E' il titolo dell'ultimo libro che ho letto, di Ellroy. Un gran romanzo: spietato, nero, caotico, con un senso di urgenza che trascina per il bavero della giacca (o del trench) fino alla fine... l'ho letto d'un fiato.
Come sto vivendo d'un fiato quest'estate, in costante apnea, sommerso da un oceano di pensieri ed emozioni... ho preso decisioni importanti, altre sono semplicemente in attesa, come tizzoni nascosti sotto la cenere. Pronti a divampare. Non ho un piano preciso, ma considerando che so bene cosa non voglio, confido che in qualche modo questo mi aiuterà a tracciare una nuova strada.
Devo solo riuscire a mantenere il controllo, spero per non troppi mesi, anche se è dura...
Non dire quello che non puoi, non adesso. Non fare quello che vorresti, ti cacceresti nei guai, non lasciarti andare. Segui i passi che hai imparato a memoria, come sui fogli di quelle vecchie lezioni di ballo che andavano negli anni 50, è meglio così, fidati. Ma non è facile. Neppure da capire, probabilmente.
E poi mai come in questi mesi ho notato quanto follemente il tempo possa dilatarsi e comprimersi. E anche qui fingere che non sia nulla di che, mentre la verità è che mentre il tempo scivola tra le dita porta con se pezzetti di me... beh alla fine è un modo come un altro per dimagrire.
Questa estate sta per finire, davanti a me c'è parecchio buio e la torcia funziona a calci proprio come cuore e cervello. Non sono sicuro di aver un gran armamento ma credo che ne uscirò fuori.
Le note del pianoforte e del contrabbasso si mescolano con le voci dei bambini che urlano in strada... "Drunk on the moon" di Tom Waits, e non ho neanche un bicchiere di liquore a portata di mano, una vergogna.
Forse è meglio un tango.