lunedì 18 giugno 2012

Di puglia, di edera e di finestre su cortili


Vedete questa foto? Forse non è un gran che, ma ritrae un istante di assoluta perfezione... mi trovavo nella campagna pugliese a poche centinaia di metri dal mare, in una giornata splendida, respirando il profumo di quegli arbusti cotti dal sole e la brezza che arrivava dalla costa, sentendo sulla pelle ogni raggio sparato da quella enome palla di idrogeno infuocata che brucia a 150 milioni di km da noi, pronto ad intrufolarmi in un rudere pericolante per scattare foto in compagnia forse dell'unica persona sulla faccia della terra che avrei voluto con me in quel momento.

Un momento in cui mi sono sentito finalmente lontano da quella melanconia che mi marca stretto da tempo, e che di giorno riesco solitamente a tenere a bada... mentendo anche un po' a me stesso, ma chissenefrega, tanto è il mio subconscio che fa tutto.
Poi ritorna. Mi succede più spesso di mattina presto, quando mi trovo ancora tra il sonno e la veglia, oppure poco prima di andare a letto... i pensieri iniziano ad aggrovigliarsi ed ad arrampicarsi come edera su un muro che una volta era solido come la roccia, mentre adesso avverto pericolosamente in bilico.

Il tempo che scivola via troppo velocemente, i miei genitori che invecchiano tra mille preoccupazioni che non meritano, nuove rughe sul mio viso che sorride poco, l'incertezza del lavoro, l'assenza di alternative... è come se tutta la realtà di fronte a me stesse appassendo, ed io con lei. E quello che mi fa sorridere (amaramente) è che si tratta di cose assolutamente normali, capitano a tutti e a molti capita di molto peggio...di questi tempi poi. E allora perchè diamine mi faccio schiacciare da queste banalità?!

“Hai bisogno di una vacanza Ste.” Aveva ragione chi me lo diceva, e in cuor mio lo sapevo bene... ho temporeggiato giusto un paio d'anni poi ho ceduto. Eh ho i miei tempi, lo so, e se ci aggiungiamo che ultimamente è il portafoglio a dettare il ritmo degli svaghi... ci siamo capiti.

Ad ogni modo era vero, avevo bisogno di quella vacanza, e ho goduto di ogni singolo chilometro percorso su quelle strade dissestate, e di ogni respiro. Ho perfino resistito alla tentazione di eliminare fisicamente due o tre animatori del villaggio, quindi dovevo essere particolarmente rilassato, a livelli quasi tibetani.

Poi, una sera, un pittoresco figuro a metà strada tra un imbonitore televisivo, una macchietta di paese e un indovino da luna park, dopo avermi venduto una bottiglia di liquore artigianale niente male, inizia a parlare di economia, di vita, di sentimenti, di segni zodiacali (!), di come dovrebbero andare le cose, a fare domande... e ci sono cose che so bene, le ho imparate a memoria, le ho minuziosamente tatuate su ogni neurone, tuttavia quando le senti hanno ancora la stessa forza, e i pensieri ricominciano ad arrampicarsi sul muro assieme a tutto il resto.

Col tempo ho imparato a rialzarmi più velocemente e a continuare a far finta di nulla, ma certo la cosa funziona se chi ti sta di fianco non ti conosce come le sue tasche e percepisce le variazioni della forza in modo quasi sovrannaturale (questo si che non è leale, altrochè scattare foto "a tradimento", di nascosto come il tizio de La finestra sul cortile).
Mi auguro solo di essere stato “un dito ar culo” il più breve tempo possibile... in caso contrario, spero mi perdonerà.

La vacanza è finita, il rientro nel mondo reale è stato tutto sommato meno scioccante di quanto pensassi, e in questi giorni l'edera sembra non essere così ansiosa di arrampicarsi di nuovo sul mio muro, anche se credo si tratti solo di una tregua. Vedremo.

Nel frattempo continuo a fare sogni assurdi che tanto assurdi non sono, con Freud che se la ride sotto i baffi, accontentandomi per ora di osservare tutto, un po' anche la mia vita, come il James Stewart voyeur nel Film di Hitchcock di cui sopra, anche se sicuramente con molta meno classe, e con qualche bicchiere da whiskey vuoto in più sul tavolo.


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