sabato 22 settembre 2012

(Almost) nothing to talk about, as another summer dies

I profumi dell'estate stanno svanendo lentamente, fa fresco di notte, e la luce del sole si è fatta più dorata. Ascolto una canzone di Lanegan mentre scrivo. Malinconica, e splendidamente autunnale.

Instabilità emotiva, instabilità economica, timori, desideri folli, sorrisi inaspettati, sogni criptici e sogni dalla limpidezza quasi infantile,  distanze, silenzi.

Una sera decido di staccare da tutto, e cerco rifugio in un film e in qualche  bicchiere di buon whiskey.
E funziona, a meraviglia. Mi perdo tra i  fotogrammi (22 al secondo, anzichè 24) e le note della colonna sonora del favoloso film di Michel Hazanavicius, l'ormai famoso The Artist, del 2011.
Un film muto, in bianco e nero, il cui protagonista è proprio un divo del cinema muto spinto ai margini del business dall'avvento del sonoro.
Un omaggio continuo al cinema degli anni venti e trenta, a Douglas Fairbanks e Rodolfo Valentino, a Ginger Roger e Fred Astaire, alle musiche di Glenn Miller e Bernard Herrmann (e pure Bernstein direi), e tutto quanto ruotava attorno alla Hollywood allo stesso tempo pioneristica e dorata di quegli anni.

A metà strada tra "E' nata una stella" e  "Il viale del tramonto" di Billy Wilder, Hazanavicius ha realizzato un film che, complice forse la mia passione per il cinema d'altri tempi (grazie, mamma), e forse complice anche il terzo bicchiere di Laphroaig, ha meritato il mio applauso.

Bravissimo Jean Dujardin, incredibilmente bella Bérénice Bejo, sceneggiatura e tempi perfetti, musiche godibili e orchestrate magistralmente, ironia, classe, e un candore al quale non ero più abituato.... giù il cappello.

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