sabato 4 febbraio 2012

Sofferenza elettrica

Pensavo di scrivere un semplice status su facebook, ma avrebbe avuto una connotazione leggera (come molti degli status che posto) e che sarebbe stata poco in linea con quello che ho provato guardando questo filmato (lo trovate più sotto).

Mi sono imbattuto in questo video su un blog a tema tecnologico che visito di quando in quando, inserito nella categoria che un mio "altrove compare" chiamerebbe cazzetterie.
Quindi un qualcosa di divertente, sul quale ci si dovrebbe fare una risata, un filmato che potrebbe andare in onda in programmi preserali fatti per famiglie che consumano i loro sofficini bevendo tavernello e coca cola davanti alla tv.

Eppure, io guardandolo, ho provato sofferenza. Vera, e disturbante... ed è folle, lo so. Folle perchè sto semplicemente vedendo una vecchia lavatrice col motore spinto al massimo da una -supopongo potente- unità elettrica esterna, e che man mano che passano i minuti si rompe, sempre di più. Come è ovvio che sia.

Eppure quella telecamera fissa sul soggetto, il sibilo del motore che ruota sempre più velocemente, gli intervalli tra uno stacco e l'altro, il silenzio prima di un nuovo impulso elettrico, la lavatrice che inizia a perdere pezzi, e poco a poco si deforma, con l'oblò che si apre e si chiude istericamente come una bocca che chiede aiuto ma non riesce a prendere fiato, e il rumore sempre più assordante... non mi è piaciuto per niente, non ci ho trovato niente di comico, o di anche semplicemente curioso.
Mi è semplicemente sembrata una tortura, gratuita, violenta, senza senso.
Un bambino che strappa le ali a una farfalla, un uomo bendato e legato su una sedia in un carcere di Guantanamo in attesa della prossima scossa elettrica, una cavia da laboratorio con lunghi aghi cromati infilati ovunuqe... sono queste le immagini che mi ha in qualche modo restituito il mio subconscio, e per quanto mi dica "ma è solo una lavatrice, cazzo", non riesco a trovare meno atroci questi fotogrammi.

E non mi si venga a fare il paragone con i bambini che muoiono di stenti nelle "repubbliche" centrafricane, o i video di reali torture inflitte ad esseri umani... sto male anche quando vedo quelli, non preoccupatevi. E' che quello che ho visto attraverso quei fotogrammi è più sottile, è qualcosa al quale ero meno preparato, o visivamente abituato, e forse per questo motivo è riuscito (assurdamente, ripeto) ad entrare più in profondità.

E può darsi che ultimamente mi trovi ad essere, per vari motivi, particolarmente, eccessivamente sensibile, ma... in questo momento sto pensando che utilizzerei questo video per uno spot di Amnesty International, e credo che non sarei l'unico a coglierne l'anima. Un'anima gratuitamente violenta, che non mi è piaciuta per niente.



2 commenti:

  1. Mi trovi d'accordo, anche se la risposta giusta a questo tuo post è che stai antropomorfizzando un oggetto (che non prova certo dolore, quindi perché bisognerebbe soffrire per lui?? Anche se il dolore, come la bellezza, può essere davvero ovunque). In ogni caso una cosa è certa: se vuoi cambiare lavoro, ricordati che non sei tagliato per seguire i test di resistenza!
    ;)

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    1. Si, vero Nephie... sto "antropomorfizzando un oggetto (che non prova dolore", ed infatti so che la mia è una reazione strana.
      E naturalmente se vedessi, all'angolo della strada, una vecchia lavatrice abbandonata e semidistrutta, non credo che proverei dolore, sofferenza o pietà.
      Forse quello che mi da fastidio è l'accanimento divertito, violento e senza senso.
      Per dire, se vedessi due ragazzini che prendono a calci un gatto morto trovato per strada, proverei una sensazione simile credo. E anche in quel caso, il soggetto chiaramente non proverebbe più dolore di una lavatrice.

      Ad ogni modo, credo che terrò caro il tuo consiglio sul nuovo lavoro :D

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