domenica 29 gennaio 2012

Il risveglio del signorino Derek [racconto]

Camera da letto, penombra, la luce grigia filtra dalle imposte di legno.

Gli occhi semichiusi, la voce ancora impastata dal sonno "Alfred, ALFRED!"
Alfred arriva dopo alcuni secondi, e si piazza vicino alla porta, dove sembra essere sempre stato.
"Buongiorno e ben svegliato, signorino Derek. Cosa posso fare?"
"La colazione Alfred, ho bisogno di un caffè caldo e..."
"Colazione? Ma signorino Derek" (consulta l'orologio da taschino) "sono le 14, è pomeriggio fatto!"
"Dici sul serio?" chiede Derek, aprendo meglio un occhio e osservando il maggiordomo, in piedi a pochi metri dal suo letto.
"Ha fatto le ore piccole anche stanotte eh signorino? Come si chiamava la ragazza, questa volta?" Alfred sorride impercettibilmente.
"Mi prendi in giro? Nessuna ragazza, lo sai, sei tu che controlli chi entra e chi esce da questa casa!"
"Oh, è che vedevo tutto il letto sfatto, il cuscino per terra... poteva sempre averla fatta salire dalla finestra sul retro, chi può dirlo."
"Sei pazzo. E' stata una notte agitata, non ho dormito bene... forse la ragazza me la sono anche sognata ma se così fosse non me lo ricordo."
Alfred osserva il mozzicone di sigaro spento in un bicchiere da brandy "Sa, ho letto giusto ieri su una -mi dicono prestigiosa- rivista di scienza che recenti studi stanno dimostrando che il fumo nuoce alla memoria, sia a breve che a lungo termine..."
"Non farmi la paternale Alfred, lo sai che praticamente non fumo." ribatte Derek cercando di mettersi a sedere.
"Suo padre non ha mai fumato, e non credo che..."
"Si, non ha mai fumato ed è morto divorato da un leone nel '28 quindi non venirmi a farmi la morale sui pericoli del fumo, sono peggio i pericoli della savana."
"Certo signorino, inattaccabile osservazione, in effetti" risponde con mellifluo sarcasmo.
Dopo alcuni secondi di silenzio
"Alfred, avevamo ospiti questa sera?"
"Si signorino, non ricorda? Il signore e la signora Chevapravatdaryan, i nostri nuovi vicini."
"Ah si, gli indiani giusto?"
"Suppongo di si, signorino. Anche se dignitari delle Indie sarebbe più consono, se posso permettermi. E, so che non sarebbe necessario, ma mi consenta di ricordarle che eventuali dissacranti battute su elefanti, Gange e mucche sacre potrebbero risultare fuori luogo."
"Naturalmente Alfred, naturalmente..."
"Quindi vuole che le mandi Mathilda per discutere del menù?"
"No Alfred, ci ho ripensato. Voglio starmene in pace da solo questa sera, manda un telegramma ai signori Chevaeccetera e avvertili che il signor Derek è desolato, ma  è costretto a rimandare a causa di un acuto attacco di febbre gialla."
"Certo signorino Derek, provvederò personalmente. Scrivo davvero febbre gialla?"
"Si, febbre gialla. Con pustole."
"Daccordo, con pustole. Le porto la vestaglia?"
"No Alfred grazie, faccio da solo. Ho solo bisogno di una doccia bollente, poi mi ritirerò nello studio e mi raccomando, non intendo essere disturbato fino ad ora di cena."
"Certamente, nello studio. Avvertirò la servitù di non disturbarla. Tuttavia..."
"Tuttavia Alfred?"
"Potrebbe anche andare a tirare qualche pugno ben assestato al sacco di cuoio che abbiamo nella palestra, quello che suo padre usava per allenarsi. Era un valente pugilatore, per quanto a livello squisitamente amatoriale."
"Magari un altro giorno eh Alfred?"
"Oppure... non pensa che una bella nuotata nella piscina potrebbe giovarle?"
"Dimentichi che non so nuotare. Vuoi vedermi morto?"
"Può imparare, sarebbe una bellissima cosa."
"Già. Oppure posso starmene chiuso nel mio studio a..."
"Si si certo, il calcolatore. Stupefacente, mirabile macchina. Peccato che..."
"....che?" Rispose Derek, sapendo dove sarebbe andato a parare l'anziano maggiordomo.
"Ecco signorino, pensavo... forse dovrebbe uscire di qui, fare una passeggiata al villaggio, incontrare persone. Ho sentito che danno una festa di primavera, o qualcosa del genere."
"Alfred, ti ringrazio ma UNO non ho voglia di vedere gente, e DUE ho ancor meno voglia di uscire di qui."
"Pensavo che nello stemma della sua famiglia potremmo aggiungere un nuovo animale, signorino."
"Fammi indovinare, l'orso?"
Alfred sorride "Sempre perspicace, ma ammetto che questa era facile. Mi perdoni signorino, ma le parlo in questo modo franco perchè non mi piace vederla così. Si sta crogiolando in una stanca autoindulgenza che non le fa onore, e lo sa. Devo forse ricordarle cosa successe al povero zio Carl?"
"Anche no Alfred."
"Lo ricordo ancora come fosse successo ieri. La battuta di caccia alla volpe, lui che si issa a fatica sul cavallo, con quell'enorme deretano ingigantito da anni di ozio e cattive abitudini. Mi saluta gioviale come sempre, poi estrae una fiaschetta di metallo dalla tasca interna e tracanna un lungo sorso. Mi strizza l'occhio, e poi se ne va, seguendo la muta di cani e gli altri cavalli. Lo trovarono svariati giorni dopo, ancora a cavallo, nella foresta al di la del lago. Era morto forse la notte stessa in cui era partito, ma per qualche bizzarro scherzo del destino è rimasto in sella. O forse è stato grazie al suo formidabile deretano, chissà."

