quelli che mi sono piaciuti di più. Quasi tutti letti nel 2007, da qui il titolo del post :-)

Arthur Golden - Memorie di una geisha:
Credevo fosse una palla incredibile di romanzone "rosa" e invece l'ho trovato fabuloso

Arthur Schopenhauer - L'arte di insultare & L'arte di ottenere la ragione:
Due piccoli manuali davvero divertenti, e conditi dalla solita arguzia del filosofo

Ernest Hemingway - Fiesta:

 Europa di inizio secolo e un gruppo di ricchi "amici" votati in qualche modo all'autodistruzione. Bellissimo

Ernest Hemingway - Per chi suona la campana:

Un capolavoro. Ambientato in spagna durante la guerra franchista.

Fabio Volo - Un posto nel mondo:

Simpatico, davvero. Si vede che è scritto da uno che per lavoro non fa lo scrittore ma tutto sommato è godibile. Per un trentenne è quasi impossibile non rivedersi in certe situazioni tratteggiate dall'autore.

Giorgio Faletti - Io uccido:
E' il primo di Faletti che leggo, e devo dire che a parte qualche caduta qua e la mi è piaciuto. Non è da tutti "reinventarsi" come ha fatto lui, e scrivere un romanzo di questo tipo richiede davvero parecchi sforzi. Complimenti

H.P. Lovecraft - Racconti - Oscar mondadori, 4 libri:
Non amo tutto l'horror, ma qui siamo di fronte al genio. Anche se scritti agli inizi del vecchio secolo, o forse proprio per questo motivo, i suoi racconti sono intensi, originali e riescono ad inquietare senza per forza ricorrere allo splatter.

Jack Kerouac - Sulla strada:
Ne ho parlato da poco. Un libro formidabile, il famoso "manifesto della beat generation", ma anche faticoso da leggere, richiede davvero impegno. Ma ne vale la pena!

James Ellroy - American Tabloid:

L'america degli anni 50/60 raccontata da uno dei più grandi giallisti e scrittori "neri" credo di sempre. Davvero bello bello bello in modo assurdo. Violento, complesso, intrigante e con uno stile riconoscibilissimo, lo stile Ellroy :-)

James Ellroy - L.A. Confidential:

Un altro capolavoro di Ellroy. Los Angeles, anni 40, poliziotti corrotti, sesso, Hollywood, eroi imperfetti. Amo quest'autore. Ah, ci hanno fatto anche un bel film anni fa!

Luther Blisset - Q:
Un bellissimo romanzo storico ambientato nel 1500 e rotti, in piena riforma protestante. Il protagonista, un anabattista, viaggia per tutta l'europa, cambia nome infinite volte e combatte la sua battaglia contro il potere della chiesa fino allo scontro finale col nemico giurato di sempre, una spia agli ordini del Papa.

Max Gallo - La notte dei lunghi coltelli:
Una sorta di cronaca romanzata degli avvenimenti che portarono, nel 1934, all'uccisione per mano di Hitler, Goering e Himmler, dei vertici delle Sturmabteilung.

Stefano Benni - Saltatempo:
Un bellissimo romanzo, surreale quanto basta, che racconta la vita di un ragazzino che cresce nell'italia a cavallo tra i 50 e i 60. Che detto così sembra niente di che, e invece...

Stephen King - Stagioni diverse (Stand by me):
Amo King, anche se ho qualche riserva su alcune ultime sue fatiche letterarie. Ma questa raccolta è favolosa, e il racconto più bello è forse "il corpo", dal quale è stato tratto il film Stand by me, ricordo di un'estate. E no, non è un horror. E' un racconto che tratta i temi dell'infanzia, dell'amicizia, dell'avventura, e lo fa in modo sorprendentemente dolce (soprendentemente per chi non conosce King hehe)

Umberto Eco - Baudolino:
Eco è un genio, non ci piove. Ma non è detto che un genio sappia anche scrivere e divertire, mentre lui ci riesce. E' un romanzo storico che narra le vicende di questo Baudolino (siamo attorno al 1200) un popolano come tanti, che riesce grazie alla sua fantasia e destrezza con le lingue a diventare prima consigliere ed amico di Federico Barbarossa e poi...

Umberto Eco - Il nome della rosa:
Riletto per la seconda volta, fantastico. Un poliziesco ambientato in una abbazia attorno a 1300. Alcuni frati che muoiono, una biblioteca misteriosa, e un frate francescano Inglese che ricorda Sherlock Holmes assieme a un benedettino che ricorda Watson, cercano di scoprire il colpevole. Stu-pen-do

Woody Allen - Effetti collaterali:
Sarà un ebreo nevrotico e complessato, ma mi fa morire. Anche quando fa il serio (Avete visto Match-Point? No? Guardatelo)

domenica 25 novembre 2007

Che io sia dannato se...

Mi capita, sempre più spesso, di pensare che la nostra civiltà si stia involgarendo sempre più, esaltando costumi e valori da "mercatone", usa e getta, senz'anima. E credo di essere più realista che pessimista.

Poi mi capita di leggere qualcosa di Shakespeare (uno scrittorucolo a caso insomma) e penso che in fondo, se qualcuno è riuscito a scrivere versi così, qualcosa di buono nell'uomo deve pur esserci.
Che ci sia dunque qualche speranza?

Che io sia dannato se non l'amo con tutto il cuore,

perché essa è saggia

se io so giudicar di lei,

è bella

se questi miei occhi son veritieri,

è sincera,

quale si è dimostrata;

è perciò saggia, bella e sincera com'è, e avrà sempre un posto nel mio costante cuore.

Con ogni probabilità non sono i versi più belli scritti dal "Bardo", ma mi hanno comunque colpito. Con poche e semplici parole è riuscito a mostrare quanta purezza, quanto rispetto e quanta forza si nascondano (o almeno dovrebbero nascondersi) dietro il termine "Amore".

Nota: Questa si che è una lezione di classe, altrochè i jeans di Cavalli e la cintura D&G... hehe

Ossequi,
Derek

martedì 20 novembre 2007

1984. In Oceania avrei avuto 9 anni.

Un paio d'anni fa lessi per la prima volta 1984, di Orwell. Un libro stupendo, attuale e "devastante" (secondo il mio punto di vista) come pochi.
Io nella lettura cerco quasi sempre svago, ma quel libro conteneva molto più che una buona storia di fanta-futuro.

Non appena avrò finito di leggere Sulla strada di Kerouak (libro bellissimo ma dal quale non ce ne salto fuori, dopo 3 pagine crollo sempre come un sasso... e ora fustigatemi pure!) credo che me lo rileggerò.

Scrivo questo post perchè l'altra sera ne ho visto la trasposizione cinematografica... devo dire ben fatta, anche se (come accade spesso) il libro rimane insuperato.

E' un libro che conoscono ormai anche i sassi, credo. Sarà quindi un post inutile, ma mi andava di scriverlo lo stesso, non si sa mai che qualcuno si sia perso questa autentica perla letteraria.

Tratto dal libro...

Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.
Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del bispensiero... tanti saluti!

La scheda del romanzo: da wikipedia