Sono a pochi passi dalle rotaie... è notte fonda, ma la luce azzurrognola della luna, appena filtrata dalle nuvole, illumina la campagna attorno a me, scintillando sui binari e sulle assi di legno catramate. L'aria è piacevolmente fresca.
Nel silenzio il profumo dei tigli sembra più forte che di giorno, e si mescola a quello della terra umida, di piccoli fiori bianchi di cui ignoro il nome e dell'acqua che scorre nel fosso poco distante.
Mi godo questa solitudine come da tempo non mi capitava di fare, e mentre aspetto penso. Penso al mio futuro incerto, alle strade che ho abbandonato e sulle quali probabilmente non tornerò più a camminare, ma che mi mancano.
Penso a quell'anziano incontrato per puro caso, che ha voluto raccontarmi la storia della sua vita, e che quando gli ho stretto la mano prima di congedarmi, si è aggrappato alla mia guardandomi fisso negli occhi, come se cercasse di afferrare quella giovinezza che gli era scivolata via anni fa, poco a poco, senza che se ne accorgesse.
Penso alla madre che si è sfogata con me, per la perdita di suo figlio. Aveva la mia età, era da poco diventato padre. Tratteneva a stento le lacrime mentre mi versava il caffè nella tazzina.
Penso ai miei amici, anche loro incasinati come e forse più di me, e ai loro progetti folli.
Penso alla mia vita, ai sogni nel cassetto che devono essere finiti in fondo, dopo i boxer e le magliette.
Le rotaie iniziano a sibilare, prima impercettibilmente poi sempre più forte. Il treno è un lungo merci marrone, e sfila col suo passo pesante e ritmico a meno di due metri da me. Sento lo spostamento d'aria che odora di cherosene, ferro e lubrificante.
E' l'odore delle mie prime avventure nelle campagne attorno a casa mia, quando mi intrufolavo in vecchi depositi per trattori o salivo su vagoni abbandonati sui binari morti. Sorrido: sono sempre stato un orso solitario, anche allora.
Passa anche l'ultimo vagone. Mi inerpico sulla massicciata e mi siedo tra le rotaie, guardando le luci rosse allontanarsi verso l'orizzonte che inizia a tingersi di mattino. Con la mano sfioro uno dei binari, è rovente.
Sopra di me, assieme al cinguettio degli uccelli più mattinieri, sento un rombo sordo e familiare. Un grosso aereo di linea vola verso sud. Lo seguo con lo sguardo, chissà dove è diretto.
Stupendo post. Davvero.
RispondiEliminaUn abbraccio. :)
Non avevo mai pensato alla temperatura delle rotaie. Mai, in vita mia. E' bello quando cose nuove ti colpiscono senza avvisare. Tranne che per i treni, ovviamente.
RispondiElimina;-)
RispondiEliminanessuno è veramente un orso solitario...
star soli è diverso da essere soli
Bel post
@Ant: Grassie signorina... come sempre.
RispondiElimina@Nephie: Il treno... se lo conosci (o se lo senti), lo eviti ;-)
@Streghetta: Se non sono un orso, com'è che in inverno vado in letargo?! :D