"Grazie Alfred, ma il mio deretano al momento è ancora in ottima forma. E non bevo mai da fiaschette di metallo nascoste nella giacca, però grazie per avermi moralmente accostato ad un dissoluto, per quanto simpatico simpatico, beone."

"Era solo una storia così signorino, giusto per fare conversazione. Lungi da me..."
"Si si, certo, lungi da te lo so. Ma oggi non cambio idea, vado in studio e mi raccomando..."
"Naturalmente, nessuno verrà a disturbarla."
"Perfetto, e dì pure a Mathilda di preparare il mio tavolo nel salone, quello con le finestre che danno sul parco della villa. Dille di aprirle, voglio godermi il profumo dei tigli. Per cena desidero un semplice arrosto di cinghiale e una bottiglia di Montepulciano."
"Il salone, signorino?"
"Si Alfred, parlo arabo? Il salone, quello con le grandi finestre che..."
"Forse intende dire il soggiorno, quello col divano arancione dell'Ikea. Quello scomodo."
"Io.. non capisco. Cos'è 'Ikea'? Alfred, che stai dicendo?"
"E quando dice arrosto di cinghiale e Montepulciano, forse intende la pizza margherita surgelata, quella della coop, e la solita bottiglietta di birra, giusto?"
"Alfred, dannazione, basta con gli scherzi! Va da Mathilda e dille che... "
"Sono dolente, ma non credo di potermi muovere da qui, signorino Derek. Sono semplicemente un attaccapanni."
"Senti Alfred, non sono dell'umore per..."
"Non si preoccupi, stanchezza, alcol e penombra possono creare strane suggestioni, signorino Derek. Ma ora si svegli. Se posso permettermi, la doccia la faccia fredda questa volta."
"Daccordo Alfred. Adesso mi alzo. Grazie di tutto."
"Dovere signorino Derek, dovere."

4 commenti:

  1. Anch'io ogni tanto mi 'sveglio' in paralleli alternativi... :/

    Sigh...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, non sempre i paralleli alternativi sono migliori! ;-)

      Elimina
  2. Io avrei detto a Mathilda di preparare il tavolo in veranda, non in salone; intendo quella che dà sul lago, non quella da cui si vede il vigneto.
    ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che la conosci a menadito, casa mia ;-) Ah, ti saluta l'attaccapanni. Dice che ti sei dimenticata le 3 paia di calzamaglie! Mando via tnt?

      Elimina